Death’s Door: recensione della versione PS5

A distanza di qualche mese dal lancio su PC e Xbox, Death's Door è arrivato anche su PlayStation!

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Mentre giocavamo a Death’s Door ci siamo più volte chiesti che cosa rende speciale un titolo indie. Le principali risposte che ci siamo dati sono le idee, il talento e ovviamente la dedizione. Le idee sono forse l’elemento che più di tutti trainano le produzioni indipendenti, poiché permettono di realizzare meccaniche o situazioni altrimenti impossibili nel mercato AAA. Insomma, alimentano considerevolmente le potenzialità di un’industria che altrimenti non rischierebbe nulla a causa dei notevoli costi di sviluppo. Il talento invece è ciò che traccia una linea di confine tra le produzioni nella media e quelle realmente notevoli: è la scintilla che può rendere davvero speciale un videogioco. Tale caratteristica è ovviamente supportata dalla dedizione, perché si sa, i prodotti migliori richiedono tanti sforzi e sacrifici.

Quest’ultime due qualità non mancano di certo ad Acid Nerve, team di due sole persone che già nel 2015 ha saputo stupirci con Titan Souls, un’avventura con visuale top-down che prende ispirazione da Shadow of the Colossus per creare qualcosa di unico e memorabile. Nel frattempo sono passati sei lunghi anni e il piccolo team – supportato nuovamente da Devolver Digital – è tornato a far parlare di sé con il suddetto titolo. A dirla tutta, l’ultima fatica del duo inglese è disponibile su Xbox e PC già dalla scorsa estate, ma finalmente è approdata anche sulle piattaforme Sony. Pertanto, dopo un’intensa sessione con la versione PS5 del gioco, siamo pronti a darvi il nostro verdetto.

Il gioco del mietitore

Death’s Door è un’avventura con visuale dall’alto che – proprio come Titan’s Souls – pone grande enfasi sull’esplorazione. A differenza del titolo d’esordio dello studio però, il gameplay risulta più tradizionale e rifinito. Abbiamo un tasto per schivare e due per gli attacchi corpo a corpo, rispettivamente leggeri e pesanti. Quest’ultimi possono essere eseguiti anche dopo una rotolata che, di fatto, li trasforma in poderosi fendenti verticali o affondi, a seconda dell’arma equipaggiata. A rafforzare il tutto ci pensano quattro colpi a distanza etichettati come magie, attivabili con la pressione simultanea dei tasti L2 e cerchio. All’inizio dell’avventura potremo utilizzare soltanto l’arco, ma avanzando impareremo a lanciare palle di fuoco, bombe e otterremo perfino un rampino. L’impiego di questi strumenti ovviamente non è illimitato e fa capo a un indicatore posto sotto la barra della salute. La cosa interessante è che per riempirlo basta colpire gli oggetti sparsi per lo scenario o i nemici.

Di conseguenza è veramente difficile restare a corto di magia, e i combattimenti ne guadagnano in immediatezza benché il lancio di tali incantesimi richieda qualche istante. Più in generale, il sistema di combattimento funziona a meraviglia, e potenziando i diversi attributi del nostro mietitore potremo migliorarne determinate caratteristiche o eliminare i deficit che lo affliggono.

Mondi perduti

Per quanto riguarda la storia, Death’s Door è uno di quei giochi che andrebbero vissuti al buio, conoscendo il meno possibile. Ed è per questo che ci limiteremo a darvi le informazioni essenziali per comprenderne il contesto. A tal proposito, vi basta sapere che è ambientato in un universo in cui i corvi svolgono le veci della morte e si spostano da un mondo all’altro attraverso porte “magiche”. Per ragioni che non vi anticipiamo, il nostro protagonista si ritroverà costretto a dar la caccia a tre creature che hanno misteriosamente smesso di invecchiare. Di conseguenza, in un ordine ben definito dovremo esplorare altrettante aree del mondo.

Il tutto avviene con un feeling degno di un Legend of Zelda dove l’esplorazione è veicolata da molteplici enigmi. Ogni regione è ricca di rompicapi e location segrete raggiungibili combinando le differenti magie, fattore che determina un certo backtracking. Dunque, man mano che completeremo i dungeon che conducono ai boss di ogni zona, otterremo le suddette magie, le quali ci consentiranno l’accesso a zone precedentemente inaccessibili. Qui troveremo santuari utili al potenziamento della salute e della magia, oggetti collezionabili, nuove armi e perfino sfide uniche per il potenziamento delle magie. Nel complesso, abbiamo trovato gli enigmi della storia tutto sommato semplici, al contrario le attività opzionali hanno richiesto un’attenta osservazione dello scenario e più concentrazione.

Dinamiche di gioco

In termini di dinamiche, Death’s Door alterna sapientemente combattimenti, esplorazione ed enigmi. Riguardo i primi, generalmente gli scenari pullulano di nemici che potremo affrontare per ottenere una modesta quantità di anime utili al potenziamento del nostro mietitore. Ci sono poi percorsi che, se affrontati per la prima volta propongono diverse ondate di nemici, oltre ad aree chiuse contenenti mini-boss. Per curare le nostre ferite invece non dovremo far altro che raccogliere i semi della vita, disseminati per il mondo di gioco ce ne sono 50 e piantandoli nei vasi faremo crescere delle piante con proprietà rigeneranti.

Death’s Door è completabile in una decina di ore circa, ma se desiderate dedicarvi al completismo e volete ottenere il true ending, potrebbero servirvene anche quindici.

Per poter ottenere nuove magie dovrete affrontare ondate di nemici a difficoltà crescente in una speciale arena.

Comparto tecnico e direzione artistica

Death’s Door colpisce subito all’occhio per merito della sua grafica 3D e dell’incantevole direzione artistica che sorregge la produzione. Ciascuna area è caratterizzata da un tema musicale composto dal talentuoso David Fenn, il quale è riuscito a catturare il giusto mood per ogni momento. Sia i nemici che il nostro protagonista sono dotati di un’ottima modellazione poligonale, e vantano animazioni di ottima qualità. Tecnicamente siamo su livelli altissimi, specie se consideriamo che si tratta di una produzione realizzata in larga parte da due sole persone. Grande assente il doppiaggio, mentre per i testi abbiamo dovuto accontentarci dell’inglese, che richiede una conoscenza di medio livello per essere compreso appieno.

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Pur senza proporre un’esperienza innovativa o rivoluzionaria, con Death’s Door i ragazzi di Acid Nerve hanno fatto l’impossibile realizzando un prodotto dagli standard qualitativi elevatissimi. Un comparto tecnico e una direzione artistica eccellenti sorreggono un’avventura affascinante, dotata di enigmi piacevoli e con trovate ingegnose, combattimenti divertenti e boss ben riusciti. Aggiungeteci tanto carattere ed ecco che avrete per le mani uno dei migliori indie dell’anno. Death's Door: recensione della versione PS5
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