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DC Comics: Warren Johnson racconta la sua Wonder Woman “post-apocalittica” nelle prime pagine della miniserie Dead Earth

L’autore Daniel Warren Johnson ha raccontato a Heat Vision alcuni dettagli sul suo debutto in DC Comics con la miniserie in quattro numeri dedicata a Wonder Woman.

Il mondo finirà tra un mese, e solo un eroe rimarrà per aiutare l’umanità a sopravvivere. La miniserie di quattro numeri Wonder Woman: Dead Earth è il primo progetto DC dello scrittore/disegnatore Daniel Warren Johnson (ExtremityMurder Falcon), ed è un progetto ambizioso che ci mostrerà una Diana alle prese con un mondo post-apocalittico completamente sconosciuto. In realtà ci saranno una o due facce conosciute e toccherà a loro cercare di salvare il mondo.

Il primo numero uscirà a metà dicembre, ma intanto Heat Vision ha intervistato Johnson per chiedergli ulteriori dettagli sulla serie, quali sono le sue influenze e perché dovrebbe essere proprio Wonder Woman a guidare l’umanità in questo mondo distrutto, insieme ad alcune pagine in anteprima e a una variant disegnata dallo stesso Johnson.

Di sicuro ci troviamo di fronte a un approccio nuovo nei confronti di Wonder Woman e a una storia inaspettata. Questo ci fa sorgere una domanda: che cosa ti ha spinto a scegliere Wonder Woman per questo progetto?

Il mio rapporto con la DC è iniziato quando mi hanno chiesto di realizzare un titolo Black Label, che fosse focalizzato su un personaggio centrale della casa editrice. Dopo averci pensato per settimane, ho capito di voler realizzare qualcosa di diverso rispetto a quello a cui sono abituato. All-Star Superman è uno dei miei fumetti preferiti di sempre, insieme a Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, e pensavo di non avere nulla da aggiungere al mondo di Batman e Superman…almeno per ora!

Detto ciò, non mi era mai interessato leggere Wonder Woman. Mi piaceva il significato del personaggio e la sua visione del mondo, ma il modo in cui il personaggio era stato sempre rappresentato non mi aveva mai attirato. Ma più ci pensavo e più diventava una sfida interessante. Potevo creare una storia di Wonder Woman che mi sarebbe piaciuto leggere? Man mano che cercavo informazioni sul personaggio, iniziavo a trovare interessanti spunti che avrei potuto esplorare in modo divertente e dinamico, sempre restando fedele al mio stile personale.

Quello che trovate in Dead Earth è il modo in cui io cerco di esplorare questi concetti, rendendo Diana in un modo in cui sia possibile identificarsi con lei. Questo è il motivo per cui ho scelto questo personaggio: ha un’eleganza unica e un modo di vedere le cose completamente diverso dagli altri eroi DC. E’ pronta e vuole essere diversa, e io non vedo l’ora di scavare a fondo su questo aspetto.

Vedendo il primo numero, Diana sembra essere l’unica eroina a essere sopravvissuta all’evento apocalittico che ha creato la “terra morta” (Dead Earth) del titolo, e uno dei pochi personaggi della storia a mantenere un comportamento civile o morale, al di là dei soli istinti di sopravvivenza. C’è sempre stata questa distanza di Diana rispetto al mondo e qui sembra essere ancora più amplificata. Come mai hai pensato a questo mondo post-apocalittico? L’ambientazione sembra far emergere sia il suo lato di “Amazzone” che quello di “Principessa”.

Sì! Sono felice che tu ti sia soffermato su questo. E’ qualcosa che trovo spesso nei fumetti di supereroi. Ciò che differenzia un personaggio da un altro va spesso a perdersi in mezzo a tutti gli esseri divini che agiscono in una storia di sole 22 pagine.

Con Dead Earth, avevo la possibilità di separare Diana dall’universo DC, e avendo più pagine a disposizione, volevo entrare nella mente del personaggio e far vedere il suo modo di pensare. Sin dall’inizio, volevo che fosse sulla difensiva, mentre cerca di analizzare il mondo intorno a lei e ed è testimone di quanto l’umanità sia caduta in basso. Ma al di là di tutto, le sue prime azioni cercano di salvare questo mondo distrutto, anche se la sua missione non sarà per nulla facile.

C’è un bel momento nel primo numero in cui Wonder Woman dice di amare anche quelli che l’hanno tradita e ci mostra, dunque, l’importanza dell’amore. Questa affermazione definisce perfettamente la vera natura di questo personaggio. Pensi che Diana possa essere una portatrice di pace piuttosto che una guerriera, come ci viene spesso mostrata?

Secondo me, questa sua capacità di portare la pace è più importante delle abilità da guerriera. Lei desidera che ci sia giustizia per tutti, e ha il potere di far sì che questo avvenga. Una cosa che mi interessa della società moderna è che la nostra moralità è spesso basata sull’ambiente in cui viviamo: saremmo capaci di aiutare gli altri se ne facessimo le spese noi? E’ facile dire di sì, ma nella pratica noi, come essere umani, abbiamo fallito molte volte e ciò è reso evidente anche nei personaggi umani che incontriamo in questa storia.

Ciò che amo di Diana è che lei è una dea e per questo non deve preoccuparsi di essere ferita da un uomo violento, perciò, ha più strumenti per rendere l’umanità più sicura. Ma cosa succede quando i poteri di Diana vengono quasi azzerati? Il fatto di essere più vulnerabile fisicamente, la colpisce anche nello spirito. Entrambi saranno messi a dura prova in Dead Earth.

Sto capendo male o ci sono dei chiari riferimenti alla mitologia greca in questa storia? Non solo il parallelo del nome hydra/Haedra, ma sembra che Diana debba affrontare delle vere e proprie fatiche “erculee”.

Se devo essere onesto, il nome Haedra è stato un caso! Stavo solamente cercando dei nomi fighi per dei mostri che non fossero stati ancora utilizzati. Ma sono d’accordo, se ripenso al primo numero, sembra la storia di un dio solo, insicuro del suo percorso, che cerca di trovare la propria strada in un mondo nuovo. Un po’ come nei vecchi miti. Ho fatto molte ricerche sull’arte greca per cercare di raccontare una storia di sfondo basata sulle immagini che i personaggi si trovano di fronte nel corso della storia.

Quali sono le influenze di questa storia? Ho visto dei legami con Kamandi di Kirby, con Mad Max: Fury Road, o con alcune vecchie storie di Wonder Woman, ma cosa c’è veramente alla base del tuo lavoro? 

In realtà, ci sono diverse influenze. Ho cercato di prendere spunto più da Kamandi che da Mad Max, visto che ho sempre apprezzato molto l’approccio di Kirby nel raccontare un mondo post-apocalittico. Mi sono anche rifatto ad alcune piccole cose legate alla creazione originale di Wonder Woman, provando a dare un senso completamente diverso alla parola “sottomissione”.

Un’altra opera che ha sempre influenzato il mio lavoro è Nausicca nella valle del Vento di Miyazaki. Ancora rimango sbalordito dal modo in cui l’autore riesce a trasmettere le emozioni, ed è qualcosa che cerco sempre di imitare, in ogni mia opera.

Nella tua storia tutto accade di continuo, tutto si muove e va quasi a confondersi in un modo che richiede al lettore di essere sempre concentrato e anche i momenti tranquilli risultano essere molto importanti. Il suo stile ha sempre mostrato in maniera perfetta il movimento. E’ qualcosa su cui ragioni molto mentre ti trovi a scrivere una storia come questa?

Oh certamente. Amo scrivere storie con azioni dinamiche, in parte perché rappresentano il mondo in cui voglio far entrare il lettore, e in parte perché è divertente da disegnare! Detto ciò, non scrivo appositamente per avere scene d’azione. Tutte le mie idee sono focalizzate sui personaggi, e sul modo di far sentire ai lettori che cosa provano, sperando di non avere bisogno di tante parole.

Dopo di questo, che è solitamente lo script finale, inizio a fare degli schizzi e a occuparmi dell’aspetto visivo della storia, momento in cui posso pensare alle scene d’azione. Posso farlo con molta fiducia in me stesso, perché so per certo che la storia e i personaggi sono già delineati e posso focalizzarmi sulla dinamicità e sul rendere le scene più eccitanti possibile.

Com’è stato lavorare su pagine più grandi del formato DC Premium Plus? I tuoi disegni sembrano ancora più ampi e sembra che tu stia sfruttando alla grande questa possibbilità.

All’inizio è stata una vera sfida! Mi ricordo che ho dovuto aggiustare le tavole perché non mi rendevo conto di quante cose potevano entrare nelle pagine. Ma pian piano, ho imparato ad amare questo formato.

C’è una sorta di libertà rispetto al solito formato, e permette di sperimentare con gli scenari e il ritmo. Ora che mi sono abituato, sarà difficile lavorare sul formato classico! Sono super eccitato e non vedo l’ora di vedere la storia stampata, penso che ci sarà un bel risultato. Ovviamente devo ringraziare anche Mike Spicer [colorista] e Rus Wooton [autore del lettering]. Mi hanno aiutato a innalzare ulteriormente il livello del volume, come è stato per i miei lavori precedenti, Extremity e Murder Falcon. Sono molto curioso di sapere che cosa penseranno i lettori di questo lavoro.

Che cosa si devono aspettare i lettori man mano che la storia andrà avanti? Il primo numero è sorprendente e difficilmente il pubblico si può immaginare che cosa succederà nella storia. Ci saranno altre sorprese, e se sarà così, puoi dirci qualcosa?

Non posso dire molto, diciamo solo che scaverò nel profondo delle motivazioni di Wonder Woman, e questo la porterà in luoghi oscuri, alcuni mai visti prima. Sto facendo il meglio per rendere giustizia al personaggio e a quello che rappresenta e spero che i lettori decidano di seguirmi in questo percorso.

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