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State lasciando Astro City, si prega di allacciare le cinture.

Storia di una testata unica

Dopo 38 anni di pubblicazioni Con il numero 52 della terza serie si conclude un’autentica gemma rara nel panorama del comics: Astro City dello sceneggiatore Kurt Busiek, autore, mai troppo osannato.

Che cos’è Astro City? È un’idea geniale, prima di tutto.

Ma partiamo dall’inizio, sono i primi anni ‘90. Da quasi 10 anni Alan Moore e Frank Miller hanno pulito e rinvigorito, ciò che si credeva fosse solo carta colorata per ragazzini. Qualcosa è cambiato, si sente nell’aria. Lo dimostra il ghigno malsano di quel Batman vecchio e incattivito, tornato per riportare la sua giustizia per le strade di Gotham City, costi quel che costi!

Lo dimostrano le “maschere” di Watchmen. Maschere che nascondono il volto di chi le indossa ma d’altro canto, anche le sue vere intenzioni. Perché, diciamoci la verità, quella linea sottilissima che divide i buoni dai cattivi, il più delle volte, è troppo sottile, invisibile, e non ci permette di distinguere gli uni dagli altri.

 Tutti, ma proprio tutti, applaudono. La DC ringrazia e gongola, e qualche anno dopo lancia pure una nuova linea editoriale, la Vertigo. Ma questa è un’altra storia.

Kurt Busiek e la Marvel

Nel 1990 anche la Marvel vuole il suo capolavoro, un fumetto che possa rimanere a imperitura memoria per i posteri e che faccia da pietra angolare per le opere a venire.

Quindi la Casa delle Idee si rivolge ad un giovane ma talentuoso disegnatore della sua scuderia di nome Alex Ross. Quelli seduti ai piani alti vedono i suoi disegni e bastano pochi secondi per capire di aver a che fare con una futura leggenda del fumetto mondiale. Poi gli chiedono se ha già in mente qualcosa e lui risponde proponendo un’idea per una miniserie che aveva in mente di fare da molto tempo. Un lavoro che gli avrebbe permesso di dipingere alcune icone Marvel a lui molto care, mentre altri disegnatori si sarebbero occupati di altri personaggi.

Alla Marvel l’idea piace, vista la qualità dei disegni ma c’è bisogno di aggiustare il tiro. Ed è qui che entra in scena Kurt Busiek e la sua idea geniale.

Kurt, all’epoca lavorava già per la Marvel da diversi anni, guarda anche lui i disegni di Alex, dallo stile pittorico e iperrealista allo stesso tempo, e ne rimane a dir poco folgorato. Capisce che la storia è troppo frammentata, visto che al disegnatore piace disegnare solo alcuni personaggi, e che c’è bisogno di qualcosa, o qualcuno, che faccia da collante, che unisca il tutto in un’unica storia coerente e che riesca a far vedere i Super Eroi Marvel per le meraviglie che sono.

Magari il punto di vista di un solo personaggio, ipotizza lo sceneggiatore. Così Kurt propone di raccontare i principali eventi della storia Marvel con la voce, gli occhi e il teleobiettivo di un unico testimone; Phil Sheldon, un fotoreporter di un giornale cittadino. Un uomo qualunque.

Ecco l’idea geniale: se i Super Eroi vengono raccontati dal punto di vista dell’uomo comune, in questo caso un fotoreporter, allora i Super Eroi vengono visti “veramente”. I disegni di Alex Ross, poi, fanno il resto. Grazie ai suoi dipinti, infatti, il lettore si accorge per la prima volta che l’Uomo Ragno e Capitan America indossano i loro costumi. Grazie alla sua dovizia di particolari si fa finalmente un’idea della grandezza e della pericolosità del Divoratore di Mondi e riesce, finalmente, a provare di nuovo quel senso di meraviglia e di fantastico che solo le storie più belle sanno donarti. Marvels esce nel 1994 ed è un autentico successo di critica e di pubblico. Anche la Casa delle Idee ha la sua numero UNO, adesso!

Poi la Marvel propone a Kurt di rilanciare la testata degli Avengers, la quale navigava in cattive acque, e decide di farsi aiutare, questa volta, da un’autentica leggenda come George Pérez. Manco a dirlo è l’ennesimo capolavoro. E già che c’è il nostro inventa pure un altro super gruppo, i Thunderbolts, dal successo altrettanto immediato.

La publicazione

Passa un po’ di tempo ma l’idea per Marvels non se ne va, rimane a decantare ancora un po’ nella testa dello scrittore e ne genera un’altra. Kurt ci lavora su e decide di avvalersi ancora una volta dello straordinario talento di Alex Ross che lo aiuterà, per questo suo progetto, solo per la fase di sviluppo e per le copertine. Chiama per la parte grafica, un solido autore dal tratto classico ed evocativo, Brent Anderson.

Per il suo progetto Kurt sa che deve mani libere e pieno controllo sull’opera, cose che la Marvel del ’94 non può certo garantirgli, ed è quindi costretto a rivolgersi ad una piccola casa editrice indipendente ma molto agguerrita come l’Image, che gli produrrà la prima serie e gli garantirà una distribuzione su gran parte del territorio statunitense.

Passa un anno, siamo arrivati intanto nell’agosto del 1995, e finalmente arriva su gli scaffali di tutte le fumetterie americane il primo numero di Astro City. Una nuova serie a fumetti che parla ancora di Super Eroi ma con una particolarità. In questa prima serie i veri protagonisti non sono più i super-tizi, con i loro super poteri e i loro costumi sgargianti ma la gente comune, quella che ad Astro City vive e lavora tutti i giorni con il naso costantemente rivolto verso al cielo.

C’è, ad esempio il giovane giornalista costretto a rincorrere gli eroi da lontano alla ricerca della sua prima storia per l’articolo di cronaca, c’è la pendolare che lavora ad ASTRO CITY e che deve rincasare prima del tramonto perché fra le tenebre del suo quartiere si nasconde qualcosa di innominabile che esce allo scoperto solo di notte e c’è il vicino di casa impiccione che si chiede come mai dall’appartamento di fronte al suo provengano strani rumori. Addirittura in una storia la voce narrante è quella di un ladro d’appartamento che sta fuggendo, in preda al panico, per le strade della città in quanto preda del così detto vigilante di quartiere.

Un numero infinito di storie, numerose sfaccettature. Attenzione però perché ci sono anche i Super eroi. Ma il più delle volte questi sono solo comparse che appaiono di sfuggita attraverso una finestra o fra le nuvole. Oppure li vediamo da lontano, sopra lo skyline della metropoli, intenti a fronteggiare il super cattivone di turno o una minaccia interplanetaria.

L’eccitante vita nella metropoli!

Molti dei Super Eroi che popolano i cieli di Astro City, sono derivazioni di quelle icone ben più famose di casa Marvel e DC. Kurt Busiek, pur non inventandosi niente, riesce a proporre storie sempre fresche e piene di trovate geniali. L’autore il più delle volte rende omaggio, a quel mondo di carta, e non solo, che lo ha formato ed accompagnato negli anni.

Insomma, tutto ciò che lo sceneggiatore ha letto in una vita, tutto ciò che ha scritto per le varie case editrici, tutte le esperienze fatte in anni e anni di lavoro, finiscono in quest’opera che può tranquillamente essere definita come la rappresentazione su carta di tutto ciò che il suo creatore ha assorbito del mondo dei fumetti e oltre.

Insomma, una passione per i fumetti talmente grande che solo una città poteva contenerla. Un intero mondo che adesso sta arrivando, con mio sommo dispiacere, alla sua conclusione. Sembra strano ma il tempo scorre anche in una grande metropoli popolata da Super Eroi e il numero 52 si avvicina con somma tristezza. Quindi preparatevi a sventolare i fazzoletti bianchi che state per lasciare la città, le sue storie, i suoi eroi ed i suoi abitanti. Ultima corsa!

Ma i fan non disperino, perchè come è noto, nel mondo dei comics, l’ultimo numero non è mai la fine. E poi basta fare un giro nella vostra fumetteria di fiducia per perdersi di nuovo nelle strade della Grande Città.

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