Alita – L’angelo della battaglia: Recensione

Alita, l’angelo della battaglia film del 2019 diretto da Robert Rodriguez per la sceneggiatura di James Cameron. Tratto dall’omonimo manga di Yukito Kishiro, edito in Italia da Planet manga.

Attenzione SPOILER!!!!

Il film di Alita ha avuto una gestazione molto lunga e travagliata. Infatti, Cameron è dagli anni 2000 che tenta l’impresa di portare sul grande schermo questo manga. Ma con l’arrivo di Avatar, il regista ha preferito concentrarsi su Pandora ed ha passato la palla all’amico Rodriguez. Questi ha fatto un ottimo lavoro in combo, con la sceneggiatura di Cameron e Laeta Kalogridis. Chi conosce il manga si accorgerà quanto studio c’è stato dietro questo film. Sono tantissimi i riferimenti all’opera originale. Personaggi, macchine, inquadrature, sequenze identiche sono tutti particolari che i fan della saga sicuramente apprezzeranno. Ma andiamo con ordine.

Trama

Zalem è l’ultima delle città sospese, una città utopistica e tecnologicamente avanzata. Tutti gli scarti di Zalem finiscono nella discarica della Città del Ferro. Questa è una città decadente e pericolosa sotto lo stretto controllo di Zalem. Nella discarica della Città del ferro, il Dottor Ido (Christoph Waltz) trova tra i rottami quello che resta di un vecchio cyborg il cui sistema centrale è ancora intatto. Lo porta a casa donandogli un nuovo corpo dalle fattezze femminili che chiama Alita (Rosa Salazar).

Ido è un cyberdottore, cioè aggiusta i cyborg, ma per arrotondare è anche un Braccatore o, meglio, un cacciatore di taglie. Alita al suo risveglio non ricorda nulla del suo passato e deve imparare tutto da zero. Mentre cerca di ambientarsi alla sua nuova vita diventa amica di Hugo (Keean Johnson), conoscente di Ido, che la introduce al Motorball. Il Motorball è uno sport più seguito nella Città del ferro, seppur molto violento. Durante una partita con Hugo e i suoi amici, Alita mostra grandi abilità. La ragazza è molto agile e sembra conoscere tecniche di combattimento avanzate. Ben presto scoprirà di non essere un comune cyborg.

CGI e narrazione

Nel complesso la CGI è buona, le parti meccaniche dei cyborg sono rese molto bene. Ma non sempre è convincente al 100%. E, sfortunatamente, quella che convince meno è proprio Alita.

La recitazione di Christoph Waltz, nonostante la grande somiglianza, con il Dottor Ido, è un po’ sottotono. Ma il personaggio che convince meno è Hugo, troppo belloccio e ribelle,perdendone pertanto, di interiorità. A somiglianza invece, vince Mahershala Ali che interpreta Vector, identico al corrispettivo cartaceo.

La narrazione del film è in principio molto lenta ma nel corso della pellicola, il ritmo aumenta sempre più ed alcuni passaggi narrativi sembrano forzati. Per chi ha letto l’opera originale saprà che il film tratta il primo arco narrativo ma introduce anche il Motorball, che è parte essenziale del secondo. L’impressione è quella di aver fiutato un possibile flop e quindi si è preferito introdurre elementi che potessero attrarre lo spettatore, come ad esempio i flashback del passato di Alita e come già detto, il Motorball.

Il finale è abbastanza aperto e ci sono tutti i presupposti per un seguito. E, nel caso facessero un secondo film su Alita, sarà interessante scoprire come gestiranno quello che è il Villain vero e proprio della saga. Qui è apparso per meno di pochi minuti, ed è niente meno che Edward Norton! Altra domanda che resta in sospeso è la questione dei cervelli. Chi ha letto il manga sa di cosa si stia parlando, il “cervello” è uno dei punti chiave di Alita. Ma nel film hanno fatto scelte diverse cambiando la storia del Dottor Ido. Elimineranno del tutto la questione, o troveranno il modo di reintegrarla?

Conclusioni

Alita è un buon film fantascientifico dalle ambientazioni cyberpunk. Ottimo per chi cerca azione e combattimenti all’ultimo sangue. Il sangue e la violenza ci sono, e si vedono. Sicuramente non è perfetto: ha alti, molto alti, ma anche tanti bassi. Nonostante la trama non segua propriamente quella del manga, i lettori troveranno tantissimi riferimenti all’opera originale. E se non sono troppo pignoli, apprezzeranno anche il film nella sua interezza. In definitiva, merita la visione in sala.

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