Joker: le parole di Jim Lee e l’analisi del personaggio

La super star del fumetto statunitense e direttore creativo presso la DC Comics, Jim Lee si è espresso così a proposito del Joker di Joaquin Phoenix:

“Il Joker di Todd Philips è intenso, crudo e pieno di sentimento. Ha detto che la sua versione del Joker non è legata alle radici fumettistiche del personaggio. Ma nonostante ciò, nel film, non c’è nulla di incongruo nella nostra comprensione di chi sia il Joker. Anzi la svolta allucinata e inquietante data da Joaquin Phoenix ci dà un ritratto profondo e pienamente realizzato di uno dei nostri cattivi preferiti e sono sicuro che gli elementi abbracciati contribuiranno a portare avanti la nostra mitologia continuamente in evoluzione. Questo è ciò che fanno le storie potenti e avvincenti. E senza dubbio i fan della Dc passeranno molto tempo ad analizzare le molte rivelazioni e le molte domande che questa straziante storia solleva”

Jim Lee rassicura tutti coloro che si erano preoccupati alle parole del regista che aveva detto di non ispirarsi ad alcun fumetto.

Jim Lee

Allo stesso tempo il direttore creativo di casa Dc compie una brillante, quanto scontata, analisi del personaggio: non esiste un preciso Joker.

Mettiamo che sia vero, cosa improbabile, che Todd Philips non si sia ispirato ad alcun fumetto ma abbia avuto solamente un’idea generale del personaggio. Se ciò che dice la critica è vero, come è riuscito a creare una versione così potente del pagliaccio?

La risposta è di fronte a noi e risiede in tutte le versioni fumettistiche e cinematografiche precedenti del principe pagliaccio del crimine. Non esiste un preciso Joker ma ne esistono tante versioni differenti che fanno capo a coloro che trattano il personaggio e che di volta in volta lo declinano facendogli assumere una fisionomia differente.

Cosa c’è alla base del Joker? Le “semplici” premesse su cui si basa il personaggio lo rendono estremamente duttile e malleabile. Alla base del Joker c’è una materia grezza che i vari autori possono trattare e personalizzare. Joker incarna la follia che genera malvagità senza limitazioni. Quale sia l’origine di questa follia e a cosa conduca è oggetto di varie interpretazioni.

Joker di Scott Snyder e Greg Capullo

Tutto ciò è già di per sè affascinante e, dal momento che a incarnare questi elementi vi è un elegante pagliaccio dalla continua risata isterica, il piatto è servito. Bisogna anche tenere conto che il personaggio del Joker ha una base solida e datata e ciò consente ai vari autori e registi di poter lavorare su una creatura già celebre e concreta per declinarla e interpretarla a piacimento senza dover inventare nulla.

Questa analisi può risultare semplicistica e riduttiva ma complicata allo stesso tempo. È complesso descrivere e declinare la follia per calarla nei panni di un personaggio così amato senza deludere.

Quanto detto appare chiaro nel momento in cui si esamina la storia del pagliaccio: Joker nasce negli anni 40 nei fumetti e viene per la prima volta trasportatio in Tv da Romero negli anni 60. Per adesso è soltanto una macchietta.

Il Joker di Romero

Ci pensa Alan Moore a dare spessore al personaggio nel suo Killing Joke, la follia del Joker, un anonimo uomo qualunque, nasce da una brutta giornata. Una brutta giornata che può capitare a chiunque. Nel profondo di tutti noi c’è un potenziale Joker che aspetta di emergere. Al cinema Jack Nicholson e Tim Burton danno una interpretazione gotica del personaggio: il suo squilibrio già esistente viene accentuata dall’acido.

The Killing Joke

E ora abbiamo Todd Philips e Joaquin Phoenix: l’insanità di Joker, di un normale uomo disturbato, è generata ed accentuata dalla società e dal malessere che essa contiene.

Passando dal Joker caricaturale (soprattutto a livello estetico) della serie animata al Joker anarchico “che vuole solo veder bruciare il mondo” di Nolan, fino al Joker totalmente pazzo e schizoide di Scott Snyder nei New 52 che arrivava a strapparsi la sua stessa faccia, per arrivare al Joker follemente romantico di Jared Leto in Suicide Squad.

Heath Ledger nei panni di Joker

Non è da trascurare che ad ogni cambiamento psicologico corrisponda un cambiamento estetico.

Uno dei primi a capire questo mutamento è stato l’autore scozzese Grant Morrison che nella sua run sul cavaliere oscuro spiega che l’evoluzione della follia di Joker deriva dai mutamenti della sua nemesi: Batman. La sua pazzia è una materia informe che si plasma adattandosi ai cambiamenti dell’uomo pipistrello.

Il Joker di Grant Morrison

Ma torniamo alle parole di Jim Lee: “Non c’è nulla di incongruo nella vostra comprensione di chi sia il Joker”. Questo perché tutte le sue versioni sono diverse e complementari ma mai contraddittorie. È difficile creare un contraddittorio alla follia anche se si trattasse di rendere sano di mente un simile personaggio, come è già successo. Sarebbe comunque una sanità innestata nella follia.

“Sono sicuro che gli elementi abbracciati contribuiranno a portare avanti la nostra mitologia continuamente in evoluzione”. Questa frase può apparire ora più chiara.

In attesa che Joker esca nelle sale rimanete su Nerdpool!

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