Persona 5 Strikers: la nostra recensione

Se siete curiosi di scoprire pregi e difetti di Persona 5 Strikers, la nostra recensione è ciò che fa per voi!

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Lo scorso anno SEGA e Atlus hanno lanciato sul suolo giapponese Persona 5 Scramble, seguito dell’acclamato JRPG che abbandona i turni in favore di combattimenti action in chiave musou. Nato dalla collaborazione tra P-Studio e Omega Force, questo interessante progetto ci ha messo una certa dose di curiosità fin dal suo annuncio, spingendoci ad attenderlo con una certa trepidazione. Tuttavia, dopo mesi di incessante silenzio circa la sua localizzazione abbiamo iniziato a temere il peggio, fortunatamente le cose sono andate a nostro favore. Ribattezzato come Persona 5 Strikers, il titolo è arrivato in occidente lo scorso 23 febbraio 2021 con tanto di localizzazione dei testi in italiano.

Prima di addentrarci nel vivo dell’analisi e a scanso di equivoci, cominciamo col dire che Persona 5 Strikers prosegue gli eventi dal finale di Persona 5, senza tener conto dei contenuti aggiunti in Royal. Difatti, sebbene Strikers sia stato rilasciato soltanto nel 2020, il suo sviluppo è partito già nel 2016, dopo la release di Persona 5 in Giappone. Nel corso della storia non troverete dunque alcun riferimento a Kasumi Yoshizawa, personaggio introdotto proprio in Royal. Detto ciò, le vicende hanno inizio un anno dopo il suddetto finale, con la reunion di Joker e compagnia a seguito delle vacanze estive.

Nuove avventure per i Ladri Fantasma

Siamo al termine di luglio e i nostri protagonisti sono pronti a fare baldoria, quel che non sanno è che presto dovranno tornare in azione. In tutto il Giappone hanno iniziato a verificarsi strani casi riconducibili ai “Change of Hearts”, di conseguenza la polizia decide di indagare sui Ladri Fantasma. Come se non bastasse, nel corso dei preparativi per i festeggiamenti, Joker, Ryuji e Morgana si ritrovano improvvisamente nel Metaverso. Da lì a poco i nostri scoprono una versione alternativa di Shibuya – detta Prigione – che viene controllata da un Monarca. Tra l’altro, il primo faccia a faccia con la Monarca della zona si conclude in svantaggio per i suddetti, i quali vengono gettati nelle fogne. In questo frangente Joker e co. scoprono e liberano Sophia, un’avanzatissima i.a. dal passato sconosciuto (strano, vero?) che decide di unirsi ai Ladri Fantasma.

Tra vecchie e nuove conoscenze

Più in generale, in termini narrativi possiamo dirvi che Persona 5 Strikers non si discosta troppo dal capitolo precedente, giacché tratta tematiche simili ma da un’altra prospettiva. A differenza di Persona 5 però l’avventura non è ambientata unicamente a Tokyo bensì assume la forma di una storia on the road. Dal punto di vista dei personaggi, ciò significa che il focus è incentrato su poche figure chiave, ciascuna dei quali ha uno scopo preciso. Vengono esplorati più a fondo i nostri protagonisti, anche se per parte di essi non c’è una reale crescita.

Ci teniamo a spendere qualche parola per i due nuovi personaggi di rilievo introdotti su Strikers, ovvero Sophia e Zenkichi Hasegawa. Come vi abbiamo anticipato, la prima è un’i.a. che non ricorda nulla del suo passato e che vuole scoprirne di più sulla natura umana. Ammettiamo che non ci ha fatto impazzire perché appartenente ad un archetipo trito e ritrito, ma lo stesso non si può dire di Zenkichi, l’ispettore messo sul caso dei Ladri Fantasma. A differenza di Sophia è un personaggio dotato di qualche sfumatura in più, e nonostante la sua storia abbia un’evoluzione abbastanza prevedibile, ci ha convinti appieno. Quanto ai Monarchi, funzionano in modo analogo ai signori dei Palazzi, quindi il loro ruolo si esaurisce dopo il cosiddetto Change of Heart.

Un musou atipico

Già dalle prime due o tre ore si capisce che Persona 5 Strikers non è il solito musou. Il ritmo di gioco è piuttosto lento poiché viene dato grande valore alla narrativa, che si prende il suo tempo per introdurci alla nuova minaccia. Proprio come in Persona 5 il gioco divide nettamente le fasi nel mondo reale e quelle nelle Prigioni, in cui prevalgono esplorazione e combattimenti. Non sono presenti però elementi marcati da social-sim come nella serie principale, anche se c’è una meccanica legata ai legami che vi spiegheremo dopo. Ciò che non manca invece è quella metodica ridondanza che caratterizza anche il capitolo principale, per cui aspettatevi di fare le stesse cose per quasi ogni tappa e Prigione dell’avventura.

In termini di gameplay, le sezioni nel mondo reale non hanno molto da offrire e nella maggior parte dei casi vi ritroverete a investigare sulle motivazioni dei Monarchi cercando informazioni dai passanti. In alternativa, potrete andare in giro per negozi alla ricerca di nuove ricette per la cucina oppure potrete scambiare quattro chiacchiere con i vostri compagni. Le cose cambiano nelle Prigioni, che offrono un mix di esplorazione e combattimenti ben riuscito. La maggior parte di queste location solitamente è suddivisa tra una zona open e un castello. Se in Persona 5 l’obiettivo è quello di raggiungere i Tesori celati all’intero dei Palazzi per poter affrontare il boss di turno, in questo caso parte dell’esperienza consiste proprio nell’intrufolarsi nei castelli, che a loro volta contengono i Desideri. Riuscire nell’impresa non è così facile, perché ogni Prigione è alimentata da tre nuclei che fanno da fonti di potere. Il bello dell’esperienza risiede proprio nel raggiungere quest’ultime, perché ogni mappa offre situazioni o enigmi che la rendono differente.

Dungeon per tutti i gusti

Proprio come per i Palazzi, ogni Prigione è caratterizzata ottimamente sia in termini artistici che di struttura. Alcune sono più articolate dal punto di vista del level design (soprattutto in elevazione) altre invece si basano su meccaniche abbastanza singolari. Una di queste ad esempio ha la tipica struttura da musou classico, ma è legata ad una serie di teletrasporti che ne rendono l’attraversamento meno lineare. L’esplorazione di Persona 5 Strikers è inoltre influenzata da una serie di elementi che permettono di spostarsi da una parte all’altra con grande facilità. Ci sono appigli per salire sulle zone sopraelevate, cavi per passare da un edificio all’altro e così via. Nonostante ci sia una sola strada per raggiungere i vari torrioni che contengono i nuclei, questi escamotage danno l’impressione che l’esplorazione sia più articolata e profonda di quanto non lo sia realmente.

La dimensione delle mappe non è elevatissima: esse infatti prevalgono più in termini di densità che di vastità, pertanto non aspettatevi mappe simili a Dynasty Warrior, bensì qualcosa di più vicino a P5. Non mancano nemmeno diversi elementi dello scenario con cui interagire ai fini del combattimento. Alcuni di essi sono utili alla risoluzione di alcune battaglie, mentre altri vi permetteranno di eseguire particolari mosse denominate Guizzo Fantasma. Infine, sono presenti sezioni in 2D (che ci hanno ricordato i cambi di prospettiva del primo NieR) che aggiungono una semplice componente platform al titolo. Sia chiaro, non è nulla di trascendentale, ma ci teniamo a rimarcare che ogni elemento contribuisce a rendere le Prigioni più interessanti.

Azione in tempo reale

Veniamo ora al combat system, l’elemento che forse destava più interrogativi e che più ci ha sorpreso, nonostante qualche decisione infelice. Iniziamo dicendo che le modalità attraverso cui si svolge l’azione sono le medesime che in Persona 5. Salvo determinati combattimenti imposti dal gioco (boss e mid-boss), in qualità di Ladri Fantasma dovrete agire principalmente in stealth. Utilizzando gli elementi dello scenario o semplicemente sorprendendo i nemici alle spalle, potrete fargli un agguato. La battaglia vera e propria comincia dopo una brevissima transizione dello scenario (come su P5): nel caso di un agguato i nemici saranno storditi e potrete eseguire un All Out Attack con cui infliggerete tantissimi danni. Molteplici combattimenti contro i nemici più deboli possono essere superati così nel giro di qualche istante, ma le cose cambiano contro quelli più coriacei.

Spesso capita di imbattersi in nemici dotati di armatura, e per poterli danneggiare seriamente diventa necessario sfruttare le loro debolezze. Ci sono sostanzialmente tre modi per farlo: attraverso le combo che evocano i Persona, utilizzando le magie elementali o sfruttando gli elementi dello scenario, se presenti. Utilizzando determinate combo i nostri protagonisti evocano i loro Persona che a loro volta scatenano attacchi elementali. In alternativa, premendo il tasto R1 (su PlayStation) vedrete fermarsi lo scorrere del tempo in seguito all’apertura del menu con le abilità del vostro Persona. In tal modo potrete selezionare la magia o l’abilità che fa al caso vostro in tutta comodità al costo di SP o HP. Quanto agli scenari, spesso sono presenti elementi che se utilizzati fanno danni di un determinato elemento. Ad esempio, facendo cadere delle impalcature causerete danni fisici, oppure facendo esplodere un’auto causerete danni da fuoco, ecc.

Nel vivo dell’azione

Tornando ai nemici corazzati, potrete riconoscerli dalle maggiori dimensioni rispetto ai “minion” e dalle icone a forma di scudo poste sotto la loro barra della salute. Per distruggere ogni singolo scudo serviranno diversi attacchi elementali, e non appena li avrete distrutti tutti potrete far partire un attacco di squadra devastante. Dopodiché, se il nemico è particolarmente forte dovrete ripetere tutto da capo. Considerando l’estrema facilità con cui si eliminano molti nemici, il sistema adottato da Omega Force ha senso al fine di garantire un po’ di sfida. Molti di questi nemici sono tuttavia delle vere e proprie spugne, e se non si possiedono i Persona con gli elementi giusti, i combattimenti potrebbero durare più del necessario. Per rendere il tutto più divertente sarebbe bastata una finestra di tempo più ampia in relazione allo stordimento, così da poter eseguire qualche attacco extra prima di dover utilizzare l’attacco di gruppo.

Ci sentiamo di criticare anche la gestione delle battaglie coi boss, che si affrontano quasi tutti con le medesime modalità. Nello specifico, ci si ritrova dinanzi ad avversari di notevoli dimensioni, con parecchia vita e scudi che possono essere indeboliti grazie all’ausilio degli scenari. A conti fatti si tratta di combattimenti reskinnati, diversi a livello visivo ma uguali nella sostanza ed è un gran peccato visto il potenziale. Perlomeno il boss finale di Persona 5 Strikers ci è piaciuto particolarmente perché ci ha dato quel feeling tipico dei JRPG.

Ladri guerrieri alla riscossa

In tutto ciò non abbiamo ancora parlato dei Ladri Fantasma, uno dei maggiori punti di forza di Persona 5 Strikers. Omega Force è riuscita a mantenere il lato più cool delle movenze dei nostri protagonisti e guardarli in azione è semplicemente fantastico. Ciascuno dei personaggi giocabili dispone di uno stile di combattimento estremamente differente che dà al gameplay un feeling unico. In termini di combo funzionano tutti allo stesso modo, con stringhe di mosse via via più lunge composte da quadrato e triangolo. Ognuno di essi però dispone di abilità speciali attivabili con la singola pressione del tasto triangolo. Makoto può infiammare i suoi pugni, Yusuke può caricare dei fendenti con la iaido e così via, con mosse influenzate dal loro stile. Man mano che li utilizzerete manualmente sbloccherete anche i talenti magistrali, una serie di tecniche o effetti speciali che si aggiungono al repertorio di mosse.

Ultimi ma non meno importanti gli attacchi speciali, mosse devastanti attivabili con la pressione simultanea triangolo e cerchio, utilizzabili riempiendo un indicatore apposito. Il titolo offre anche una serie di potenziamenti sbloccabili spendendo punti nella schermata dei legami. Progredendo nell’avventura, assecondando alcuni desideri dei membri del gruppo o completando le Richieste, riempirete la barra dell’affinità. Esistono abilità di varia natura, alcune di tipo passivo legate agli attributi di Joker e compagni oppure di tipo attivo, in relazione al sistema di combattimento. Ad esempio, eseguendo schivate perfette è possibile eseguire un contrattacco con il proprio persona. Anche in questo caso non possiamo fare a meno di notare la cura posta dal team di sviluppo rispetto ai tradizionali musou. Sfortunatamente il sistema di combattimento soffre di una lacuna che gli avrebbe permesso di guadagnare molti punti, stiamo parlando delle cancel. Se fosse stato possibile eseguire tali manovre, il titolo in questione avrebbe potuto distinguersi maggiormente.

Persona 5 Summer Edition

Speriamo di essere riusciti a darvi un quadro generale dell’esperienza offerta da Persona 5 Strikers, ma ci sono ancora alcuni elementi di cui non abbiamo parlato. Primo tra tutti il sistema di Richieste. Si tratta delle missioni secondarie del gioco, che comprendono incarichi di varia natura. Nella maggior parte dei casi viene richiesto di tornare nelle Prigioni già completate per eliminare nemici o cimentarsi in particolari sfide. Molte richieste possono essere completate più volte e alcune di esse sono indispensabili per sbloccare equipaggiamenti, nuovi articoli nel negozio di Sophia o specifici perk. In diverse tappe del gioco però può capitare che le richieste vengano fatte direttamente dai nostri compagni. Si tratta di missioni disponibili finché non si prosegue verso la tappa successiva e, oltre a ricompensarci con oggetti particolari, incrementano la barra del legame. Non è paragonabile al social-sim ma è comunque un elemento gradito.

Spendiamo anche qualche parola per l’HUB di gioco, compito asserito dal camper dei Ladri Fantasma. Qui è possibile svolgere tutte le mansioni preparative prima di andare in missione, come accettare le suddette Richieste, acquistare oggetti al negozio di Sophia (che dispone di articoli scontati) o cucinare manicaretti. A differenza di Persona 5 è possibile cucinare quanti più piatti possibili, a patto che si abbiano gli ingredienti a disposizione.

Ultima ma non per importanza la Velvet Room (in italiano Stanza di Velluto), che come al solito permette di fondere e potenziare i Personae. Come dovreste sapere, in qualità di Trickster Joker possiede l’abilità di utilizzare più Personae oltre ad Arsène, caratteristica che lo rende imprescindibile nel party. Se siete amanti del completismo, anche questa volta avrete pane per i vostri denti.

Comparto tecnico e direzione artistica

Concludiamo questa recensione per affrontare le questioni tecniche ed artistiche dell’opera. Nel caso non si fosse capito, Persona 5 Strikers è un gioco che mantiene tutto il carattere del suo predecessore. La maggior parte delle mappe ha una direzione artistica sopraffina con niente da invidiare ai Palazzi. Certo, il comparto tecnico non è nulla di eccezionale e di tanto in tanto saltano all’occhio texture con una risoluzione bassina. Il risultato raggiunto è comunque di buon livello, specie se confrontiamo il titolo con altre opere di Omega Force. Ad ogni modo, la direzione artistica nasconde adeguatamente le lacune tecniche. Sono presenti anche due differenti modalità visive, una che dà la precedenza alla grafica e una per il frame rate, noi ovviamente vi consigliamo quest’ultima.

Non abbiamo riscontrato grossi problemi in termini di bug, anche se in alcuni frangenti abbiamo visto nemici bloccarsi o camminare in modo ambiguo. Più che buono anche il livello di sfida che a livello normale – in alcune situazioni – ci ha dato del filo da torcere. I nemici più coriacei infatti sono più agguerriti della solita carne da macello dei musou, merito delle svariate tecniche ad area dei Persona.

Come sempre siamo rimasti soddisfatti sia dalle cut-scene con il motore di gioco che di quelle animate, semplicemente eccezionali. Lo stesso vale per la colonna sonora, che vanta tracce di Persona 5 arrangiate in chiave leggermente più rock e tante altre inedite, realizzate per l’occasione. I compositori di Koei Tecmo si sono letteralmente superati.

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Persona 5 Strikers ha superato di gran lunga le nostre aspettative. Nonostante alcune sbavature nel sistema di combattimento e nelle battaglie coi boss - da rivedere quasi totalmente - Koei Tecmo e Atlus sono riusciti a confezionare un seguito degno del nome che porta. In termini narrativi non stravolge particolarmente la formula già collaudata, e propone una serie di situazioni legate a tematiche dotate di un certo peso ma comunque sviluppate in modo leggero. Non mancano nemmeno momenti più spensierati, capaci di rubare più di qualche risata, il tutto per una durata di circa quaranta ore che non ci hanno annoiato un istante. Aggiungeteci una direzione artistica prelibata ed il gioco è fatto: ecco che avrete per le mani uno dei migliori musou realizzati negli ultimi anni. È un titolo perfetto per chi ha giocato e apprezzato Persona 5 ma che non disdegna un po’ di sana azione. Se invece non avete ancora messo le mani sul JRPG di Atlus attenzione, perché vi ritrovereste nel bel mezzo di un gruppo già affiatato di cui non sapete nulla, perdendovi tantissimi riferimenti. Persona 5 Strikers: la nostra recensione
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