La Grazia dei Re di Ken Liu – recensione

E’ uscito ieri per la collana Fantastica degli Oscar Mondadori La Grazia dei Re di Ken Liu. Il volume è il primo capitolo di una trilogia, la Dinastia del dente di leone, che al momento si compone di due parti. L’opera ha vinto i prestigiosi premi Hugo, Nebula e World Fantasy. Ken Liu è anche conosciuto per i suoi numerosi racconti di genere fantasy e fantascientifico e Mondadori di recente ha pubblicato Star Wars: Le leggende di Luke Skywalker, romanzo ufficiale della saga.

Liu stesso, in alcune interviste, ha parlato di La Grazia dei Re definendolo di genere “silkpunk”, al confine tra il fantasy e la fantascienza. Tale affermazione può trovare conferma, in effetti, in una storia in cui si combatte spesso con aquiloni o barche meccaniche a vapore, ma che presenta anche una componente magica.

BENVENUTI NELL’ARCIPELAGO DI DARA

Fin dalle prime pagine veniamo trasportati nell’arcipelago di Dara, terra ricca di culture diverse e formata da tanti piccoli stati e territori, uniti e governati dall’Imperatore Mapidéré, figura controversa che anni prima aveva deciso di riunire tutti i regni sotto il suo vessillo. Buona parte della popolazione vive oggi felice, ma al costo di numerose vittime. Già nei primi capitoli ci vengono presentati personaggi molto variegati e diversi che sembrano, però, legati da un profondo odio per l’autorità e dalla volontà di cambiare le cose.

La prima parte del romanzo serve all’autore per posizionare tutte le pedine sulla scacchiera e far conoscere nei minimi dettagli la geografia di questo mondo nuovo. Qui le divinità hanno un ruolo fondamentale e regolano la vita e gli ideali di tanti cittadini. Inoltre, le profezie sembrano indicare la via da percorrere a chi decide di credere in esse. Sarà proprio un pesce profetico a dare il là ai tanti eventi che si svilupperanno in queste 600 pagine ricche di azione e scontri sanguinari.

È diventata ormai celebre una frase di un’altra saga fantasy recente: “Quando si gioca al gioco del trono, o si vince o si muore”. Queste parole mi sembrano perfette per descrivere un romanzo come La Grazia dei Re. Dopo una prima parte più lenta e di preparazione, si viene trasportati in una spirale continua di eventi e stravolgimenti che non fanno sentire al sicuro nessun personaggio e cambiano costantemente le carte in tavola.

Mi sono trovato a leggere la seconda parte del romanzo tutta d’un fiato, curioso di capire le strategie messe in campo dai vari schieramenti e l’evoluzione della vicenda, affezionandomi sempre più ad alcuni personaggi.

IL DENTE DI LEONE E IL CRISANTEMO

Tra queste figure che vogliono contendersi il potere emergono due ragazzi, Kuni Garu e Mata Zyndu. A prima vista sembrano appartenere a mondi e classi sociali completamente opposte, ma nel profondo condividono le medesime aspirazioni. I due vengono rappresentati anche tramite una metafora floreale, che ritorna costantemente nel corso del romanzo e lega a doppio filo le loro vite, destinate a incrociarsi in più occasioni. Kuni è il fragile e umile dente di leone che però, con tempo e pazienza, può riuscire a crescere spaccando anche il terreno più duro; Mata invece è un crisantemo, il fiore più nobile, che è raffigurato anche nello stemma della sua casata. Intorno a loro si muovono tutta una serie di figure che arricchiscono questo magnifico arazzo creato dalla penna di Liu.

CONSIGLIATO?

In generale, mi sentirei di consigliare questo volume che, una volta superate le prime pagine, inizia a decollare e trascina il lettore in un gioco in cui la posta in palio è sempre il potere. Un gioco che consuma e corrompe i partecipanti, e nel quale pochi riescono a uscire illesi, nel corpo come nello spirito. E’ una storia che sembra in parte già vista, ma che si distingue e spicca rispetto alle opere dello stesso genere per la rappresentazione dei personaggi e una componente divina che, pur rimanendo in secondo piano, è onnipresente nel corso della narrazione. Alla fine, rimane comunque la curiosità di scoprire come proseguirà la vicenda. Spero che l’attesa non sia troppo lunga.

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Una storia fantasy che sembra in parte già vista, ma che si distingue e spicca nel confronto con le opere dello stesso genere per la rappresentazione dei personaggi e una componente divina che, pur rimanendo in secondo piano, è onnipresente nel corso della narrazione. Impossibile non affezionarsi a Kuni Garu e alla sua sorprendente astuzia.La Grazia dei Re di Ken Liu - recensione