Army of the Dead: la recensione del nuovo film Netflix diretto da Zack Snyder

Ultimamente Zack Snyder è davvero sulla cresta dell’onda: con il rilascio della Snyder Cut di Justice League, il regista ha avuto un ottimo riscatto e un buon apprezzamento sia per quanto riguarda il pubblico e la critica; dopo neanche un solo mese dall’uscita del blockbuster DC, arriva su Netflix un nuovo progetto, incentrato sull’ormai abusato tema degli zombie, ma, come vedremo fra poco, questo film ha tutte le carte in regola per lanciare un franchise da B-Movie degno di nota (sono anche le intenzioni del regista e di Netflix).

In foto, tutti i protagonisti del film.

Viva Las Vegas

Army of the Dead è ambientato ai giorni nostri, ma con un piccolo particolare: un incidente fatale darà il via ad una reazione a catena che infetterà tutta la città di Las Vegas, scatenando un’orda di zombie irrefrenabile e troppo pericolosa per il mondo intero; la città verrà cosi evacuata e isolata dal resto del mondo tramite un muro di container (Trump docet) e sarà prossima all’eliminazione dalla faccia della Terra tramite una bomba nucleare che spazzerà via l’intera città.

Nel mentre, Scott Ward (Dave Bautista), ex soldato della marina militare, conduce una vita tutto sommato tranquilla al di fuori del muro, ma un avvenimento improvviso lo convincerà a tornare nella città ormai “maledetta”: la promessa di un pagamento milionario, in cambio di una rapina al casinò di Las Vegas per conto di un ricco ed avvenente sconosciuto; Scott troverà diversi mercenari pronti ad assaltare il casinò, con un’epidemia zombi a fare da ostacolo a tutti loro.

Regia e comparto tecnico

La regia di Snyder si divincola dalle logiche di Warner Bros e dimostra più inventiva nel rappresentare le situazioni: sono presenti i marchi di fabbrica del regista ( gli ormai famosi slow motion) ma in forma pressoché ridotta rispetto ai soliti canoni, un ibrido ben riuscito e soprattutto ben orchestrato; i vari punti di vista, proposti dalle varie inquadrature, ci immergono letteralmente nell’universo del film, e si ha la sensazione di intraprendere una vera e propria avventura suicida insieme a tutti i protagonisti del film.

La fotografia si differenzia anch’essa dal solito stile Snyder (qui anche direttore della fotografia, oltre ad essere regista e sceneggiatore): meno patinata ed onirica, più incentrata sul rappresentare la devastazione che ha portato l’epidemia, più macabra e sporca rispetto al passato del regista, molto gradevole e mai invasiva o troppo eccessiva; le scenografie sono ben curate e gli effetti visivi e speciali sono davvero di buon livello (soprattutto per un B-Movie).

La colonna sonora spazia moltissimo sui generis, risultando gradevole ed azzeccata, con un mix riuscitissimo, adorerete moltissime scene proprio per questo motivo.

Trama e qualità della sceneggiatura

Di solito, da un B-Movie, ci si aspetta una trama di poco conto e dei personaggi quasi abbozzati in termini di scrittura e resa finale su schermo: ebbene, il film traspone personaggi abbozzati (bidimensionali, nessuno spicca particolarmente per meriti o doti in particolare, a parte alcune storie riguardanti rapporti sentimentali) ma ha una trama che non è frutto di un semplice compitino, e gli sceneggiatori hanno dato particolare importanza alla costruzione degli eventi del team, assemblando delle buonissime fasi action, alternate a qualche momento più leggero e comedy, e naturalmente, horror; e, fatto più importante, gli zombie non sono i soliti che conosciamo, ma si dividono in diverse categorie e classificazioni, proprio come se fossero parte di una piramide evolutiva; a voi la scoperta di tutte le variabili possibili rappresentate nel film.

Considerazioni finali e… un futuro franchise all’orizzonte?

Concludendo, Zack Snyder confeziona uno zombie-movie di buon livello, condito da una trama che saprà appassionare e coinvolgere lo spettatore, a fronte di personaggi poco carismatici; il film ha effettivamente un senso, nulla è lasciato al caso e tutto quello che vedrete vi farà divertire, esattamente l’intento di questa intera produzione. Gli effetti visivi e speciali molto buoni, abbinati ad una regia meno Snyderiana del solito ed una sceneggiatura che valorizza i contenuti trasposti su schermo, garantiscono un divertimento assicurato. E chissà che non possa nascere un franchise da questa idea iniziale? Sappiamo che è in sviluppo anche una serie tv, ambientata nello stesso univeso di Army of the Dead, con protagonisti diversi, quindi cosa dovremmo aspettarci in futuro? Chissà cosa potrà venir fuori…

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