13 Reasons why: sono tutti colpevoli, Recensione della terza stagione

Venerdi 23 Agosto è finalmente uscita su Netflix la terza stagione di 13 Reasons Why. Sì, forse non ne avevamo bisogno, soprattutto dopo il disastro fatto con la seconda stagione, eppure Netflix ci ha comunque donato queste 13 puntate.

13 Reasons Why – avevamo davvero bisogno della terza stagione?

Ci sono serie che sono ben fatte alla prima stagione e per ovvi motivi dovrebbero fermarsi li, 13 Reasons Why è una di queste. Invece non solo ci hanno dato una seconda stagione da buttare ma una terza che fa perdere alla serie tutto il potere guadagnato con la prima stagione.

La terza stagione si incentra su un’unica domanda: “Chi ha ucciso Bryce Walker?”. Da qui 13 puntate rivolte a trovare l’assassino di uno stupratore seriale, indagando all’interno delle vite di tutti i ragazzi che sono, ovviamente, tutti sospettati e arrivano ad accusarsi tra loro.
La prima stagione aveva dato una visione, triste ma piuttosto veritiera, di quelli che erano i problemi adolescenziali legati a bullismo, depressione e abuso di sostanze stupefacenti.
La terza stagione riprende queste tematiche e ne aggiunge delle nuove. Ne esce fuori così un pessimo di mix di: bullismo, violenza sessuale, suicidio, aborto, abuso di steroidi, astinenza da oppiacei, violenza armata, emarginazione basata sull’identità sessuale e la repressione dell’immigrazione clandestina.

13 reasons why recensione della terza stagione della srie tv di netflix

Chi è buono e chi è cattivo?

Quello che probabilmente volevano mostrare con questa nuova stagione è come tutti, anche chi non ci aspettiamo, sono colpevoli di qualcosa. Tutti possiamo essere buoni e cattivi. Concetto sicuramente non sbagliato ma decisamente interpretato male.

Ripercorriamo gli ultimi mesi di Bryce Walker che cerca di fare ammenda per i suoi errori passati, anche se un pò a modo suo, ma nessuno sembra concedergli la grazia. Probabilmente avremmo dovuto provare pena per lui ma come pretendere di poter avere pace in così breve tempo e dopo tutto quello che ha fatto? Le seconde occasioni vanno date ma non nel giro di 6 mesi, ci vuole tempo a riconquistare una parte nella società e di certo nessuno poteva concederlo in 6 mesi.

Per non parlare del codice di condotta del gruppo dei ragazzi. Si odiano, ma si proteggono. si accusano, si tengono dei segreti ma sono pronti a rischiare tutto per evitare che qualcuno di loro finisca in carcere.

Ed alla fine sono pronti a far accusare un ragazzo morto al posto di uno loro, un ragazzo che ha molte colpe. Ma quello che è stato fatto è davvero giusto?

A mio parere il finale della terza stagione ha vanificato tutto il lavoro fatto con le precedenti 38 puntate, soprattutto con le prime 13.

ani la narratrice della terza stagione interpretata da Grace Saif

Una narrazione imbarazzante

La terza stagione di 13 Reasons Why è raccontata da un narratore esterno, la nuova arrivata, Ani (Grace Saif). La nuova ragazza viene introdotta nella serie probabilmente per sopperire alla mancanza di Hannah Baker.

Incredibile come appena arrivata Ani riesca così facilmente a fare amicizia con tutti e nel giro di pochi mesi a sapere così tanto di tutti quelli che la circondano, come una mini versione di Veronica Mars. Sempre appostata dietro agli angoli, nel momento giusto e nel luogo giusto per riuscire a scoprire i segreti di tutti e poi usarli per cosa?
E della sua narrazione fuori campo ne avremmo volentieri fatto a meno, un po’ come della cotta che OVVIAMENTE Clay prende per lei e della sua “relazione” con Bryce Walker.

Tutto questo era davvero necessario?

any e clay 13 reasons why terza stagione netflix

Stranezze

Non posso negare che fino ad un certo punto la terza stagione poteva avere un suo senso logico. La voglia di redenzione del cattivo, mostrare come ogni persona abbia un lato oscuro; mostrare i diversi problemi degli adolescenti anche se trattati in maniera superficiale e buttati tutti insieme creando solo più confusione.

Ma 13 Reasons Why ha molte falle nei vari episodi che, nonostante i 13 lunghi episodi, non vengono mai spiegate. Partiamo dalla voglia di riscatti di Bryce: posso accettare che una persona cattiva capisca ciò che ha fatto di male e voglia impegnarsi per cambiare ma buttare tutto al vento nel finale per poi essere ucciso da Zach mi sembra davvero ridicolo.

Poi, la mamma di Hannah, che torna sulla tomba della figlia e da sbronza chiama l’ex ragazzo di sua figlia? Ma perchè? E, parlando di genitori: il padre di Alex è perfettamente consapevole del ruolo di suo figlio nella morte di Bryce ma finge di credere a tutta la storia di Ani senza battere ciglio e la polizia accusa Monty senza neanche avere tutte le prove per poterlo fare ma solo basandosi sul racconto di una liceale. Credibile?

monty 13 reasons why terza stagione netflix recensione

Tutto questo ci fa capire che non avevamo bisogno di una seconda stagione, nè di una terza stagione e tremo al solo pensiero di ciò che potrà succedere nella quarta e, fortunatamente, ultima stagione.

Leggi anche: 13 Reasons Why, terza stagione: è stata davvero fatta giustizia?

Cast

Nel cast della terza stagione ritroviamo: Dylan MinnetteChristian NavarroAlisha BoeMiles HeizerBrandon FlynnRoss Butler e Devin Druid. Tra le new entry invece ci sono Timothy GranaderosAnne WintersSteven WeberBrenda StrongAmy Hargreaves e Grace Saif.

La prima stagione di Tredici era basata sull’omonimo romanzo di Jay Asher, mentre le due stagioni successive sono originali Netflix.

E voi avete visto la terza stagione di 13 Reasons Why?
Cosa ne pensate?
Fatecelo sapere nei commenti 🙂

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