Wolfenstein: Youngblood – Un gioco per recuperarli tutti

A volte basta un gioco per recuperare intere serie, è il caso di Wolfenstein: Youngblood

Quante volte vi è capitato di non approcciarvi ad una determinata serie per i più disparati motivi? Magari vi siete ritrovati a pensare cose tipo “Alla prima occasione la recupero”, finendo per rimandare ad oltranza.

Il mercato videoludico è affollato di uscite meritevoli, ma è indubbiamente difficile – oltre che dispendioso – restare dietro a tutto. Naturalmente ciò è comprensibile, dato che si tende a dare la priorità alle proprie saghe preferite.

Alla fine viene però annunciato il capitolo cruciale, quello che vi fa dire “Basta, è deciso, questo lo compro!”. Può coincidere con l’arrivo della serie sulle piattaforme di ultima generazione o con la messa in vendita della raccolta di tutti i titoli rilasciati in precedenza. In ogni caso, vi decidete a recuperare tutto d’un fiato.

Youngblood, il gioco che ha fatto scattare la scintilla

Al sottoscritto questa cosa è successa con Wolfenstein. Negli ultimi anni, questa serie distopica è tornata alla ribalta grazie a MachineGames, ma (nonostante un discreto interesse) ho finito per metterla in secondo piano.

All’E3 2019 qualcosa però è cambiato. Quando sul palco di Bethesda hanno fatto partire il trailer di Wolfenstein: Youngblood, si è accesa la scintilla. Il filmato in questione intervallava scene di gameplay incredibilmente adrenaliniche a brevi sequenze filmate con le gemelle protagoniste dell’avventura. Parigi, gli anni ’80, quantità spropositate di nazisti da eliminare e l’incalzante 347 Midnight Demons di Carpenter Brut in sottofondo. Insomma, che cosa avrei potuto chiedere di più?

In quel momento la scimmia coi piatti che risiede nel mio pacato cervello – di rispettabile videogiocatore – si era svegliata. Voglio dire, sono stato sopraffatto da un’ondata di hype travolgente che mi ha fatto saltare dalla sedia, alle tre e passa di notte.

https://www.youtube.com/watch?v=9PRipfSK4CE&list=PLe0EamRrnC6RH8CrXW75s9ngF370cwleY&index=4

In principio c’era Wolfenstein 3D

C’era però un problema, di Youngblood non sapevo nulla e avevo perso le speranze di recuperare i Wolfenstein. In un primo momento ho pensato quindi di recuperare esclusivamente questo capitolo – dato che si tratta di uno spin-off – e non mi sarei curato molto della trama. Fortunatamente ha prevalso il buonsenso, dopotutto, per poter parlare tranquillamente di videogiochi bisogna ambire ad avere una buona cultura e sono partito dall’inizio, o quasi.

Ho cominciato dallo storico Wolfenstein 3D, l’unico gioco della serie sviluppato da Id software che, nella sua versione più completa, può vantare di sei capitoli. È stato come un lungo viaggio nel tempo e l’esperienza di gioco si è rivelata più ostica del previsto già a livello normale. In quest’occasione ne ho viste (letteralmente) di tutti i colori, tra nazisti con le tutine colorate (in puro stile Power Rangers), nazisti mutanti e perfino Mecha-Hitler.

Wolfenstein 3D, i cui livelli sono dei veri e propri labirinti

Infine, ho concluso la mia retrospettiva giocando un altro titolo amatissimo, ovvero Return to Castle Wolfenstein, sviluppato da Grey Matter Studios. Questo sparatutto dalla forte anima old school, ancora oggi si fa giocare con grande piacere e mi ha dato non poche soddisfazioni.

Nell’arco di sette missioni – ciascuna di esse divisa in quattro livelli – ho fatto piazza pulita di nazisti in svariate parti del mondo, dal celebre castello di Wolfenstein fino agli X-labs, un luogo brulicante di soldati e mutanti. La cosa più assurda – che mi ha sorpreso tantissimo – è stata la base narrativa fantasy, il cui culmine è rappresentato dallo scontro con Enrico I. Sì… ci siamo capiti, la storia prende pieghe trash, ciò nonostante il gameplay (ovvero il punto forte dell’opera) resta tutt’ora validissimo. Una perla da riscoprire.

Return to Castle Wolfenstein
In questa missione bisognava infiltrarsi in una base militare… per rubare uno shuttle e volare a Malta.

Discorso a parte invece per Wolfenstein (2009), che per il momento ho pensato di lasciarmi indietro, vista anche la sua qualità non proprio eccezionale.

Wolfenstein secondo MachineGames

Wolfenstein: The New Order è un gioco estremamente diverso dai suoi predecessori: si tratta di uno sparatutto classico che dà molta importanza alla narrativa e ai suoi protagonisti. Mette in scena una storia distopica dai toni cupi e di stampo maturo, capace di emozionare dall’inizio alla fine. Il suo punto forte sono proprio i personaggi, che tra una missione e l’altra vengono esplorati degnamente. Al centro di tutto c’è l’immancabile William “BJ” Blazkowicz, che si ritroverà a dover costruire una resistenza, ma le difficoltà saranno notevoli e i sacrifici non mancheranno.

Wolfenstein: TNR
I nazisti hanno vinto la guerra, qualcuno dovrà pur fermarli

L’elemento più debole della produzione risiede però in una gestione non proprio ottimale del ritmo di gioco. In alcune fasi ci sono troppe cut scenes o sequenze scriptate che rendono il tutto meno fluido. Inoltre, sono presenti porzioni di gioco che, nonostante aggiungano varietà, finiscono per rallentare eccessivamente l’azione; le fasi esplorative spengono l’entusiasmo derivato dalle sparatorie. I momenti più galvanizzanti sono rappresentati proprio da quest’ultime ed è un vero peccato che vengano inframezzate così pesantemente.

Wolfenstein: The New Order
Questa parte è tanto scenica quanto inutile: si guida per circa due o tre secondi, per una sola volta durante tutta la campagna.

The New Order rappresenta comunque una buona partenza ed è un progetto cross-gen vittima di alcuni limiti tecnici. Alla luce di ciò ho chiuso un occhio sui suoi difetti.

In mezzo alle due uscite principali trova posto Wolfenstein: The Old Blood, che fa da prequel ai fatti narrati in New Order. Ahimè, non sono riuscito a recuperarlo, ma spero di farlo al più presto perché è ambientato nel Castello di Wolfenstein. Si differenzia inoltre dai suoi fratelli maggiori per la maggiore enfasi sul gameplay piuttosto che sulla storia e questo ha fatto felice i fan storici.

Il nuovo colosso

Con Wolfenstein II: The New Colossus le cose sono andate in modo diverso. MachineGames ha lavorato sodo e ha sviluppato un seguito capace di migliorare quasi ogni aspetto del suo predecessore. Infatti, seppur la componente narrativa continui ad essere importante, la gestione dei ritmi è ottima e c’è una netta distinzione tra fasi narrative e di gameplay.

Wolfenstein II: The New Colossus
L’immagine non è solo rappresentativa: questa volta si elimina per davvero un’ingente quantità di nazisti

The New Colossus racchiude un po’ di tutto, dai momenti introspettivi fino a quelli più gore ed esagerati. È un gioco tamarro, fuori di testa e sinceramente va benissimo così. È il gioco in cui si eliminano nazisti in quantità perché è la cosa giusta da fare per liberare il mondo.

Questa volta le occasioni per sparare non mancano mai e sono presenti alcuni livelli a dir poco adrenalinici, di quelli che vorresti giocare e rigiocare. Peccato invece per la quasi assenza di boss, che si contano sulla punta delle dita e avrebbero dato un valore aggiunto non da poco.

The New Colossus
Una delle fasi finali del gioco, esaltante ed impegnativa

Sulla base di questo ottimo seguito le aspettative per Youngblood sono arrivate alle stelle, anche se questo spin-off sarà sviluppato in modo differente.

Wolfenstein: Youngblood

Come dicevo sopra, Youngblood è ambientato nella Parigi degli anni ’80, ma è collocato diversi anni dopo gli eventi di Wolfenstein 3. La cosa ha piuttosto senso, dato che i primi due capitoli della trilogia si svolgono tra il 1960 e il 1961. In questo caso vedremo le due gemelle Blazkowicz impegnate nella ricerca del padre, scomparso da tempo. La storia inoltre non sarà longeva quanto un capitolo principale della serie, ma potrà contare su diversi contenuti secondari che dovrebbero garantire una buona longevità.

Ma veniamo alle caratteristiche peculiari di questo titolo, che lo rendono davvero unico. Tanto per cominciare, si tratterà del primo capitolo nella serie che potrà vantare di una modalità cooperativa (online) per due giocatori. A prendere il controllo di una delle sorelle potrà essere quindi un nostro amico o più semplicemente l’IA.

È stato implementato anche un sistema da GdR, con tanto di level up che ci faranno guadagnare punti da assegnare in uno skill tree. Se nella serie principale si devono eseguire determinate azioni per ottenere determinati bonus, in Youngblood sarà sufficiente salire di livello. Questa cosa influirà anche sul bilanciamento della difficoltà e, a detta degli sviluppatori, dovrebbe essere più rifinito che in passato. Per esempio, i nemici si adatteranno al livello del giocatore e sono stati progettate diverse versioni degli stessi affinché offrano una sfida sempre adeguata.

Wolfenstein Youngblood Co-op
L’unione fa la forza

Discorso analogo anche per le armi, che saranno potenziabili in molteplici modi – e forse in modo ancora più incisivo – come in Wolfenstein II.

L’ultima novità, quella che mi ha fatto fare i salti di gioia, è data dalla collaborazione con Arkane Studio (Lione). I Creatori di Dishonored sono dei maestri nella realizzazione di mondi complessi e Wolfenstein: Youngblood, potrà beneficiarne. I MachineGames hanno ancora tanto da imparare in termini di level design e questa collaborazione potrebbe avergli insegnato parecchie cose.

Piccolo appunto anche sulla colonna sonora: sia The New Order che The New Colossus vantano una soundtrack fenomenale, merito anche dell’eccezionale talento di Mick Gordon. In questo caso, data l’ambientazione e il periodo storico, sarebbe bello se Youngblood potesse contare sulle tracce di Carpenter Brut o, perlomeno, su musica synthwave.

Youngblood Parigi
La direzione artistica sembra fenomenale e il design dei livelli non sarà da meno

Per il momento è tutto, l’uscita di Youngblood è fissata per il 26 luglio 2019 per PS4, PC, Xbox One e potete preordinarlo qui. Lo stesso giorno arriverà sul mercato anche Wolfenstein: Cyberpilot, un’esperienza hacker VR sviluppata da Arkane Studios. Quanto a voi, cosa ne pensate di Wolfenstein? Siete fan di lunga data o avete iniziato proprio con l’opera di MachineGames?

Fatecelo sapere nei commenti e continuate a seguire Nerdpool.it per restare aggiornati su questa fantastica serie!

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