Dogman, la recensione.

Introduzione.

Festival di Cannes 2018, un calabrese riceve un premio, non un premio qualunque, bensì il premio come migliore attore protagonista.

L’attore è Marcello Fonte, il film è Dogman, il nuovo film di Matteo Garrone.

Dogman è un film strano,ho fatto davvero fatica a capire cosa scrivere in questa recensione. Il film racconta la vicenda del canaro della Magliana, un drammatico fatto di cronaca degli anni ’80. La pellicola mette ben in chiaro i problemi delle zone periferiche romane, e riesce a far immergere completamente lo spettatore nel degrado di un quartiere abbandonato a se stesso.

La fotografia molto scura e cupa e la regia, fatti di campi larghi, che riprendono la spogliatezza dei set del film, aiutano ancora l’immersione dello spettatore nell’ambiente del film.

Trama.

Marcello è un uomo minuto, che possiede un piccolo negozio di tolettatura per cani, che sono, insieme alla figlia, le uniche cose che ama e che lo aiutano ad andare avanti nella vita. Per arrotondare spaccia cocaina, che lo porta ad avere contatti con Simone, pugile dilettantistico che torchia e tiene sotto scacco i tanti negozianti della zona, sentendosi il boss della zona. Il protagonista, oltre a procurare la droga al pugile, lo aiuta in una serie di furti. Simone constringerà Marcello a fare un colpo direttamente dal suo negozio, per il quale, il nostro protagonista, sarà incastrato. Si farà quindi un anno di carcere al posto di Simone, che non dividerà il bottino con lui. Questo farà scattare Marcello che inizierà ad organizzare la sua vendetta.

Il film dura circa un’ora e quaranta, ma la noia non è mai presente. La durata è perfetta, una durata maggiore, infatti, avrebbe portato il film ad essere noioso e ridondante. La pellicola riesce perfettamente a far entrare lo spettatore nella mentalità del personaggio, grazie a delle scene oculate e che permettono di prendere respiro tra una scena e l’altra.

L’interpretazione di Marcello Fonte e di Edoardo Pesce (Simone) è davvero di alto livello, nonostante i due attori non siano molto mainstream, nel panorama cinematografico italiano.

La pellicola quindi scorre molto fluida, tanto da non sentirlo per nulla, nonostante la crudezza e “brutalità” che aleggia per tutto il film.

Conclusioni.

Personalmente il film mi ha abbastanza disorientato, Garrone vuole far provare allo spettatore una certa empatia con il protagonista, ma per tutto il film non ho potuto far a meno di pensare che condannerei il comportamento di Marcello, che non è riuscito a prendere una posizione e ad affrontare le sue paure; d’altra parte non posso far a meno di pensare che i suoi comportamenti sono stati pilotati dalla paura di ripercussioni su sua figlia e sui suoi cari cani.

La visione di questo film è consigliabile a tutti, esclusi i bambini, e andrebbe pubblicizzato di più, perché grazie a questi film il cinema italiano riuscirà finalmente a riprendere vita.

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