The Witcher – Il Guardiano degli Innocenti

The Witcher - Il Guardiano degli Innocenti, il primo libro della saga torna in una nuova edizione: un'ottima scusa per rileggere le origini di un personaggio ormai iconico. Cosa aspettarsi da Geralt nella sua prima incarnazione?

Un personaggio ingombrante

The Witcher - Il Guardiano degli Innocenti immagine tratta da terzo copertina Edizioni Nord con amuleto Strigo
Copertina di The Witcher – Il Guardiano degli Innocenti.

Ci sono alcuni libri che finiscono per avere un significato universale, indipendentemente e talvolta a dispetto della volontà stessa dell’autore. E’ successo in passato (pensate al caso di Conan Doyle con Sherlock Holmes), succederà in futuro. Il destino di Geralt di Rivia ha avuto uno sviluppo simile, rivelandosi un personaggio ingombrante ma secondo la moda del ventunesimo secolo.

Andiamo con ordine, mi spiegherò più in là.

L’occasione di parlare del primo libro in ordine cronologico della fortunata è la nuova edizione del primo libro della Saga di The Witcher, “Il Guardiano degli Innocenti”, edito da Casa Editrice Nord con la traduzione di Raffaella Belletti (che ho trovato personalmente molto piacevole da leggere) direttamente dal polacco.

Gli inizi e il successo

Era il 1985 quando Andrezej Sapkowski invia il suo racconto per il concorso letterario della nota (in Polonia) rivista Fantastyka. Riviste simili, come ben sapete, erano diffuse da entrambi i lati della cortina racchiudendo sia racconti fantasy che fantascienza. Il nostro Andrezej invia quindi il suo racconto “lo Strigo”, arrivando terzo. Potrebbe finire qui, ma a molti lettori questo Strigo piace.

E’ l’inizio di qualcosa. Piano piano questo cacciatore di mostri, frutto di mutazioni forzate tanto da essere lui stesso indicato come “mostro”, diventa un personaggio famoso in Europa. Nei primi 2000 gli dedicano anche un film e una serie TV in Polonia. Eppure il grosso doveva ancora arrivare: 2007 è l’anno del videogioco che ha catapultato lo strigo non solo in Italia ma nel ristretto novero di icone del universalmente riconosciute dalla cultura pop di una generazione. Un’opera magistrale che ha ottenuto tre incarnazioni e che in nessuna delle tre ha visto coinvolto Sapkowski. Che dei giochi non ha nemmeno ricevuto le royalties. E che sarà invece coinvolto in prima persona dalla serie prossima ventura di Netflix (e di questo ne parliamo qui: https://www.nerdpool.it/2019/12/04/the-witcher-eccellenti-le-prime-impressioni-sulla-serie/)

Ma non è questo il punto.

“Mi chiamo Geralt”

Parlare di The Witcher- Il guardiano degli innocenti, primo scritto della saga di Geralt di Rivia, o delle sue altre incarnazioni significa nient’altro che parlare di un Geralt. Come specchi diabolici i media frammentano e rafforzano l’immagine dello strigo di Rivia, accentuando alcuni tratti, cambiandone altri. Uscendo di fatto dalle possibilità di controllo di Sapkowski, divenendone sempre di più indipendente pur essendo la sua creatura più brillante. Ma andando alla fonte, sono molte le sorprese in attesa sia per chi già ha incontrato lo Strigo in passato, sia per chi lo incontra per la prima volta.

The Witcher - Il Guardiano degli Innocenti immagine tratta da terzo videogioco, frontale

Il personaggio che lega tutte le storie del libro (sei racconti di cui uno, “la voce della ragione” è la cornice che narrativa per tutti gli altri) è ovviamente proprio lui, lo Strigo Geralt di Rivia. Un umano geneticamente modificato per rafforzare le sue capacità a livello sovrumano per cacciare mostri in un vasto continente fantasy che non può non ricordare l’Europa dell’Est. Ed ecco la primissima cosa che colpisce di questo mondo: il folklore, le storie, la cultura non è quella cui siamo ormai assuefatti e non ha nulla o quasi a che spartire col mondo anglosassone.

Lo strigo e il suo mondo


Così leggiamo di come gli umani abbiano sterminato, cacciato e sottomesso Elfi, Nani e Gnomi, di bruxe, silvani e kikimore; di antiche usanze consuetudinarie come “la legge della sorpresa”.. Usanze più vicine al nostro rispettivo folklore italico o europeo fatto di creature fantastiche popolari che agli epici mostri di un D&D o di qualche tentacolare incubo lovecraftiano.
Questo è un piccolo dettaglio che però contribuisce a restituire meraviglia e incredulità, rendendo sempre fresca la nostra esperienza di lettori.

Lo stesso Geralt è l’altro elemento che salta alla nostra attenzione, ma non lo fa immediatamente, anzi. E’ vero che il personaggio è lì fin dall’inizio, ma pagina dopo pagina viene sgrossato, rifinito. Lo vediamo via via come cacciatore di taglie, mostro, combattente e mago istintivo. E Pariah. Cinico. Ma anche giusto. E poco incline alla violenza. Geralt assume il ruolo di uno scoglio contro cui sbatta incessante la risacca: subisce la forza del mare da tempo immemore ma rimane fermo, saldo, rassegnato e silenzioso. Silenzioso per l’appunto: lo Strigo parla poco, quasi solo se interpellato, ride anche meno. Lo conosciamo solo perché è la spalla perfetta per un mondo di intrighi e personaggi sopra le righe e Sapkowski lascia che sia il mondo a descriversi nel confronto con Geralt e a descrivere, per opposizione, il suo Lupo Bianco.

Combattimenti e riflessioni

Una menzione speciale va fatta per le scene di azione che incontrerete qui ne “Il Guardiano degli Innocenti”. Sono quanto si ci può aspettare da uno col curriculum di uno strigo, sono intense, chiare e scritte con la giusta resa di tempismo degli eventi. Le pagine degli scontri scorrono veloci (e qualcuno ricorderà quella ormai molto nota che si incontra nel primo racconto..), con la giusta adrenalina.

Il vero motivo per cui si sfoglia l’intero volume non è però questo, è piuttosto capire come si comporterà Geralt alle prese con un mondo di scelte che non hanno quasi mai qualcosa di eroico ma affondano in quel grigio che si trova tra il bene e il male, tra la soluzione più pratica e il “male minore”. Questa è la forza del personaggio, del Geralt carta e inchiostro: essere fuori dagli schemi senza essere banale o forzato. E se forse oggi accettiamo un po’ meglio questi personaggi del mondo di mezzo, ricordate che Geralt ci è stato spedito direttamente dal 1985: molto avanti per l’epoca, tanto che ha dovuto probabilmente attendere, per la consacrazione universale, che il suo pubblico fosse pronto per accettarlo.

Geralt e gli altri

The Witcher - Il Guardiano degli Innocenti - la serie amazon

Altrettanto vitali per il ritmo narrativo e la definizione del mondo e del personaggio sono i compagni e gli antagonisti di Geralt. In questo primo libro incontreremo alcuni personaggi iconici che fanno da subito il loro debutto nella saga, ma di questi eviterò di dilungarmi: toglierei parte del divertimento a chi si apprestasse ad una prima lettura così come dovesse a chi leggendo dovesse riconoscervi dei vecchi amici. Niente spoiler. Per quanto concerne gli antagonisti lasciatemi solo dire che sono spesso meno mostruosi di quanto sia lecito immaginare, e a volte così umani che è difficile dire chi è l’uomo e chi il mostro. Il marchio di fabbrica di Sapkowski, da cui deriva poi il titolo (“The Witcher – Il Guardiano degli Innocenti”, appunto).

In ogni caso Geralt non ha problemi a confrontarsi con personaggi ingombranti, anzi se ne nutre per acquisire una terza dimensione narrativa. Questa dimensione narrativa tridimensionale, data dal continuo rapporto di Geralt col mondo intorno è la vera essenza del primo Geralt, quello che Sapkowski concepì a cavallo degli anni 90′: è il Geralt di questo media, un Geralt impossibile da rendere altrove con la stessa nitidezza.

E che vale per intero il prezzo del biglietto.

Ah mi raccomando!
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