Da Smash Ultimate a Fortnite, dal crossover definitivo alla smania per le collaborazioni

Dai crossover dei dream match fino alle più frequenti collaborazioni, facciamo una riflessione sulla natura di questi elementi, analizzandone caratteristiche e possibili implicazioni future.

I crossover sono quella magnifica invenzione nel quale personaggi appartenenti a più proprietà intellettuali si incontrano sotto un unico grande tetto. In campo videoludico esistono dalla metà degli anni ’90 sotto forma di svariati picchiaduro, ma dal duemila in poi questa pratica ha coinvolto altri generi. Abbiamo visto la nascita dei vari Kingdom Hearts, Project X Zone o Sonic & Sega All-Stars Racing per citarne alcuni, e poi, dalla settima generazione siamo andati oltre il concetto di videogioco dedicato. Se in principio personaggi o altri elementi erano già inclusi nel titolo rilasciato, l’avvento dei DLC ha offerto agli sviluppatori la possibilità di fare collaborazioni nel tempo, fattore che ha dato più importanza ai guest characters.

Sul finire del 2018 abbiamo infine assistito all’arrivo di Super Smash Bros. Ultimate, il capitolo definitivo di una serie che racchiude l’essenza stessa del crossover. Con ottanta personaggi, un numero esorbitante di musiche e arene, il titolo è arrivato a vendere circa ventiquattro milioni di copie, segnando un clamoroso successo. Ma questo è stato soltanto l’inizio, nel frattempo Nintendo ha rilasciato ben due Season Pass (di cui uno in corso) e ciò sta tenendo gli occhi del pubblico puntati sul brawler.

Contenitori emotivi

Super Smash Bros. Ultimate non è soltanto il gioco crossover dei personaggi Nintendo, in un certo senso è diventato la celebrazione del medium stesso. È il capitolo che ha elevato ulteriormente la serie ideata da Masahiro Sakurai, e su di esso gravano ormai numerose responsabilità. Nei momenti che precedono l’annuncio di un nuovo combattente è possibile vedere le speranze della gente condensate in quel grande spazio chiamato internet. Ci sono giocatori che hanno già supportato il Pass e sperano che i loro soldi siano stati ben investiti, c’è chi aspetta l’arrivo del proprio personaggio preferito in modo da gettarsi nella mischia e così via. Addirittura, gli stessi sviluppatori e relative case di sviluppo vorrebbero che i loro personaggi iconici ricevessero l’invito a Smash. Impossibile non citare Ed Boon riguardo Scorpion o Team Ninja in merito a Ryu Hayabusa.

Sfortunatamente, tutti i bei sogni prima o poi giungono al termine e Smash non fa eccezione. Se fino a poco tempo fa il titolo di Sora sarebbe potuto essere lo scenario perfetto per qualsiasi dream match, le recenti affermazioni di Sakurai hanno posto fine ad ogni speculazione. Infatti, durante lo showcase dedicato a Kazuya il designer ha confermato che il prossimo personaggio concluderà il ciclo vitale del gioco. Salvo colpi di scena dell’ultimo secondo non ci sarà alcuna Season 3 e dovremo rassegnarci all’idea che i nostri personaggi preferiti non riceveranno il celebre invito.

I rischi del crossover

La fine del supporto a Super Smash Bros. Ultimate lascerà dunque un vuoto enorme nel panorama videoludico attuale e sorge spontaneo chiedersi quale sarà il futuro dei crossover nei prossimi anni. La risposta è tutt’altro che scontata ma, prima di ipotizzare quali scenari potrebbero palesarsi, credo sia necessario fare qualche considerazione su questo tipo di prodotti. Partiamo dal presupposto che – se ben pensati – i crossover possono rivelarsi delle vere e proprie macchine da soldi. Non basta tuttavia mettere insieme personaggi di serie diverse per assicurarsi il successo, anzi, un solo passo falso potrebbe portare a un clamoroso fallimento. In particolare, i giochi incentrati sull’incontro di IP appartenenti a più società devono fare i conti con le licenze e rischi assai elevati. Tutto dev’essere al suo posto e perfino il periodo d’uscita è fondamentale ai fini del successo dell’operazione.

Pensate a Marvel vs Capcom: Infinite, che è stato lanciato nel peggior periodo e nelle peggiori condizioni possibili, uccidendo letteralmente il futuro della serie. D’altro canto, una collaborazione ben azzeccata potrebbe portare i fan di un determinato brand su serie che difficilmente avrebbero preso in considerazione. Due esempi calzanti sono Geralt di The Witcher e 2B di Nier: Automata in SoulCalibur VI, che hanno giovato all’appeal del titolo Bandai Namco.

Pertanto, a causa degli elevati costi di produzione al giorno d’oggi sono più probabili – e sicure – operazioni di questo tipo piuttosto che crossover dedicati. L’arresto dello sviluppo di Tekken x Street Fighter – bloccato al 30% – di cui si è parlato recentemente ne è una dimostrazione lampante. In questo caso, ad aver influito su tale decisione potrebbe esserci l’appeal dell’operazione agli occhi dell’utenza più hardcore di Tekken. Quest’ultimi infatti non hanno digerito l’inserimento in Tekken 7 di personaggi “bidimensionali” come Akuma e Geese, nonostante un’ottima implementazione.

Il futuro dei crossover

Arrivati a questo punto, sul fronte dei picchiaduro possiamo aspettarci che i crossover tra brand appartenenti a più compagnie finiscano per diminuire. La gestione delle licenze, i costi elevati e una fan-base sempre più polarizzata, sono fattori che possono scoraggiare l’investimento in prodotti di questo tipo. Un peccato, se pensiamo che dal punto di vista puramente ludico questo genere permette una fedele rappresentazione dei personaggi, indipendentemente dalle serie da cui provengono. Ovviamente ciò non vuol dire che dall’oggi al domani i crossover spariranno, ma è chiaro che le produzioni di giochi AAA verranno ponderate. Tale discorso si estende anche agli altri generi, perché, a seconda delle licenze ottenute e delle aziende coinvolte potrebbero sorgere svariati limiti creativi.

C’è tuttavia la speranza che le compagnie dotate di personaggi iconici decidano di sviluppare i propri giochi, magari con progetti a medio budget. L’annuncio del brawler di Nickelodeon ad esempio ha fatto andare l’internet in visibilio, tant’è che già ci si chiede quali personaggi faranno parte del roster o se il titolo verrà supportato con dei pass stagionali. Questi fenomeni sono la chiara dimostrazione che le persone adorano i crossover e in un certo senso ne hanno bisogno. Di conseguenza, non sarebbe male se le SH si cimentassero in progetti collaterali più piccoli, bastati sulle proprie licenze, ma capaci di accontentar tutti. Infine, a seconda del successo di questi progetti, le case di sviluppo potrebbero pensare ad un eventuale supporto post-lancio.

Superare il concetto di crossover

Se invece pensiamo agli innumerevoli free to play che popolano il mercato, le collaborazioni possono rivelarsi ben più convenienti e remunerative. Prendiamo in esame Fortnite, che ha fatto fortuna proprio grazie alla sua natura gratuita e alla vendita di V-Bucks per l’acquisto di oggetti cosmetici. Nel 2018, lo straordinario successo ottenuto dal titolo ha spinto Epic Games a dare il via a collaborazioni di ogni tipo. Dai personaggi Marvel fino al concerto virtuale di Travis Scott, in questi tre anni la creatura della casa americana è diventata un contenitore pop di notevoli dimensioni. L’intera esperienza viene poi ravvivata dalla costante introduzione di personaggi popolari, i quali, insieme alle Season mantengono alto l’interesse dei giocatori più affezionati.

Fortnite è quindi diventato l’esempio di gioco live service di successo che diversi publisher ambiscono ad emulare. Sebbene richiedano aggiornamenti costanti, i free to play di questo tipo hanno costi di sviluppo relativamente bassi rispetto ai AAA più tradizionali, e nel migliore dei casi possono portare a guadagni considerevoli. È lecito aspettarsi che sempre più case di sviluppo prendano questa piega e l’elemento crossover potrebbe avere un ruolo non indifferente in tutto ciò. I giochi di questo tipo però vanno oltre tale concetto, il quale non è un fine ma un semplice mezzo per portare facili introiti.

A tal senso, è interessante notare come sempre più elementi o prodotti del mondo reale finiscano nei mondi virtuali. Prima citavo il concerto di Travis Scott, ma ciò riguarda anche altri ambiti come la moda, l’industria alimentare o quella automobilistica. Con la crescente influenza del gaming gli altri settori si sono interessati ad esso, o meglio, alla sua utenza. L’idea di rappresentare le diverse community spinge le diverse multinazionali a collaborare con publisher e software house per trovare punti di incontro, con il fine ultimo di vendere.

Verso il metaverso e oltre

Le collaborazioni di questo tipo in realtà esistono da molto tempo, ma Fortnite ha spalancato la strada verso quello che potrebbe essere il futuro. Recentemente si è tornato a parlare di Metaverso, ovvero un mondo accessibile tramite tecnologia AR/VR sullo stile di Ready Player One. In un’intervista di qualche mese fa, “l’amatissimo” CEO di Activision Robert Kotick ha affermato che siamo sempre più vicini a questo tipo di esperienza. Non c’è bisogno di dire che parole di questo tipo affermate da un uomo del genere sono tutt’altro che rassicuranti. Dopotutto, per quanto l’idea di un “crossover” enorme sia affascinante, il rischio che le persone finiscano in un vortice di dipendenza e acquisti compulsivi è piuttosto elevato.

Il bello dei videogiochi è che in qualche modo divergono da quella che è la vita reale, poiché permettono di compiere imprese impossibili, fantastiche. Ma cosa accadrebbe se il nostro mondo dovesse invadere quello ludico? Se non solo i personaggi famosi, ma anche i prodotti iniziassero ad avere un certo impatto nell’esperienza di gioco. Insomma, se i simboli che veicolano un certo status nel mondo reale invadessero un’economia di gioco già sorretta da sessioni di farming e acquisti con soldi reali. Ci sarebbe ancora una linea di demarcazione trai due mondi? E soprattutto, ci divertiremmo ancora? Magari sto assumendo un tono troppo pessimistico, ma un po’ di sano scetticismo nei confronti di queste operazioni non fa mai male.

Riassumendo…

I crossover nel senso più tradizionale del termine sono giochi con la capacità di unire persone con gusti e background differenti. Nel corso degli anni abbiamo potuto godere di titoli incredibili, ma questa pratica si sta lentamente affievolendo a causa di diversi ostacoli. Primi tra tutti i costi di sviluppo, i quali aumentano i rischi e sopprimono la voglia di osare. Dopodiché c’è la questione delle licenze, che se appartengono a terze parti possono imporre limiti di tipo creativo. Più recentemente è scoppiata la mania delle collaborazioni: se in passato l’introduzione del guest character era un evento unico, al giorno d’oggi rappresenta una scappatoia. Le collaborazioni portano visibilità e di conseguenza nuovi giocatori e soldi. In questo modo si aggiunge valore al proprio titolo eludendo i problemi determinati da un crossover su larga scala.

Le collaborazioni però sono un grande punto di forza anche per i free to play, i quali le sfruttano per generare facili profitti. Epic in questo è stata maestra, e Fortnite ha guadagnato così tanto da permettere alla casa americana di regalare giochi sulla sua piattaforma e di abbassare nettamente le royalties per l’Unreal Engine. Ma non è tutto, perché la proposta del battle royale è andata oltre le collaborazioni con altri brand e si è spinta verso qualcosa di diverso. Fortnite infatti rappresenta il primo passo verso quel che in futuro sarà il Metaverso. Eventi o cose del mondo reale occuperanno un ruolo sempre più preponderante in questo tipo di esperienze, ma i rischi sono dietro l’angolo. Sistemi di monetizzazione sempre più pressanti rischiano di elevare ulteriormente l’impronta capitalistica di queste operazioni, perdendo di vista l’obiettivo ultimo dell’attività ludica, ovvero il divertimento.

Conclusioni

Per quanto le mie previsioni siano estremamente pessimistiche, i giochi per come li conosciamo oggi non spariranno tanto facilmente e potremo goderne ancora a lungo. Discorso analogo per i crossover più classici, che in un modo o in un altro continueranno ad esistere. Basti pensare che recentemente si vociferava di un picchiaduro sviluppato da NetherRealm Studios con protagonisti i personaggi Marvel e DC. Praticamente un sogno ad occhi aperti che permetterebbe a molti fan di decretare qual è lo schieramento migliore. Per farla breve, nonostante i suoi numerosi problemi l’industria videoludica è più florida che mai e potrebbe riserbarci numerose sorprese.

E voi che cosa ne pensate di crossover e collaborazioni? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a seguire Nerdpool.it per tutte le novità relative al mondo videoludico.

CORRELATI