RECENSICORNER #3 – YOUTOPIA

Informazione di servizio.

Questa recensione contiene tracce di spoiler e di frutta secca in guscio.

Dato che l’allergia agli spoiler è una malattia vera, al contrario della celiachia, se non avete guardato il film dunque cambiate NOW sito e sintonizzatevi di nuovo su cam4.com.

 

TRAMA

In questi giorni nei cinema italiani è in proiezione YouTopia.

I protagonisti della storia sono Matilde (Matilda De Angelis) e la madre Laura (Donatella Finocchiaro).

La situazione famigliare che avvolge il nucleo principale del film non è delle migliori. La madre è una donna disoccupata forse vedova, forse divorziata. Non viene menzionato, ma a giudicare l’assenza di rancore con il quale si riferisce al padre della figlia, fa pensare più alla prima situazione. Infine c’è Matilde, una ragazza poco meno che ventenne che qualche mese dopo la fine degli studi è ancora “in cerca di lavoro”.

Con loro vive anche la nonna. Signora avanti con gli anni in preda dai classici sconforti derivanti dalla senilità. Essa rappresenterà una delle poche fughe comiche nelle situazioni ricche di pathos.

Come sempre più spesso succede oggidì Matilde si rifugia dal pessimo momento familiare nel mondo virtuale. Più precisamente in un videogioco online. Qui la ragazza trova una vita tranquilla, lontana dai problemi e soprattutto vicina alla relazione più genuina che ha con l’universo maschile.

A seguito di una discussione per la vendita dell’auto di famiglia, la madre informa la ragazza che hanno pochi giorni per racimolare la somma di denaro che serve loro per evitare il pignoramento della casa.  Di tutta risposta Matilde porta a casa poco dopo una somma consistente di denaro in contante, davanti alla madre sbalordita e alla nonna vacuamente assente.

La ragazza è dunque obbligata a riferire alla madre come riesce a ricavare quel denaro: Sex Cam.

Alle strette con le spese anche la Matres Familia inizia questo tipo di attività lucrativa. Senza però riscuotere particolare successo di critica e pubblico.

In parallelo con questa situazione, viene narrata la storia di Ernesto (Alessandro Haber). Farmacista, marito e padre di sessanta anni circa.

SUV di lusso, pigiama di seta e barchetta da pesca sempre a largo della costa.

Quest’uomo ormai stanco della vita da uomo sposato divide il suo tranquillo hobby per la pesca, con un più sfrenato intrattenimento sessuale a pagamento.

Il super geek, super sfigato, plurilaureato commesso della farmacia in un turno di notte scopre rocambolescamente i saltimbanchi di Ernesto. Pur di entrare nelle sue grazie tiene la bocca chiusa con la moglie e anzi lo inizia al mondo del Deep Web.

Nella parte più profonda della rete non indicizzata dai motori di ricerca, Ernesto incappa in un’asta che attira la sua attenzione: “AAA vendesi fiore della mia verginità a migliore offerente”. Matilde, alle strette con i conti familiari è disposta a vendersi pur di racimolare il possibile.

A seguito dell’offerta incondizionatamente più alta di Ernesto, Matilde fissa l’appuntamento per la sverginazione più impudica e disgustosa della storia dai tempi di Frida Kahlo.

Una volta all’appuntamento la madre si getta, sotto gli effluvi della peggiore Vodka sottomarca del Lidl, nelle mani di Ernesto nel disperato tentavo di preservare il sacrificio della figlia.

A seguito di un’impazienza sempre più incipiente di Ernesto Laura sferra una coltellata mortale al farmacista che si accascia ai piedi della poltrona mentre, in camera la ragazza rifiuta finalmente di vendersi per amore ignara di cosa succede dietro la porta di camera sua chiusa a chiave.

 

FINE

 

CONCLUSIONI PERSONALI

La trama di YouTopia si snoda su molteplici espedienti. I più riusciti sono, a mio modesto avviso, la presenza del personaggio della Nonna e soprattutto gli intrecci delle vite narrate.

La nonna, donna ormai ridotta a una vita in carrozzina rappresenta una pausa, un profondo respiro nella pressione delle scene più pesanti. Per tutto il film vocifera di piccioni inesistenti e in una scena dà loro anche da mangiare. Questo personaggio allevia la trama da una profonda angoscia che regna da sovrana nella maggior parte delle scene di questo film.

Le storie dei due protagonisti, agli estremi una dall’altra, è come se partissero da due punti distantissimi che poi convergono al momento della risposta all’annuncio. Per la prima ora di film i due non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro, vivono addirittura in Città diverse. Infine poi le due rette temporali delle loro vite si incontrano e cambiano irrimediabilmente il loro corso.

Il punto tecnicamente più riuscito della pellicola è a mio avviso il finale.

Si rimane così, intontiti, con mille domande alle quali dare una risposta. Non si riesce ad immaginare come possa finire bene. La madre in preda alla disperazione ha preferito sacrificare la sua libertà pur di salvare la figlia? Ce la faranno a cavarsela in qualche modo? Salveranno capra e cavoli, nascondendo il corpo e tenendo i soldi del pagamento? Come reagirà Matilde che per la prima volta nella vita è finalmente spensierata nella sua relazione amorosa?

Viene tutto, dunque, lasciato all’immaginazione dello spettatore e alla sua visione pessimista o ottimistica della vita.

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