The Politician: la recensione della seconda stagione

Netflix ha rilasciato, lo scorso 19 giugno, i 7 episodi che compongono la seconda stagione di The Politician, serie creata da Ryan Murphy, Ian Brennan e Brad Falchuk con Ben Platt, Gwyneth Paltrow, Judith Light e Bette Midler.

Gli eventi coperti dalla seconda stagione si sviluppano a partire dal salto temporale dell’episodio finale della prima stagione. Durante la season 1 abbiamo fatto la conoscenza di Payton Hobart (Ben Platt), studente del liceo ossessionato dal sogno di diventare presidente degli Stati Uniti. Lo abbiamo visto candidarsi per diventare presidente del consiglio studentesco della sua scuola e abbiamo seguito la sua campagna elettorale formato american high school fino alla sua caduta in rovina. Ora, passati tre anni, Payton è uno studente universitario e vive a New York. Dopo aver inizialmente rinunciato alla sua carriera politica, saranno i suoi amici a farlo tornare nella mischia, convincendolo a intraprendere una campagna elettorale contro la senatrice Dede Standish (Judith Light) per diventare il nuovo senatore dello stato di New York.

Ben Platt
© Netflix
Attenzione! Seguono spoiler. Proseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo!

La recensione della seconda stagione di The Politician

La seconda stagione di The Politician è composta da 7 episodi che, diversamente da quanto accadeva per la prima stagione, sono quasi tutti più brevi di 40 minuti. Il ritmo è incalzante: è chiaro che la serie sia stata pensata per essere fruita un episodio dopo l’altro, in binge watching. C’è da chiedersi se il ritmo concitato non sia uno stratagemma per distrarre lo spettatore dal fatto che la trama sembra passare da una stramberia all’altra, senza analizzare veramente nessun tema.

Trame improbabili e poco profonde

Niente di quello che accade ai protagonisti sembra infatti verosimile o perlomeno credibile – persino per uno show come The Politician. È chiaro infatti che le premesse della serie siano improbabili già dal primo momento: la politica “adulta” raccontata con le dinamiche di un gruppo di liceali (o poco più). Ma anche su questi presupposti, niente di quello che accade nel corso della seconda stagione sembra avere contatto con la più remota realtà: la trama salta da un triangolo amoroso all’altro. Gli scandali che alimentano la campagna elettorale di Payton sono i più strampalati e le elezioni arrivano ad essere decise da una partita a morra cinese.

Gwyneth Paltrow
© Netflix

Qualche mistero irrisolto

Non si capisce come Payton riesca a finanziare la sua campagna, perché i suoi fedelissimi continuino a seguirlo in capo al mondo e sopratutto perché Bette Midler voglia disperatamente mettere le mani su del lubrificante piccante. Al trio autore degli indimenticabili dialoghi di Sue Sylvester vorrei chiedere solo: perché?

Concettualmente, è da applaudire il fatto che la season 2 presenti i personaggi di Gwyneth Paltrow, Judith Light e Bette Midler come donne over 50 che vivono a pieno e non nascondono la propria sessualità. In pratica, il timore è che queste sotto-trame siano state pensate per essere fresche e divertenti, ma nei fatti servono solo per coprire l’assordante silenzio della serie su qualsiasi tema che abbia una qualche importanza. Anche l’impegno di Payton per l’ambiente viene trattato in maniera banale e approssimativa, tanto che potrebbe essere riassunto così: Sapete chi non vota? I giovani. Quelli che hanno a cuore l’ambiente, le tartarughe, le cannucce riutilizzabili e altre cose così.

Il cast di The Politician
© Netflix

In generale, la seconda stagione ripete esattamente lo stesso arco narrativo della prima, con i personaggi secondari che non crescono ma rimangono le stesse identiche persone che erano al liceo e Payton che, ancora una volta, deve venire a patti con la sua moralità e accettarsi per quello che è. In questo quadro, rimane un mistero imperscrutabile la scelta di cancellare con un colpo di spugna la complessità della sessualità di Payton, che passa dall’essere innamorato dell’amico River nella prima stagione ad essere così etero da avere non una, ma ben due fidanzate contemporaneamente. D’altra parte, tutti i personaggi LGBTQ+ sono marginalizzati o completamente cancellati.

Robin Weigert e Susannah Perkins
© Netflix

I punti vincenti

Non è un caso che l’episodio più d’impatto sia quello che meno si concentra sui personaggi principali: “Gli Elettori”, l’episodio 5, introduce una coppia madre-figlia interpretata da Robin Weigert e Susannah Perkins. Le due sostengono candidati diversi e le tensioni (anche generazionali) del loro rapporto sfociano in infinite discussioni su chi dovrebbe essere eletto tra Payton e Dede.

Il cast di The Politician
© Netflix

Il cast rimane una delle poche ragioni per guardare The Politician: le performance di Judith Light e (sopratutto) Bette Midler sono meravigliose. Lo spettacolo rimane visivamente splendido: i costumi dai colori pastello e la fotografia patinata compensano la mancanza di numeri musicali e hanno le impronte creative di Ryan Murphy dappertutto. Rimane però troppo poco per sopperire a una trama affrettata, confusa e troppo spesso improbabile. Peccato.

In attesa di una plausibile terza stagione, dato il finale così aperto dell’ultimo episodio, potete trovare tutti e 7 gli episodi della seconda stagione di The Politician su Netflix.

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La seconda stagione di The Politician è sopra le righe e incalzante, ma non è chiaro se il ritmo concitato sia uno stratagemma per distrarre lo spettatore dal fatto che la trama sembra passare da una stramberia all'altra, senza analizzare nulla veramente. Le belle performance, i costumi dai colori vivaci e la fotografia patinata non riescono a sopperire a una trama affrettata, confusa e troppo spesso improbabile.The Politician: la recensione della seconda stagione