Star Trek: Picard, recensione (no spoiler) degli ultimi cinque episodi. La fine di un viaggio iniziato il 28 settembre 1987

Gli ultimi 5 episodi di Star Trek: Picard chiudono un percorso e gettano le basi per una nuova avventura, ma a che prezzo?

La serie tv, tra unguenti e psicologia

Quando una serie tv arriva a compimento, è sempre un’esperienza mistica.

Che sia una storia ambientata nel passato, presente, futuro o con mostri, alieni, assassini, malattie (per quello basta accendere il TG, a dire il vero), Angeli, Demoni; che sia sviluppata in una, cinque, quindici stagioni. Il risultato sarà sempre il medesimo: ci affezioniamo ai personaggi, alle loro storie, ai loro drammi, alle loro prove.

Ci riempiono le giornate (soprattutto se sei chiuso in casa da tre settimane), ci fanno compagnia e, perchè no, ti spalmano un unguento sulle ferite della vita o perchè ti permettono di non pensarci per 50 minuti o perchè, all’opposto, ti fanno riflettere.

Oggi, possiamo dire che le serie tv hanno lo stesso ruolo che le canzoni avevano avevano per i nostri genitori.

Tutto quello detto prima, trova il pieno compimento con Star Trek: Picard.

Dividerò la recensione (rigorosamente No Spoiler) in due filoni, andando ad analizzare questi ultimi cinque episodi sia da un punto di vista puramente narrativo sia da uno emotivo.

Cinque puntate indimenticabili ma… manca qualcosa

Ci eravamo lasciati con un bel mix di nemici vecchi e nuovi, domande senza risposte e domande che trovavano in parte già delle risposte nei primi cinque episodi, andando a riportare al centro dell’attenzione sia i Romulani che i Borg.

Parallelamente, abbiamo visto le ansie ed i dubbi svilupparsi nei vari protagonisti, con anche eventi di portata drammatica.

I successivi cinque episodi ripartono da qua, sempre all’altezza dei primi sia in termini scenografici che di coerenza narrativa anche se c’è un “ma” non indifferente.

Forse perché con aspettative troppe alte o forse a causa di questa interruzione della distribuzione (italiana) tra i due blocchi, quando si prende visione della seconda serie di puntate (sempre all’interno della prima stagione, voglio ricordarlo) sembra quasi di vedere un’altra serie tv.

Non tanto per i temi trattati o il rendimento della produzione, che ripeto essere a livelli eccellenti per tutti e dieci gli episodi, ma per lo sviluppo delle strade aperte.

Si potrebbe percepire quasi una “fretta” o forse più un’occasione mancata di sviluppare alcuni dei filoni, tra cui quello dei Borg che, nonostante alcune scene memorabili (in tal senso da pelle d’oca una scena ambientata per l’argomento Borg nell’Episodio 8 “A pezzi”), dà l’idea di non aver potuto esprimere tutto il suo potenziale.

Stesso discorso per alcune vicende personali dei protagonisti (escluso Picard su cui farò un discorso a parte) che, nei primi cinque episodi, avrebbero potuto dare lo spunto a nuove frontiere narrative molto interessanti.

Premesso che poi, potrebbe essere stata solamente una sensazione mia, l’impressione è stata di una leggera mancanza di coraggio nel trattare alcuni filoni narrativi, portandoli comunque ad un degno compimento ma senza quel tocco di “osare” che avrebbe potuto dare un ingrediente in più a questa prima stagione.

Picard, tra Nonno, Amico e Capitano

Tutto all’opposto, invece, per quanto riguarda il filone narrativo legato alla persona di Picard.

Intanto una precisazione: non intendo tanto le gesta o le azioni legate al filone narrativo principale, in cui il Picard Capitano è riuscito a dare un’immagine di sè all’altezza del personaggio. Mi riferisco alla parte più umana ed, appunto come dicevo prima, emotiva della serie tv.

Il primo elemento da sottolineare è la bravura interpretativa di Sir Patrick Stewart. Ci è stata data dimostrazione, sempre che ne avessimo bisogno, della qualità come attore che quest’uomo di 79 anni è ancora in grado di mettere sul set. Se stessimo parlando di un film, non avrei vergogna a parlare di interpretazione da Oscar.

Il secondo elemento, per cui questa serie tv entrerà nei cuori soprattutto di chi ha amato Star Trek: The Next Generation, è tutto legato al concetto di amicizia, empatia, capacità di elaborare le emozioni che le vicende vissute da Picard ci faranno assaporare attraverso momenti anche molti intensi emotivamente parlando, facendoci percepire Picard sia come un amico prezioso ma anche come un Nonno protettivo nei confronti di altri personaggi centrali nella trama.

Picard
Sir Patrick Stewart

L’abbraccio tra la Nuova Generazione e Next Generation

Nella precedente recensione (qui il link per leggerla), avevo anche affrontato il tema di come sarebbe stata assimilata (per usare un termine molto caro a chi conosce bene le vicende di Star Trek: The Next Generation) rispetto ai fans della serie precedente.

Ebbene, da questo punto di vista, posso dire con relativa certezza che il passaggio generazionale c’è stato con un percorso pulito, liscio ed assolutamente naturale. Lo stesso finale (su cui ovviamente non mi esprimerò) lascia la possibilità ad uno sviluppo della serie per altre stagioni in perfetto stile Star Trek.

Per concludersi, i “cameo” portati avanti da altri personaggi provenienti direttamente da Star Trek: The Next Generation hanno dato una sensazione di benedizione nei confronti di Star Trek: Picard.

Star Trek: The Next Generation

Giudizio complessivo

Anche se ho avuto la percezione di alcune incertezze sullo sviluppo di alcuni filoni narrativi paralleli al nucleo della trama, questo non pregiudica assolutamente il prodotto finale che, anzi, risulta nel suo complesso assolutamente godibile.

La forza di questa stagione risiede nell’introduzione che ho fatto.

Star Trek: Picard vi accompagnerà per delle ore, facendovi sia evadere (termine molto azzeccato visto il periodo di quarantena) sia riflettere e, perchè no, facendovi anche scendere qualche lacrima se foste emotivamente esposti per svariate ragioni.

La puntata finale sarà una degna conclusione (forse con un po’ di amaro in bocca) per questa prima stagione.

Se il compito di ogni serie tv dovrebbe essere quella di tenerci incollati allo schermo per essere definita “indimenticabile”, potremo dire che Star Trek: Picard sia senza ombra di dubbio indimenticabile così come lo fu 33 anni fa in quel lontano 28 settembre 1987.

Star Treck:Picard

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Star Trek: Picard, in questa seconda tranche di episodi, non riesce forse ad eguagliare come ambizioni i primi cinque, non sviluppando (per ora) alcuni filoni narrativi che avrebbero meritato forse qualcosa di più. D'altronde, la profondità emotiva, umana, quasi tragica toccata rende comunque questi ultimi episodi assolutamente degni e coerenti di una prima stagione assolutamente godibile.Star Trek: Picard, recensione (no spoiler) degli ultimi cinque episodi. La fine di un viaggio iniziato il 28 settembre 1987