back to top

Ted Lasso: la recensione della serie Apple TV; sfumature di commedia calcistica

Dal 14 Agosto è disponibile su Apple TV+ Ted Lasso, una nuova serie a tema calcistico, distribuita al lancio con 3 episodi e poi con un episodio ogni venerdì, fino a un totale di 10. L’ultima puntata, rilasciata venerdì 2 Ottobre, ha chiuso la serie concludendo un climax scontato ma entusiasmante. Sarà riuscito Ted Lasso a confermare quanto di buono visto nelle nostre prime impressioni?

Creata da Bill Lawrence e Jason Sudeikis (che ne interpreta il protagonista) la serie è basata su un personaggio che Sudeikis interpretò in origine per una serie di pubblicità dedicate alla Premier League e realizzate per NBC Sports.

Ted Talk (forse un po’ troppo)

Riprendiamo l’incipit della trama riportato nelle nostre prime impressioni. Ted è un allenatore di football americano al college che viene assunto per allenare una squadra di calcio della Premier League, l’AFC Richmond. Nonostante la sua inesistente conoscenza del calcio, Ted decide di accettare la sfida, portando con sé il suo collaboratore, Coach Beard. Lo aspetta, quindi, una serie di ardue sfide, a partire dalla sua totale ignoranza delle regole del calcio. Tra la comica diffidenza dei giocatori e il tentativo di sabotaggio da parte della Presidente stessa della squadra, Ted dovrà convincere tutti.

La narrazione delle vicende del Richmond è tremendamente scontata e romanzata. Eppure, nonostante tutto, non si può fare altro che tifare per la squadra protagonista della serie e per le sue vicende. Il finale, magari prevedibile, riesce a suscitare un genuino sentimento di partecipazione nello spettatore. Questa capacità di creare una così forte empatia nei confronti di chi guarda Ted Lasso è sicuramente da premiare, nonostante, fondamentalmente, non ci siano grandi colpi di scena nella trama. È un merito ed è la dimostrazione che il messaggio vero della serie raggiunge, che il plot è costruito in modo soddisfacente e che dei personaggi, soprattutto il protagonista, si finisce inevitabilmente per innamorarsene.

Rimane che, comunque, Ted Lasso costruisce un crescendo iniziale molto forte nelle prime 7 puntate e si sgonfia nelle ultime 3. Si perde un po’ di verve comica, alcune vicende e sviluppi dei personaggi si banalizzano e si appiattiscono, in generale sembra quasi che si debba correre improvvisamente verso la fine. Il fatto è che Ted Lasso è un curioso esperimento, con tempi da tipica serie comedy americana organizzati con una trama fatta e finita. È un po’ un The Office calcistico concentrato in 10 puntate e ingabbiato in una sceneggiatura vincolante.

One Man Show

Il vero punto di forza della serie, però, è il suo protagonista. Ted (Jason Sudeikis), come dicevamo nelle nostre prime impressioni, è un personaggio incredibilmente calviniano, leggero e profondo allo stesso tempo. È un commediante teatrale prestato all’arte televisiva, capace di prendersi il palcoscenico senza bisogno di sfociare nell’irriverenza. Ted è l’incarnazione del melting pot di due culture comiche che riesce a realizzare la serie, un umorismo British leggero e accennato e il tipico situazionismo americano sfrontato e rumoroso. Il modo in cui le inquadrature e la sceneggiatura riescono continuamente a esaltare Ted è eccellente, così come la sua capacità di reggere in qualunque situazione. Ted Lasso convince anche quando è triste, anche quando è immerso nella sua piccola tragedia personale, perché si mantiene personaggio genuino e gigante sul palcoscenico.

Gli altri personaggi, come è prevedibile, si dividono tra più riusciti e meno efficaci. Tra i primi, sicuramente il compagno di Ted, Coach Beard (Brendan Hunt), così come la Presidente della squadra, Rebecca (Hannah Waddingham). Mentre il Coach è una perfetta spalla da serie comedy, Rebecca è il personaggio ambiguo, ma fondamentalmente buono, magari un po’ scontato, ma tutto sommato funzionale al racconto. Sui calciatori della squadra, non si registrano picchi né in negativo né in positivo, ed è dovuto ad una riflessione che faremo successivamente. Meno riusciti, invece, Nathan (Nick Mohammed), troppo banale, e Keeley (Juno Temple) il cui carattere andava sviluppato meglio.

Il doppiaggio dei personaggi è eccellente, sia in lingua originale che in italiano. Anche il lato tecnico è notevole, con inquadrature sempre perfette, musiche azzeccate e una durata delle puntate particolare (30 minuti circa), ma adeguata.

Bipolarità

In Ted Lasso convivono due anime. Una più fresca, innovativa, quasi avanguardista, che fonde due culture di ironia così diverse tra loro e lo fa attraverso dialoghi eccellenti e un protagonista semplicemente clamoroso. E poi ce n’è una, comunque importante, meno efficace, che coinvolge soprattutto l’ambito prettamente sportivo. La caratterizzazione dei giocatori viaggia su stereotipi ben definiti, consapevolmente, ma a volte si dimentica di dinamiche reali indispensabili. Facendo un esempio, le dinamiche di spogliatoio sono talmente banalizzate che non riescono a simulare neanche lontanamente un’identità calcistica reale.

La serie è piena di cliché, talmente tanti che dettagli come le interviste pre-partita a Ted Lasso sembrano quasi le interviste pre-impostate quando si gioca a Football Manager o ad un qualsiasi altro videogioco calcistico manageriale. È una scelta ben precisa? Probabilmente sì, il messaggio della serie è un altro e, come detto, l’obiettivo è raggiunto. Ma tutto a volte sembra estremamente forzato e cozza con quella vena leggera e aperta che pervade tutta la sceneggiatura.

Come anticipato in precedenza, i personaggi della serie sono ingabbiati in un plot che ne limita terribilmente le possibilità. Strutturata come un comedy vero, certe dinamiche esploderebbero e alcuni cliché sarebbero più digeribili. Nessuno si aspetta che in un distretto di polizia le cose funzionino come in Brooklyn 99, eppure l’immedesimazione dello spettatore è totale. È chiaro che l’obiettivo di Ted Lasso sia ben diverso, ma magari, per la futura seconda stagione, è plausibile aspettarsi un voler tendere maggiormente all’aspetto ironico, abbandondando certi paletti di sceneggiatura.

L’allenatore rampante

Ted Lasso è una serie sorprendente, fresca, genuina. Nonostante qualche sbavatura nella sceneggiatura e una quantità infinita di cliché, la trama appassiona e riesce anche ad emozionare. Il protagonista è mastodontico, un personaggio calviniano unico, teatrale, che riesce ad essere contemporaneamente un cavaliere romantico e un barone rampante. È una serie che fonde apparenti ossimori, come la cultura british con quella americana, la letteratura novecentesca con l’epica romanza, l’ambito sportivo con il comedy. Ne viene fuori un esperimento avanguardista, non sempre riuscitissimo, ma comunque innovativo e godurioso.

Sappiamo già che la serie è stata rinnovata per una seconda stagione, segnale di grande fiducia da parte di Apple. E le aspettative sono davvero altissime, data la qualità di questa prima stagione. Alla serie dico, riprendendo la battuta finale di Ted: Avanti, sempre avanti, come i pesci rossi.

Continuate a seguirci, qui su NerdPool.it e sui nostri social, per non perdervi le prossime novità legate ad Apple TV+, e non solo.

CORRELATI

Ted Lasso è una serie sorprendente, fresca, genuina. Nonostante qualche sbavatura nella sceneggiatura e una quantità infinita di cliché, la trama appassiona e riesce anche ad emozionare. Il protagonista è mastodontico, un personaggio calviniano unico, teatrale, che riesce ad essere contemporaneamente un cavaliere romantico e un barone rampante. È una serie che fonde apparenti ossimori, come la cultura british con quella americana, la letteratura novecentesca con l'epica romanza, l'ambito sportivo con il comedy. Ne viene fuori un esperimento avanguardista, non sempre riuscitissimo, ma comunque innovativo e godurioso.Ted Lasso: la recensione della serie Apple TV; sfumature di commedia calcistica