Biohackers: recensione (no spoiler) del nuovo titolo Netflix; quando la pecora Dolly divenne una serie tv

È disponibile su Netflix la nuova serie tv che ammicca al mercato tedesco, a metà strada tra etica ed gioventù.

È sbarcata su Netflix una nuova serie tv che, ne sono certo, farà parlare di sè.

Questo nuovo prodotto, se non altro geograficamente parlando, ha il chiaro intento di raccogliere l’eredità non indifferente di Dark.
Netflix ha già dimostrato di aver colto le potenzialità del mercato europeo (e non solo, basti pensare a The Protector) andando a cercare, spesso con successo, idee e produzioni fino a poco tempo fa totalmente sconosciute.

Il mercato tedesco, una volta relegato al filone poliziesco/psicologico (se non avete pensato subito all’Ispettore Derrick che il disonore ricada sulla vostra mucca cit.) oggi sta dimostrando che potrebbe avere molto da dire anche in settori una volta appannaggio del mercato d’oltreoceano.

Certo, lo stile ha un qualcosa di particolare, molto più profondo ed alla fine meno “leggero” di un corrispettivo statunitense o affini.
Ma la patina di “pesantezza” che costituiva una maledizione per il mercato tedesco sta decisamente lasciando il posto a produzioni decisamente più frizzanti.

L’ispettore Derrick, in onda dal 1974 al 1998

Una trama a metà tra la fantascienza ed il documentario

La trama ha già gli ingredienti giusti per saper coinvolgere da subito:

Una studentessa, appunto tedesca, di nome Mia si iscrive al primo anno dell’università di medicina di Friburgo.
Il suo interesse per la rivoluzionaria tecnologia di biohacking non si limita solo alla scienza ma avrà anche risvolti personali, in quanto il suo obiettivo è anche quello di ottenere la fiducia della professoressa Tanja Lorenz.
Entrambe le figure femminili si capisce già dalle prime battute sono legate da un oscuro segreto che riguarderà il fratello di Mia.

Il mondo giovanile, già abbondantemente sfruttato ed approfondito per i più disparati motivi, forse per la prima volta da molto tempo viene calato nel suo luogo naturale, ovvero il mondo universitario.

Questo particolare che potrebbe sembrare secondario, rispetto ai risvolti della trama, in realtà ne costituisce un aspetto caratterizzante.

La protagonista, insieme agli altri personaggi, al di là delle scelte che andranno a compiere sono prima di tutto studenti.
Sono ragazze e ragazzi che comunque vengono segnati da quell’età che comunque li contradistingue.

Spesso, ai fini della trama, il giovane diviene solo un contenitore di messaggi (coraggio, eroismo, romanticismo, sacrificio) che se anche fanno parte di quella fascia d’età che va dai 18 ai 30 anni, viene messa su schermo come se a viverli fossero già uomini e donne di 45/ 50 anni.

In Biohackers, al di là che possano essere apprezzati o meno gli sviluppi della trama, di fronte a noi avremo sempre dei personaggi in cui tantissimi adolescenti/ giovani donne o uomini potranno immedesimarsi.

Una foto del cast

Il cast

L’elenco dei nominativi, per i più, sarà un susseguirsi di nomi probabilmente sconosciuti ma non fatevi ingannare!

Per quanto non esenti da alcune cadute interpretative o forzature, la performance globale è assolutamente all’altezza delle aspettative.

Il cast della serie comprende le due protagoniste/antagoniste Luna Wedler nel ruolo di Mia Akerlund; Jessica Schwarz nel ruolo della professoressa Tanja Lorenz; Thomas Prenn nel ruolo di Niklas; Adrian Julius Tillmann nel ruolo di Jasper.

Inoltre ci saranno Caro Cult, Jing Xiang, Sebastian Jakob Doppelbauer e Benno Fürmann.

I temi etici: quando Dolly divenne star

Era il 5 luglio del 1996.

In Scozia, nel regno Unito, vedeva la luce il primo mammifero clonato: era una pecora e venne chiamata Dolly.

Grandissimo fu il clamore, sia mediatico che scientifico (ed anche religioso). All’epoca, sembrava di essere ad un passo dalla clonazione umana. Le potenzialità erano pressochè infinite. Il potere di Dio sembrava a portata di mano.

I dibattiti furono anche lancinanti, in quanto il tema etico era pressante: avere il potere di fare qualcosa, dava il diritto di farlo?
La storia poi prese una strada tutta sua, come al solito, e quello che sembrava l’inizio di un percorso inarrestabile in realtà presentò una serie di problematiche legate, soprattutto, all’invecchiamento precoce del soggetto ben oltre il naturale decadimento cellulare dell’invecchiamento.

L’impatto nella cultura fu comunque enorme. Si cominciò a parlare di ingegneria genetica come se fosse il calcio, penetrando l’immaginazione collettiva anche nel mondo cinematografico (Jurassic Park era giusto del 1993) con tantissimi prodotti.

Biohackers, da un certo punto di vista, ci fa fare un passo indietro a quei tempi, affrontando con una disinvoltura e padronanza tipica del mondo giovanile, argomenti che per i nostri genitori furono estremamente “traumatici”.

questo non toglie che vi siano alcune forzature o addirittura sbavature nel tentativo di “normalizzazione” di argomenti che comunque hanno un indice di complessità intrinseca notevole.

Questo, d’altrocanto, potrebbe permettere un avvicinamento di fasce della popolazione ad una branca della scienza, la bioingegneria appunto, la cui importanza è, quasi trentanni dopo la nascita di Dolly, diventata strategica per la nostra civiltà.

La pecora Dolly

Conclusioni

Al di là delle varie riflessioni condotte, Biohackers è una serie tv che ha molto da dire su molti fronti.

Dal settore “teen” che ha dimostrato di essere estremamente proficuo economicamente parlando, al settore scienza/fantascienza visti i temi trattati al settore suspence/coinvolgimento peri misteri imbastiti, i rivolti ed i colpi d scena presenti nella serie tv.

Se un potenziale rinnovo sembra scontato, meno scontata è la direzione degli eventi che la serie tv potrebbe prendere.
Con un finale di stagione che, oltre a gettare un palese ponte ad un seguito vuole dare un nuovo piano ai fatti accaduti, bisognerà vedere se le scelte narrative sapranno essere all’altezza dei messaggi e delle ambizioni che Biohackers ha dimostrato di voler perseguire.

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