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Recensione: Mary e il fiore della strega

Il film esordio dello Studio Ponoc

Dal 14 al 20 Giugno, è approdato nelle sale italiane Mary e il fiore della strega, primo film d’animazione del neonato Studio Ponoc.

Mary è una ragazzina, si è da poco trasferita nella ridente campagna inglese a casa della prozia. Non conosce nessuno, la scuola non è ancora iniziata e per combattere la noia comincia a perlustrare la campagna e i boschi circostanti. Sarà durante una delle sue camminate che troverà un fiore luminoso e una scopa volante. Il fiore le donerà poteri magici e la scopa la trasporterà all’ingresso del Endors College, una scuola di magia.

Lo Studio Ponoc

Nato da una costola dello Studio Ghibli, lo Studio Ponoc è stato fondato nel 2015 da Yoshiaki Nishimura e Hiromasa YonebayashiYoshiaki Nishimura si è formato presso lo Studio Ghibli come animatore e sceneggiatore per poi dedicarsi alla regia. Nel 2010 ha esordito con Arietty – il mondo segreto sotto il pavimento mentre nel 2014 ha diretto Quando c’era Marnie. Hirosama Yonebayashi, anche lui proveniente dalla casa di produzione di Miyazaki, ha sempre ricoperto il ruolo di produttore. Coraggiosa quindi è stata la loro scelta di voler abbandonare lo Studio Ghibli dopo l’annuncio apparente chiusura avvenuto nel 2014.

Sceneggiatura e personaggi

Il film prende ispirazione dal libro di Mary Stewart, la sceneggiatura nel complesso risulta banalotta e superficiale a livello di contenuti. I personaggi non sono approfonditi a sufficienza e i loro comportamenti non sono motivati, se non in parte. Nel caso dei Villain le ragioni che li inducono a compiere determinate azioni non hanno una spiegazione plausibile. Mentre la piega ecologista/animalista viene affrontata in modo frettoloso.

Lo Studio Ghibli, in ogni suo film, ha sempre attinto dalla quotidianità giapponese, al Folklore, ai miti e alle leggende. In Mary e il fiore della strega gli elementi magici stridono con una serie di fattori che sembrano messi un po’ a caso. Inoltre, sono presenti una miriade di elementi riconducibili ai lungometraggi Ghibli da Ponyo a Kiki consegne a domicilio fino a Laputa l’influenza è forte.

Sfortunatamente, le animazioni per quanto curate, non hanno l’impatto visivo di una Città incantata. Stessa cosa riguarda la colonna sonora di Takatsugu Muramatsu, già compositore delle musiche per Quando c’era Marnie, non ha sonorità particolari o memorabili.

Considerazioni finali
Questo film è sicuramente un passo indietro per il regista Nishimura che a dimostrato di non saper sopperire alle mancanze della sceneggiatura. Inoltre ha una visione troppo ancorata all’immaginario Ghibleiano.

Non mi sento di bocciare completamente questo film che rimane comunque un prodotto sopra la media. Ma se lo Studio Ponoc vuole essere il degno successore dei Maestri Miyazaki e Takahata. Deve trovare una sua strada e impegnarsi a produrre film d’animazione con una loro identità.

See you space cowboy,

Federica

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