NerdPool intervista Francesco Artibani e Valentina De Poli per i vent’anni di W.I.T.C.H. – ESCLUSIVA

Abbiamo avuto il piacere e il grande onore di intervistare Francesco ArtibaniValentina De Poli in occasione dell’uscita di W.I.T.C.H. 2001-2021, un volume pubblicato da Giunti Editore che celebra il ventesimo anniversario della famosa serie a fumetti che ha appassionato un’intera generazione di lettrici.

L’INTERVISTA

Ciao Valentina e Francesco e benvenuti su NerdPool! Iniziamo con il chiedervi chi sono Valentina De Poli e Francesco Artibani? Presentatevi al nostro pubblico!

VALENTINA: “Quante righe ho? Sono una chiacchierona… Cerco di andare al sodo: sono Valentina, dal 2001 al 2007 direttore di Witch e fino al 2018 di TOPOLINO. Amo il fumetto, il giornalismo e l’arte di comunicare”.

1 – Avete rispettivamente diretto e sceneggiato il magazine che ospitava il fumetto di WITCH, lo avete visto nascere e crescere insieme alla storia e ai suoi personaggi. Potete dirci secondo voi qual è stato il motivo del suo successo visto che a venti anni di distanza siamo qui a celebrarlo con il volume WITCH Vent’anni di magia?

FRANCESCO: È una serie che è riuscita a raccontare qualcosa di nuovo andando a raggiungere un pubblico enorme e, soprattutto, trasversale perché a leggere le avventure delle cinque Witch non erano solo ragazze ma anche tanti ragazzi. Questo è stato possibile raccontando storie universali che parlavano di amicizia, scuola, famiglia, amori ma anche di coraggio, condivisione, solidarietà e rispetto. Questi temi, quel linguaggio, erano comprensibili in ogni angolo del mondo e il successo internazionale della serie lo ha dimostrato.

VALENTINA: Con il senno di poi, visto come si è evoluto dal 2008 il mondo della comunicazione – la nascita delle prime app, l’ingresso definitivo nell’Era Digitale – credo che in quel momento si fosse creata la congiunzione astrale perfetta per il pubblico delle tweens, e già il “title” la dice lunga: il salto tra l’essere bambina e l’adolescenza è sempre stato netto, ma dalla fine degli anni ’90 il mondo ha cominciato a interessarsi anche di quel mondo di mezzo (inbetween, non più bambine, non ancora adolescenti). I giornali per tweens erano al top da qualche anno con vendite da capogiro (io venivo da lì), in Disney c’era stata l’esperienza di PK che aveva rotto tutti gli schemi narrativi e di rapporto con i lettori e l’idea incredibile di chi ha creato la serie di lavorare su una trama anch’essa inbetween – tra fantasia e realtà, il mondo in cui si muovono le ragazze a quell’età – era perfetta. Sembrava che le lettrici non aspettassero altro: un mondo in cui identificarsi, il loro mondo magico che però le metteva di fronte al fatto che stavano diventando grandi!  In più in quel periodo c’è stata l’affermazione del Publishing Disney italiano come centro di produzione internazionale: avere il consenso dei licenziatari Disney di tutto il mondo è stato un fattore importantissimo per l’evoluzione del giornale.

2 – Credete che oggi una storia come WITCH avrebbe lo stesso successo? O su cosa si dovrebbe concentrare un fumetto per attirare i ragazzi o le ragazze di oggi?

F: Bella domanda! Sono passati vent’anni, un’intera generazione e gli adolescenti di oggi sono un altro universo. La loro rappresentazione sulle pagine della serie dovrebbe essere diversa, non una semplice rilettura estetica o di superficie (aggiornandole per esempio sul piano della moda o dei gadget tecnologici di uso quotidiano); andrebbero messe in scena delle adolescenti più complesse e consapevoli, più vicine ai modelli reali. E di sicuro uno sceneggiatore cinquantenne non sarebbe la persona più adatta a raccontarle (quindi evito di rispondere all’ultima domanda per evitare figure imbarazzanti. Raccontare quello che si conosce è una regola sempre valida).

V: No, purtroppo. E proprio a causa del target che semplicemente… non c’è più. Dal 2008 con l’ingresso ufficiale nell’Era Digitale portato dalla prima App e l’avvento degli smartphone le tweens sono state il primo target a trasformare radicalmente il loro mondo di riferimento e di relazionarsi. Un giornale non riusciva più a star dietro alla loro nuova “velocità” e a quel bisogno spasmodico di realtà. Un fumetto per ragazze oggi dovrebbe trovare prima di tutto il modo di inserirsi all’interno del sistema digitale (che non vuol dire fare un fumetto da leggere su uno schermo!). Non lo ritengo impossibile, ma bisognerebbe prima di tutto trovare qualcuno con il coraggio di rischiare dal punto di vista imprenditoriale…

3 – Una domanda per Francesco! Come sei stato scelto per essere tra i primi sceneggiatori del magazine e cosa ha significato per te esserlo nel tuo percorso di crescita in quanto fumettista e sceneggiatore? Pensavi che sarebbe stato un lavoro a lungo termine?

F: Venivo dall’esperienza di PK e sono stato coinvolto nel nuovo progetto. Mi è stata data la possibilità di rimettere mano al materiale originale dandogli una forma definitiva, strutturando la storia e definendo i personaggi; è stato un lavoro bellissimo insieme ad Alessandro Barbucci, Barbara Canepa e tutta la redazione. Witch ha rappresentato per me un momento molto importante perché, dopo le nuove storie di Paperinik, ho potuto continuare a sperimentare portando avanti il doppio tema dell’innovazione e della tradizione tanto che è un po’ uno dei cardini disneyani, da sempre. Per Witch ho fatto lo sceneggiatore e lo story editor per le prime tre annate ma non pensavo che sarebbe stato un lavoro infinito, tutti i lavori – anche i più belli – devono finire e così è stato anche per Witch.

4 – Una domanda per Valentina! Oggi abbiamo un’invasione di opere nipponiche, i manga dominano il mercato italiano e non solo. Vista la tua esperienza sul campo, cosa credi che portino in più queste opere tanto de attirare un così vasto pubblico anche giovane? Il fumetto italiano “sbaglia” o sottovaluta alcuni aspetti che i manga non fanno?

V: Sui manga non sono ferratissima, leggo solo quelli che ci arrivano come graphic novel, dei capolavori narrativi a prescindere, ma non ho mai seguito una serie. Credo che non ci sia nulla da imputare all’Italia perché il tema è culturale e i manga li sanno fare da dio i giapponesi, sono cosa loro…

5 – Per tornare a WITCH, qual è la vostra storia preferita tra quelle raccolte nel volume?

F: Sono affezionato a tutte ma “Halloween” per me è inevitabilmente quella più significativa perché è stata l’inizio di tutto e perché dietro quella storia c’è stato un lavoro enorme. Per me è una storia quasi simbolica perché rappresenta al meglio il significato del lavoro di un gruppo motivato e ispirato. È stata una stagione molto fortunata, ecco.

V: Non ho dubbi: la due, quella con la morte della nonna di Hay Lin dopo la consegna della mappa di Heatherfield su cui si vede il primo portale. E quelle immagini di Elyon, bellissime… Pochi avrebbero saputo affrontarla dal punto di vista narrativo così come ha fatto Francesco e, infatti, nonostante il tema tabù per il fumetto Disney, è stata accettata da tutti.

6 – Avete qualche aneddoto specifico che volete condividere con noi su WITCH, il suo fumetto e il suo magazine?

F: In realtà aneddoti particolari non ne ho, è più un’impressione generale di un momento di grande fermento e divertimento, un momento felice dal punto di vista creativo e personale. Era divertente scrivere quelle storie, vederle crescere e trasformarsi in qualcosa in cui il risultato finale era superiore alla somma delle parti.

V: Troppi quelli del passato e tutti straordinari. Non fatico a riconoscere che quegli anni in Disney sono stati fantastici, anche grazie al team e soprattutto alla “sesta Witch” Veronica, con la quale è stato un piacere naturale lavorare, tanto che se ci penso per certi versi non mi pare nemmeno di poter parlare di lavoro, era proprio… vita! Anche noi ci stavamo trasformando, un po’ come le Witch e quel tratto di esistenza non lo dimenticheremo mai. Però ho un aneddoto del presente. Nella mia nuova vita ho una scrivania in un’importante agenzia di comunicazione milanese e qualche mese fa accanto a me è arrivata una ragazza brillantissima e sveglissima al suo primo lavoro dopo l’esperienza universitaria: quando sgranando gli occhioni mi ha svelato di essere stata una lettrice di Witch non mi sono sorpresa nemmeno un po’. Troppo speciale, le Witch si riconoscono subito.

7 – Sappiamo che la scelta è difficile e anche nella prefazione non lo dite, ma qual è la vostra WITCH preferita?

F: Ognuna di loro aveva qualche caratteristica particolare per essere la preferita ma Will rimane senz’altro la Witch speciale per me, era quella con cui mi identificavo di più (al secondo posto, a un’incollatura, c’era comunque Irma).

V: Ma sapete che a distanza di anni e rileggendo la saga mi sono “invaghita” di Elyon?

Concludiamo ringraziando ancora Giunti Editore per l’opportunità dataci e Francesco ArtibaniValentina De Poli per la grande disponibilità!

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