The Falcon and The Winter Soldier ep. 2. Incontri

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Alla fine dell’episodio della scorsa settimana di The Falcon and the Winter Soldier, abbiamo avuto il nostro primo assaggio di John Walker, l’uomo che l’esercito americano ha scelto per sostituire Steve Rogers come Captain America.

Non è tutto oro…

Se Walker sta lottando con qualche dubbio sul fatto che meriti di indossare il costume, come sembra nei primi momenti dell’episodio, non lo dimostra.

Quello che getta qualche ombra sul suo ruolo è la duplicità che evidenzia quando, nell’intervista a “Good Morning America”, definisce Cap come un “fratello”, provocando la reazione di Bucky, che va a rimproverare Falcon per aver permesso tutto quello. Walker sembra ben intenzionato (come si scoprirà più avanti) a non permettere a nessuno di intralciare la sua missione “di rappresentanza”. Questo suo ondeggiare tra immagine di bravo ragazzo “all American” e una certa oscurità e durezza nel difendere il suo ruolo sembra aprire a sviluppi abbastanza interessanti. Non è tutto oro quello che luccica.

Una coppia che ritorna

L’episodio 2 riguarda, comunque, il mantenere la promessa del titolo della serie. Tutti quelli che si sintonizzano per guardarla si aspettano che i due, finalmente, scambino battute e combattano fianco a fianco. La chimica della coppia, del resto, che si era già vista in Civil War, cambia davvero l’energia dello show. Ci sono meno rimuginature, stavolta e più battute.

Come nella sequenza di apertura la scorsa settimana, anche questo episodio trova la sua climax in una lunga sequenza di inseguimento e combattimento, piena di effetti speciali ingegnosi. Falcon e Bucky, combattendo fuori Monaco contro i misteriosi “blip-terroristi” detti Flag-Smashers, scoprono che sembrano essere “super soldati”, come Steve e Bucky stesso. L’intervento di Walker e del suo compagno, Battlestar, fa intendere chiaramente che le due supercoppie non avranno un rapporto facile e che le sequenze più action saranno “pepate” da questo conflitto. Probabilmente, amici, si tratterà di una delle maggiori novità rispetto ai toni più prevalentemente cupi e seriosi degli ultimi due film di Captain America.

E che di una maggiore ironia, tipica della Casa delle Idee, si faccia uso in questa serie, lo dimostrano le scene della “terapia di coppia” Sam-Bucky, ben coordinate sul filo dello humour e ancora una volta sostenute, in italiano, da due bravi doppiatori come Baldini (Sam) e Coltorti (Bucky), eccellenti – nel resto delle loro carriere – sia nei ruoli drammatici che in quelli più “comici”. Non fanno rimpiangere l’originale con Mackie e Stan.

Elementi sociali

Inoltre, i momenti migliori di questo episodio arrivano quando Bucky porta Sam a Baltimora per incontrare Isaiah Bradley (Carl Lumbly), un veterano del programma dei supersoldati statunitensi che potrebbe essere in grado di aiutarli a capire le origini dei Flag-Smashers. Isaiah li scaccia rabbiosamente, in parte perché non si fida dell’ex agente dell’Hydra Bucky e in parte perché non si sente obbligato ad aiutare un governo che una volta lo trattava come un esperimento – e che lo ha, per giunta, abbandonato.

Non è menzionato, infatti, nell’episodio, ma nei fumetti anche Bradley indossa, per breve tempo, l’uniforme di Captain America. E proprio come la disputa su chi diventerà l’eroe e chi diventerà il “gregario” vista a Monaco, l’accoglienza di Bradley deve irritare Sam perché solleva un’altra dicotomia: chi viene ricordato nei libri di storia e chi diventa una nota a piè di pagina. Del resto, Sam sta sperimentando, anche in questa puntata, che essere black nell’America di oggi è ancora un crisma non propriamente buono.

Del resto, quello razziale sta diventando un elemento portante della seria, anche se questa settimana gli scrittori l’hanno affrontato principalmente usando accenni provocatori: come quando un bambino a Baltimora chiama Sam “il falco nero”, e quando Isaiah si riferisce alla “gente” di Bucky e quest’ultimo deve chiarire a Sam che intendeva l’Hydra, non i bianchi.

Infine, l’episodio mostra che la serie intenda omaggiare i telefilm action chiudendosi, ancora una volta, con un tipico cliffhanger da serie tv anni Ottanta: il prossimo incontro con un supervillain che, di fatto, nel MCU non si vedeva da almeno sei anni (nella timeline degli eventi). Ovviamente, se non l’avete già visto, non vi sveliamo chi sia.

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