Terminator: destino oscuro – la recensione [SPOILER FREE]

Non bello è quanto Terminator o T2:JD, ma è di sicuro parecchi gradini migliore dei tre che ne sono seguiti

E potrebbe anche bastare così, come recensione.
Ma nonostante tutto è un film che mi è piaciuto, che ho trovato godibile e gradevole con quel suo carattere retrò e un messaggio sociale tagliato con l’accetta e così lapalissiano da risultare per certi versi stucchevole.
Ma partiamo con ordine.

T:DF inizia col botto, una roba da lasciare tutti con la bocca aperta e una certa confusione sull’immediato futuro della trama. Essendo il seguito naturale della trama di T2:JD si parte con una sequenza ambientata qualche mese poco dopo che Sarah e John hanno salvato il mondo (con un aiuto da parte del nostro beniamino T-800) per fare immediatamente dopo un balzo nel futuro, il nostro oggi. Anno di grazia 2020, Dani Ramos (Natalia Reyes), nuova protagonista del loop temporale generato cono il primo capitolo della saga, lavora in una fabbrica dove, tra una pressa idraulica e metalmeccanici sempre più esautorati dalla robotizzazione dell’industria deve schivare le attenzioni di un Rev-9 (Gabriel Luna), terminator di ultima generazione che Skynet ha mandato per farla fuori.

Subito ci chiediamo perché, visto che il futuro terrificante che ci aspettava sembrava dovesse essere ormai lettera morta.
A difendere Dani arriva, grazie al solito movimento di resistenza del futuro, un nuovo Kyle Reese, ovviamente al femminile, una biondina di nome Grace (Mackenzie Davis), già ammirata in Blade Runner 2049 e Tully.

Terminator: destino oscuro

Back to basic

Ovviamente sono botte da orbi in un perfetto combattimento stile anni ’90 seguito immediatamente dall’altrettanto immancabile inseguimento stradale.
Ma il rev.9 e un T-1000 migliorato, quindi è difficile da far fuori e tignoso quanto basta per costringere le nostre due nuove eroine all’angolo.
Quando la situazione sembra senza via d’uscita ecco arrivare Lei.
La sola, unica, inimitabile, immarcescibile, cazzutissima Sarah Connors. Con un bazooka e così tante armi che a un certo punto, durante le riprese, Tim Miller ha dovuto dire a Linda Hamilton di smettere di sorridere mentre stava sparando tanto si stava divertendo sul set.

La sensazione di déjà vu, che durerà per tutto il film, in questo momento è al suo massimo, tanto che se in quelle scene avessero inserito nella colonna sonora anche You Could Be Mine dei Guns N’ Roses sarebbe stato come vedere il terzo tempo di T2:JD.

Ma Sarah e Grace da sole non bastano, e non possono contare su una Dani sotto shock. La nostra protagonista, nel volgere di mezza mattina, scopre che il Rev.9 gli ha ucciso padre e fratello, che questo nuovo terminator ha cercato di ucciderla con una calibro 9 usando le sembianze del padre e in mezzo a tutto questo capisce che è viva solo grazie a una tizia che non ha mai visto prima ma che è forte come Wonder Woman e dice di venire dal futuro. Ah, si, e non è neanche completamente umana.

Come se non bastasse tutto questo ecco piombare nella sua vita una psicopatica di nome Sarah

A questo punto solo una vera Principessa Disney come Dani può non perdere del tutto il lume della ragione. Dal canto nostro ci stiamo ancora domandando chi sia questa ragazzina messicana che Skynet (che non dovrebbe esistere più) sta cercando in ogni modo di far fuori. Ho già accennato ai lapalissiani messaggi politico-sociali che James Cameron (produttore) e il regista Tim Miller (Deadpool, L’Era Glaciale, creatore di Love, Death & Robots) vogliono mandare, giusto? Quindi ecco la famiglia messicana che varca il confine, che viene minacciata nel suo tentativo di integrazione e che bisogna proteggere. Ma anche la soverchia presenza delle macchine che soppiantano l’uomo nel lavoro (la fabbrica automatizzata), entrano di prepotenza nel suo corpo (Grace è infatti un cyborg) e ne emulano l’aspetto in una grottesca parodia (i terminator).

Mentre ci interroghiamo su questi profondi messaggi, e ci lambicchiamo il cervello cercando di capire che senso abbia produrre l’ennesimo film basato sul futuro inalterabile-ribelli-viaggio nel passato-salva il/la predestinato, ci fermiamo in attimo e ci accorgiamo che stavolta a cercare di salvare il mondo c’è un trio di badass tutto al femminile.
La Nuova Dottrina Disney in tutto il suo splendore.

Poi però arriva lui

Il nostro BuonVecchioZioArnold, IL Terminator, quel prototipo classificato T-800, oggi conosciuto come Carl. Carl, che vive in una fattoria del Texas, è un terminator invecchiato che nel tempo ha ottenuto autonomia dalla sua programmazione originale e, come un artificiale Cincinnato, s’è ritirato in arcadia. Ma come per il suo illustre predecessore, anche Carl resta “spes unica” (ultima speranza). Spetta quindi a lui, nonostante l’odio che Sarah nutre nei suoi confronti visti i precedenti accadimenti, svestire i panni dell’agricoltore, come fece a suo tempo anche Clark Kent, altro uomo d’acciaio, e rimboccarsi le maniche per salvare il mondo.
Passando prima per la salvezza delle tre donzelle, braccate dal nuovo terminator.

Tim Miller è uno che riesce a servirci un film secco e veloce, senza saltare un solo stilema di quella fantascienza fatta di scontro fisico, inseguimenti e grandi esplosioni che ha fatto la fortuna dei blockbuster degli anni ’90. Senza dimenticare macchine enormi, fabbriche e un mucchio di metallo che stride e si fonde.

“Avrete anche cambiato il futuro, ma non avete cambiato il nostro destino”.

In questa frase, tutta la poetica del film

T:DF ci ripropone il teorema della predestinazione, con l’essere umano sempre preda di un destino oscuro ineluttabile verso il quale tende. Nonostante tutti gli sforzi e i sacrifici dei protagonisti l’estinzione, il giorno del giudizio che sembrava essere stato scongiurato resta come una spada di Damocle sospeso sulla nostra specie in un perverso gioco darwiniano. Mary Shelley docet.

Sarà Dani, suo malgrado, a capire come interrompere, si spera per sempre, questa spirale, sarà una sua scelta, tra quelle possibili, a trasformare il destino non di una ma di due specie.

La sceneggiatura di Cameron, David S. Goyer, Justin Rhodes e Billy Ray gioca dunque coi luoghi comuni e gli stereotipi dell’eroina, qui declinata in un triplice paradigma differente per età, esperienza, sacrificio ma ci mostra con chiarezza quale sia la strada che dovranno percorrere queste donne, soprattutto Dani, quali le scelte che dovrà compiere per aprire il loop, rompere gli argini che imprigionano il Destino dell’umanità e lasciare infine scorrere il futuro senza più costrizioni. Una scelta, un sacrificio, affinché uomo e macchina possano infine venirsi incontro e procedere assieme.

Un bodybuilder presta il corpo al giovane Schwarzy

Esattamente come accaduto in Terminator: Genysis sul set abbiamo un body-double che presta il fisico per le scene del giovane T-800. Si tratta di un attore e culturista di nome Brett Azar (Master of None, Jessica Jones, Gotham, Una spia e mezzo, Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra). Il suo corpo è stato scelto perché si avvicinava moltissimo a quello di Schwarzenegger negli anni 80.

La storia di T6:DF si svolge trent’anni dopo il secondo film (quasi come il tempo effettivamente trascorso nella realtà) e per questo motivo Cameron ha ripescato i personaggi di Sarah e John Connor (Edward Furlong) richiamando alle armi gli stessi attori. In sostanza, la trama ignora come se non fosse esistito tutto ciò che è raccontato nei film Terminator 3: Le macchine ribelli (2003), Terminator: Salvation (2009), Terminator: Genysis (2015) e e nella serie Terminator: The Sarah Connor Chronicles (2008). L’intenzione dei produttori con Terminator 6: Destino oscuro è quella di dare vita a una nuova trilogia ma aspettiamo di vedere come andranno gli incassi, perché anche per Salvation e Genysis c’era la stessa idea e sapiamo com’è andata a finire.

Il 01 novembre è stata rilasciata anche la colonna sonora. L’album, composto da Tom Holkenborg aka Junkie XL (Mad Max: Fury Road, Batman v. Superman: Dawn of Justice, Deadpool, Alita: Battle Angel, Black Mass) è disponibile per lo streaming/download su Amazon Music, dove è anche possibile ascoltare campioni audio. Una versione CD verrà rilasciata da La-La Land Records.

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