Stronger: io sono il più forte

Introduzione

Prestando attenzione alle uscite di questi primi mesi d’estate, si capisce che giugno e luglio non sono il periodo preferito dalle case di distribuzione italiane.
Il caldo, il sudore e la pigrizia che sale in questo periodo, non aiutano certo lo spettatore ad andare in sala.

Ogni tanto qualcosa di carino però esce. Questo è il caso di Stronger un film senza particolari pretese, ma con una grande interpretazione di Jake Gyllenhaal.

La trama

Stronger, prodotto dalla LionsgateBold FilmsMandeville FilmsNine Stories Productions e distribuito in Italia dalla 01 Distribution, è basato sull’opera autobiografica di Jeff Bauman.

Il protagonista

Jeff è un ragazzo “normale” che, segnato dal divorzio dei suoi, è rimasto per molto tempo legato alla madre, con la quale ha praticamente un rapporto morboso e di sottomissione.
Il ragazzo è però profondamente innamorato di Erin Hurley,
una ragazza che lavora nell’amministrazione di un ospedale, con la quale si sono presi e lasciati per diverso tempo, perchè ritenuto troppo infantile.

Svolgimento

La ragazza un giorno si reca nel bar preferito del protagonista, che in pausa dal lavoro, viene nuovamente rapito dall’amore che prova per lei. Per riconquistarla, quindi, le promette di essere presente all’arrivo della maratona di Boston, manifestazione alla quale Erin parteciperà, con un cartellone solo per lei.

Jeff quindi si fa trovare puntuale all’appuntamento. Qui nota un uomo che si muove con irruenza e senza prestare attenzione alla folla attorno a lui.
Pochi minuti dopo scoppia la prima bomba e dopo pochi secondi anche l’altra.

Il protagonista si risveglierà in ospedale, dove scoprirà che a causa dell’esplosione ha perso entrambe le gambe.
Il film si baserà, quindi, su tutto il processo di riabilitazione che Jeff dovrà passare per tornare ad una normalità quasi utopistica e che non sarà più come prima. Sarà però confortato dall’amore materno e da Erin che deciderà di tornare con lui.

Ma non solo. La storia si incentrerà molto sulla messa in evidenza di come il popolo americano ponga su un piedistallo le vittime di incidenti simili, facendo diventare persone normali veri e propri eroi, sconvolgendone la vita.
Per tutta la parte centrale, infatti, vediamo Bauman sopportare elevati livelli di stress causati da inviti a praticamente qualsiasi evento sportivo, che riportano il protagonista al giorno dell’incidente.

Non si capisce bene però se il film lo faccia in modo critico o “parli” seriamente. Per tutta la parte centrale sembra che il film voglia mettere in evidenza l’enorme mole di tensione e stress che queste persone sono costrette a subire da parte del popolo americano che li trattano come fossero veri e propri vip. Le ultime scene, una in particolare, sembrano evidenziare il sentimento patriottico americano che aleggia per tutta la pellicola come un rapace pronto a colpire.

Valutazioni tecniche

Regia

Partiamo dalla mia parte preferita. Il film è stato diretto da David Gordon Green (che era già stato regista di StrafumatiGeorge Washington) che non mi ha particolarmente emozionato per la maggior parte della pellicola. Ci sono state poi 2-3 scene che invece sono state particolarmente belle, stupende anche le scene flashback di Jeff.

Sceneggiatura

Ad opera di John Pollono alla sua prima esperienza cinematografica importante, soffre un po’ dell’inesperienza dello sceneggiatore. I personaggi, in generale, non sono ben caratterizzati, nemmeno i tre principali cioè: JeffErin Patty (la madre del protagonista). Ad esempio non ci viene detto che la madre è divorziata, il personaggio non è sviluppato se non più che superficialmente, ma ci viene detto che questa ha sofferto di depressione ed ha problemi di alcolismo.
Durante una discussione post visione, è stato detto che questa scarsa caratterizzazione sarebbe potuta essere una scelta voluta dello sceneggiatore, che avrebbe voluto descrivere solo gli avvenimenti.
Fateci sapere la vostra con un commento.

Fotografia e scenografia

I colori del film, dovuti forse alla grande quantità di ambienti chiusi, è molto scura e malinconica ed accompagna bene il film, vista anche la tipologia della pellicola.

Le ambientazioni sono spesso e volentieri ambienti chiusi, caricati di oggetti o persone, dando spesso un senso di oppressione, molto ben adattato al film.

Recitazione

Il film ruota interamente attorno al personaggio di Jake Gyllenhaal, l’unico davvero capace di recitare con convinzione la sua parte e che è riuscito a salvare un personaggio scritto appena. Per tutta la pellicola ho pensato che lui avesse davvero problemi motori e sindrome da stress post traumatico.
L’attore americano ha creduto fin da subito nel progetto, tanto da essere lui stesso un produttore di questo Stronger

Tatiana Maslany, che ha portato sullo schermo il personaggio di Erin, non mi ha particolarmente colpito. La sua interpretazione è stata abbastanza monotona con giusto qualche picco in una scena in particolare.

Miranda Richardson (la possiamo riconoscere per il ruolo di Rita Skeeter in Harry Potter e il calice di fuoco) madre di Jeff ha recitato in modo normale, cioè facendo un buon lavoro, ma senza nessuna lode particolare.

Valutazioni finali

Come avrete potuto leggere in questa recensione, per me è stato davvero difficile capire Stronger, sopratutto per la difficoltà nel capire cosa il film volesse comunicare, ma anche perché non ho capito se il film mi sia veramente piaciuto o meno.

Indubbiamente il film presenta alcuni errori, ma mostra anche come gli States, difronte a minacce comuni, faccia fronte comune per superare le difficoltà come popolo, indipendentemente da razza, religione e sesso.

Fateci sapere cosa ne pensate con un commento.

 

 

 

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