Monaco: sull’orlo della guerra, la recensione senza spoiler

Dal 21 gennaio 2022, Monaco: sull’orlo della guerra (titolo originale: Munich – The Edge of War) è disponibile su Netflix, dove si è guadagnato un posto nella top 10. Il nuovo film di Christian Schwochow è l’adattamento cinematografico del romanzo di Robert Harris, Monaco. La storia è ambientata ai tempi della Conferenza di Monaco del 1938, in occasione della quale si riunirono i leader del Regno Unito, della Francia, della Germania e dell’Italia. L’esito della riunione fra Neville Chamberlain,  Édouard Daladier, Adolf Hitler e  Benito Mussolini dipende dall’interazione tra due amici di vecchia data. Prodotto dagli Turbine Studios, il film presenta un cast composto da George McKay (Hugh Legat), Jannis Niewöhner (Paul von Hartmann), Jeremy Irons (Neville Chamberlain), Sandra Hüller (Helen Winter), Liv Lisa Fries (Lenya), August Diehl (Franz Sauer) e Jessica Brown Findlay (Pamela Legat). Di seguito trovate la sinossi e il trailer di Monaco: sull’orlo della guerra.

Alla tesa conferenza di Monaco del 1938, ex amici che ora lavorano per governi in opposizione diventano loro malgrado spie allo scopo di svelare un segreto nazista.

Ecco la recensione senza spoiler di Monaco: sull’orlo della guerra.

L’ambientazione storica

Monaco: sull’orlo della guerra è ambientato negli anni 30′ del Novecento, in particolare durante la Conferenza del 1938. Nel film vediamo ricostruiti in modo convincente diversi ambienti esterni ed interni, con una buona fotografia. Ad esempio, la scena iniziale mostra una festa che crea un’atmosfera retro grazie alla colonna sonora e ai costumi davvero accurati. Nel corso del film, ricorrono poi alcune scene ambientate nelle strade di Monaco e di Londra: anche in questo caso la ricostruzione storica risulta verosimile, creando un perfetto sfondo. Le ambientazioni interne – seppur meno di impatto – sono convincenti e sottolineano l’ambientazione storica.

Per quanto riguarda la ricostruzione degli eventi, sicuramente il film offre molti dettagli. Con una durata di più di due ore, la trama si concentra su un’evento abbastanza circoscritto, ovvero la Conferenza si Monaco. Ciò permette di scoprire approfonditamente i passaggi, le dinamiche e i meccanismi che portano ad esito di pace. Tuttavia, sappiamo che a distanza di un anno scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e che la pace stipulata a Monaco concesse alle Nazioni il tempo di preparare gli armamenti. Le conseguenze effettive della Conferenza di Monaco sono soltanto citate velocemente da Hugh Legat nella parte finale e prima dei titoli di coda. In una durata di circa due ore, sarebbe stato interessante dedicare maggiore attenzione agli effetti della Conferenza, giustificando pienamente il titolo del film.

Alcuni problemi di ritmo

Un ritmo lento consente una narrazione storica accurata e dettagliata. L’atmosfera calma si addice soprattutto alle scene iniziali, mentre sarebbe stato necessario un ritmo più teso nella parte dedicata alla Conferenza di Monaco. In parte per colpa della colonna sonora, il ritmo non aiuta a coinvolgere gli spettatori e le scene non risultano molto d’impatto, nonostante i dialoghi siano molto interessanti. Un colpo di scena riesce a recuperare l’attenzione poco prima del finale. In effetti, come in tutti i film storici è difficile spiazzare uno spettatore che conosce già gli eventi. Anche in questo caso, conoscevamo già l’esito ma, grazie ad un montaggio ben costruito, una scena riesce comunque a sorprendere, soprattutto per il momento in cui è inserita. La prima mezz’ora del film presenta un problema diverso: molte informazioni storiche sono date per sottintese ed un pubblico medio fatica ad entrare immediatamente nello spirito della pellicola.

Protagonisti apparentemente simbolo delle loro Nazioni

Non solo il rapporto tra i due protagonisti è particolare, nella prima parte del film Hugh Legat e Paul von Hartmann vengono presentati come personaggi simbolo delle loro nazioni, rispettivamente l’Inghilterra e la Germania. Nella scena iniziale li vediamo divertirsi insieme come amici, ma poi i diversi ideali politici li dividono. Hugh Legat crede nella libertà e appoggia il primo ministro Neville Chamberlain. Invece, Paul von Hartmann ripone fiducia in Adolf Hitler, sperando che renderà la Germania ancora una volta grande. L’aspetto più interessante delle loro evoluzioni è che scena dopo scena scopriamo che le loro caratteristiche e le loro differenze non sono così nette. Risulta azzeccata la scelta di mostrarli anche al di fuori del loro lavoro: ad esempio, Hugh Legat è un padre ed un marito assente e distaccato. Questo suo aspetto mette in crisi la parvenza di ferma moralità che lo contraddistingue.

Jeremy Irons aggiunge valore a Monaco: sull’orlo della guerra. Propone un’interpretazione abbastanza diversa del primo ministro Neville Chamberlain rispetto a Ronald Pickup in Darkest Hour, avendo a disposizione maggior spazio d’azione. Rispetto a figure del calibro di Churchill, Chamberlain è meno conosciuto: il film sottolinea il suo ruolo negli antefatti della Seconda Guerra Mondiale. In generale, Jeremy Irons restituisce un’idea completa della personalità dell’ex primo ministro inglese.

Monaco: sull’orlo della guerra è assolutamente consigliato agli appassionati di storia del Novecento. Infatti, propone una ricostruzione storica accurata e racconta con numerosi dettagli la Conferenza di Monaco, un evento che coinvolge soprattutto chi ha un quadro completo della prima metà del XX secolo.

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