Elden Ring: recensione dell’action-rpg targato From Software

Forte di una collaborazione con George R.R. Martin e con uno sviluppo lungo cinque anni, lo scorso 25 febbraio From Software ha lanciato il suo gioco più ambizioso di sempre. Alzatevi, senzaluce, è arrivata la recensione di Nerdpool!

Eccoci qua, dopo oltre novanta ore spese su Elden Ring, tutt’altro che pronti per la stesura di questa recensione. Quando un titolo ti colpisce con una tale intensità, la parte difficile è riuscire a rendergli giustizia attraverso le parole, poiché il rischio che si perda qualcosa nel processo è sempre incombente. Parlare di questo gioco ci porta inevitabilmente a riflettere sulla storia di From Software, di come – sotto l’inflessibile guida di Hidetaka Miyazaki – sia passata dall’essere una compagnia semisconosciuta ad una delle più importanti realtà del settore. In questi tredici anni From ci ha regalato esperienze immortali dotate di atmosfere malinconiche, ambientazioni inimitabili e molteplici battaglie al cardiopalma.  E come saprete, in molti hanno provato ad emulare la formula ideata dalla casa di Tokyo, senza tuttavia riuscire ad eguagliarla.

Elden Ring si pone dunque come il punto di arrivo di un lungo viaggio che ha permesso alla software house di maturare in diversi ambiti. È evidente come gli sviluppatori abbiano fatto tesoro delle lezioni apprese con i progetti precedenti per dare vita ad un’esperienza unica ma, a tratti, familiare. Nel DNA del titolo sono infatti presenti svariate tracce di Bloodborne e Sekiro, tant’è che definirlo come un Dark Souls 4 ci pare assai riduttivo. Ad ogni modo, il risultato va oltre la semplice somma delle sue parti e non esageriamo nel dire che Elden Ring è destinato a far parlare a lungo di sé. Se non ci credete, vi invitiamo a leggere quanto segue.

Che la grazia ti guidi

L’elemento che per ovvie ragioni destava più curiosità, dubbi e interesse era ovviamente l’open world. Ci chiedevamo se From sarebbe riuscita a trasmetterci le stesse sensazioni che abbiamo provato con le produzioni precedenti o se avrebbe finito per annacquare l’esperienza. Ma soprattutto, se la gestione di tale componente avrebbe retto il confronto con un peso massimo del calibro di Breath of the Wild. Il risultato finale ha eclissato ogni nostra aspettativa e, sotto certi aspetti, Elden Ring supera perfino il capolavoro targato Nintendo. Difatti, l’ultima fatica di Miyazaki e del suo team incarna appieno il senso dell’avventura in una landa sconosciuta, fatta di pericoli e minacce di ogni tipo. Abbandonati a noi stessi, dovremo trovare la nostra strada in un mondo maledetto, pieno di ostili creature dalle fattezze grottesche. Il tutto, nel tentativo di diventare il prossimo Lord Ancestrale.

La componente esplorativa viene quindi affidata interamente agli stimoli visivi, i quali riducono al minimo la presenza di indicatori a schermo. L’interfaccia minimale ci concede soltanto una bussola utile a ritrovare le Rune perdute in caso di morte o a individuare i segnalini piazzati sulla mappa. Quest’ultima, prima di poter essere consultata nella sua interezza dovrà essere recuperata presso alcuni obelischi sparsi nelle varie regioni. La via verso gli obiettivi principali viene infine mostrata dai fasci di luce emanati dalle fonti di Grazia Perduta, che fanno da checkpoint. Sebbene in un primo momento il gioco possa sembrare avaro nel concedere informazioni, basta volgere lo sguardo ai giusti elementi per assumere il pieno controllo della situazione.

Manuale dell’avventuriero

Parte della bellezza di Elden Ring deriva proprio dalla totale assenza di indicatori che ci dicono cosa fare o dove andare. Noi siamo i padroni della nostra storia e come tali, possiamo creare la nostra personalissima avventura. Nell’Interregno, il piacere della scoperta è veicolato dalla nostra curiosità, la quale ci porterà a scoprire segrete, boss girovaghi (world bosses) ed enigmi da risolvere (avete capito bene). Ogni nemico potente che sconfiggeremo, ogni dungeon che conquisteremo o segreto che sveleremo, ci farà ottenere un premio di qualche tipo. Che si tratti di armi, incantesimi, spiriti da evocare o ceneri di guerra, non avremo mai l’impressione di aver buttato il nostro tempo. Ogni sudatissima vittoria verrà ricompensata adeguatamente, potete starne certi.

Una cosa che abbiamo gradito particolarmente è la differenziazione dei dungeon minori, che si dividono tra catacombe, caverne e gallerie. Le catacombe, ad esempio, ci hanno ricordato molto da vicino i Chalice Dungeon di Bloodborne, poiché sono spesso disseminate di trappole. Le caverne sono caratterizzate da una scarsa illuminazione e pertanto richiedono l’uso di torce, mentre le gallerie sono ricche di minerali preziosi. Se solo non ci fossero minatori agguerriti a sorvegliarle… Riguardo i dungeon principali invece, il titolo propone imponenti location estremamente articolate che ospitano gli Araldi del frammento, ovvero i boss principali. Ciascuno di essi vi offrirà una battaglia unica e sconfiggerli tutti vi richiederà una buona dose di pazienza. Se riuscirete a prevalere verrete ricompensati con Frammenti di Runa che, una volta attivati, vi garantiranno bonus decisamente allettanti. Per di più, nell’Hub del gioco potrete ottenere le loro armi e armature.

Il taccuino dello smemorato

Tornando all’esplorazione, sappiate che vi imbatterete in tanti altri punti di interesse che non intendiamo anticiparvi, piuttosto, gradiamo spendere qualche parola sugli NPC. Come da tradizione, in Elden Ring incontrerete un certo numero di personaggi dotati di specifiche questline. Nelle dinamiche, il funzionamento delle suddette è rimasto invariato rispetto ai titoli precedenti della casa, se non per un piccolo dettaglio chiamato open world. Ciò vuol dire che dovrete prestare assoluta attenzione a quello che vi diranno, in modo tale da comprendere al meglio come procedere. Il nostro consiglio è di prendere appunti in modo da non perdere pezzi per strada. Ovviamente, considerata la vastità del mondo di gioco, riuscire ad incontrare tutti i personaggi durante la prima run potrebbe rivelarsi particolarmente ostico. Per non parlare del completamento di tutti gli step delle loro storie.

Qualcuno potrebbe non apprezzare la gestione di questo aspetto, ciononostante crediamo dia una marcia in più al prodotto. In un periodo storico in cui si fa presto a correre su internet per cercare la soluzione a qualsiasi problema, From Software ci chiede di prestare più attenzione a ciò che abbiamo davanti. Ma non solo, tale struttura contribuisce a sua volta a rendere l’esperienza di ciascun giocatore unica, incentivando al contempo partite multiple.

A chiudere il cerchio sull’argomento esplorazione ci pensa Torrente, il fedele destriero fantasma che ci viene affidato da Melina nelle battute iniziali dell’avventura. In groppa a questo portentoso animale potremo percorrere in tutta comodità lunghe distanze o, addirittura, raggiungere in fretta luoghi sopraelevati tramite speciali correnti ascensionali. Grazie ad esso non dovremo preoccuparci di subire alterazioni di stato durante l’attraversamento di zone putrescenti, e potremo raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili per mezzo del doppio salto.

Forza spettrale

L’utilità di Torrente non si limita alle sole fasi esplorative, ed una delle meccaniche più intriganti di Elden Ring è proprio il combattimento a cavallo. Una volta in sella, il nostro potere offensivo sarà decisamente superiore e potremo disfarci di certi nemici con una certa facilità. Le tecniche mordi e fuggi risulteranno più efficaci, garantendoci una migliore gestione del campo di battaglia. In questi casi diventa però fondamentale non farsi accerchiare dai nemici, perché altrimenti eliminerebbero la nostra cavalcatura senza troppi problemi.

Torrente infatti non è immortale e, durante i combattimenti può essere ferito o addirittura sconfitto. Generalmente la sua salute viene ripristinata automaticamente, ma possiamo velocizzarne la guarigione con apposite erbe medicinali. Se invece dovesse perdere i sensi, potremmo sempre utilizzare un’ampolla cremisi per riportarlo in azione. Pad alla mano, i combattimenti consistono in attacchi leggeri e pesanti, orientati a destra o sinistra in base ai tasti dorsali che andremo a premere.

Senza esclusione di colpi

Per quanto concerne il combattimento a terra, una delle novità più succose riguarda lo stealth, ereditato direttamente da Sekiro. Anche in questo caso, premendo il tasto L3 ci accovacceremo per muoverci in totale furtività. Di conseguenza, potremo sfruttare la vegetazione per avvicinarci di soppiatto ai nemici nei paraggi, o più semplicemente, per coglierli silenziosamente alle spalle. Come sempre questo approccio ripaga bene, perché permette di fare piazza pulita senza troppa fatica. Bisogna però stare attenti a non farsi vedere dai nemici in grado di allertare l’intera zona, o di avvicinarsi troppo ai cani, i quali possono scovarci senza troppe difficoltà.

Passando al sistema di combattimento duro e puro, avrete sicuramente notato che l’impostazione di Elden Ring è molto vicina a quella di Dark Souls 3. Tuttavia, in questo titolo sono state introdotte alcune meccaniche da non sottovalutare poiché influiscono pesantemente sulle dinamiche degli scontri. Ad esempio, il salto è un’aggiunta utile non solo ai fini delle squisite fasi platform che arricchiscono l’esperienza, ma può essere sfruttato anche in combattimento.  Pur non garantendo la stessa elasticità che abbiamo provato in Sekiro, si è rivelato efficace in più di un’occasione. Dopodiché, dovrete stare attenti alla vostra stabilità. Questa statistica potrebbe passare inosservata, ma da essa dipende la vostra resistenza agli attacchi nemici diretti. Incassate un colpo di troppo e finirete storditi, totalmente inermi dinanzi alla furia avversaria. È un attributo che sale equipaggiando armature pesanti, quindi fate attenzione al vostro carico, ricordandovi che oltre una certa soglia la vostra rotolata diventerà goffa.

Potere della cenere

Tra le meccaniche che meritano di essere menzionate troviamo anche gli Spiriti e le Ceneri di guerra, utilizzabili attingendo ai vostri Punti Abilità. Potrete utilizzare i primi solo dopo aver ottenuto una campanella nelle fasi iniziali del gioco, e sparsi per il mondo ne troverete di ogni tipo. Da formidabili guerrieri a gruppi di nobili inferociti, avrete l’imbarazzo della scelta. Possono essere evocati in zone specifiche – segnalate da una bara viola sul lato sinistro dello schermo – e risultano particolarmente utili ai fini dell’aggro. Benché siano potenziabili alla Tavola Rotonda (il suddetto Hub), molti di essi sono destinati a diventare inutili quando otterrete gli incantesimi più potenti o le armi più devastanti. In ogni caso, possono semplificarvi la vita in parecchie occasioni.

Le Ceneri di guerra invece rappresentano l’elemento che dà più pepe al combattimento di Elden Ring. In termini pratici, funzionano proprio come le weapon arts di Dark Souls 3, ma in questo caso From ha voluto fare le cose in grande. Ogni Cenere consiste in un’abilità equipaggiabile su una determinata categoria di armi o sugli scudi. Sparse per l’Interregno ce ne sono di tutti i tipi, tra colpi magici, particolari movenze o tecniche speciali. Questo vuol dire che potete sbizzarrirvi equipaggiando le Ceneri di guerra che fanno per voi, creando il vostro stile. Ci sono poi diverse armi che possiedono abilità uniche estremamente potenti e non reperibili altrove. È il caso delle armi leggendarie o di quelle uniche, che potrebbero darvi più di qualche soddisfazione.

Più qualità della vita per tutti

Facciamo ora un passo indietro per parlarvi di un paio di caratteristiche che facilitano la qualità della vita. Cominciamo col dire che il gioco tende a differenziare l’esperienza open world da quella nei dungeon. Proprio come in Dark Souls, le cure sono affidate a specifiche ampolle che si ricaricano presso i checkpoint. Per non rendere l’esperienza inutilmente frustrante, gli sviluppatori hanno ideato alcuni accorgimenti per ricaricare le suddette quando ci troviamo nel mondo aperto. In particolare, eliminando gruppi di nemici o gli scarabei colorati, ripristineremo un certo numero di cariche. Questo meccanismo ovviamente non si estende ai dungeon, i quali sono vincolati alle regole classiche, e quindi, ad un sistema più rigido.

La sopravvivenza nell’Interregno viene inoltre allietata dal crafting, altro sistema utilissimo. Il mondo è pieno di risorse che non aspettano altro di essere raccolte e che possono servirci per la creazione di oggetti di ogni tipo. Pensate a tutti quegli strumenti che nei Souls dovevano essere trovati o acquistati come le frecce, i coltelli da lancio o i rimedi salutari. In Elden Ring potrete craftarli in qualsiasi momento, a patto che abbiate comprato le apposite ricette dai mercanti nomadi sparsi per il mondo. Lo stesso discorso è valido per il potenziamento delle armi: trovando gli appositi materiali e le istruzioni necessarie, potrete apportare miglioramenti dal banco di lavoro. Il fai da te comunque non è l’unica soluzione ai problemi, e rivolgersi ai fabbri o agli istruttori è sempre buona cosa.

Racconti perduti

Giunti a questo punto avrete notato che non abbiamo ancora fatto alcun accenno alla storia di Elden Ring. Ad essere onesti, dopo Sekiro ci saremmo aspettati una narrazione più diretta e, invece, ci siamo ritrovati un’esperienza molto vicina a Dark Souls. La fumosità degli eventi regna sovrana, e se desiderate saperne di più su certe situazioni e personaggi dovrete fare affidamento sulla meta-narrazione. E in un certo senso, la collaborazione con George R.R. Martin ci è parsa una semplice dimostrazione di prestigio piuttosto che una reale necessità.

Lacrime sotto un cielo scarlatto

Detto ciò, prima di addentrarci nelle battute finali di questa recensione desideriamo approfondire le battaglie con i boss, che costituiscono la pecca più grossa del gioco. Sotto certi aspetti Elden Ring è un grande sogno ad occhi aperti, di quelli che ti lasciano senza fiato. Inizi la tua partita e resti estasiato per quello che il titolo ha da offrire. Poi ci si imbatte nei primi boss secondari e non si può che rimanere soddisfatti dalla qualità delle battaglie. Il problema è che svariati nemici vengono riproposti come mob generici o in altre boss fight in coppia con altri avversari. Nel primo caso abbiamo a che fare con una pratica già impiegata da From in passato e possiamo anche accettarlo. Il problema sorge con certi combattimenti che purtroppo sembrano messi lì solo per creare una sfida artificiosa. La battaglia con un boss dovrebbe essere un momento speciale ed è un peccato che non sia così per tutte quelle proposte. Ci rendiamo conto che lo sviluppo di nemici inediti ha un costo non indifferente, eppure, anche un paio di boss extra avrebbero fatto la differenza.

Il discorso è totalmente opposto per i boss principali come gli Araldi del frammento. Questi offrono battaglie memorabili, sono dotati di grande carisma e vengono introdotti con suggestive cinematiche. Alcuni di essi raggiungono picchi di drammaticità colossale e siamo certi che verranno ricordati a lungo.

Elden Ring Makar
Un boss al termine di un dungeon.

Editor, direzione artistica e comparto tenico

Non ci resta che parlare delle caratteristiche tecniche ed artistiche del titolo, a cui aggiungiamo qualche parola in merito all’editor. Iniziamo proprio da quest’ultimo, che compie un netto passo avanti rispetto alle controparti presenti nei lavori precedenti dello studio. Ne consegue che in Elden Ring è finalmente possibile realizzare personaggi degni di tale nome. Per quanto riguarda la direzione artistica, nemmeno c’è bisogno di dire che il lavoro svolto dagli sviluppatori è eccelso. Non a caso, le lacune del gioco in ambito tecnico sono colmate dalla bellezza dell’Interregno e dal design dei suoi personaggi.

Sul fronte della colonna sonora il team ha chiaramente compiuto uno sforzo titanico, dato che ha dovuto creare delle tracce per ogni momento del gioco. Come al solito, la musica delle boss fight risulta suggestiva, tetra o evocativa a seconda dei casi. Purtroppo non si può dire lo stesso dei temi musicali che accompagnano l’esplorazione dell’Interregno, perché non sempre hanno un grande impatto.

In merito alle caratteristiche tecniche, Elden Ring non riesce a competere con open world del calibro di Horizon Forbidden West, ma come accennavamo poc’anzi punta tutto sulla direzione artistica. Il gioco inoltre fa un uso spropositato di assets provenienti dai titoli precedenti, tra modelli dei personaggi, effetti sonori o animazioni. Noi lo abbiamo giocato su PS5 in modalità performance e, dopo la patch 1.02, abbiamo assistito ad un frame rate molto vicino ai sessanta fotogrammi. Dobbiamo aggiungere che in più di un’occasione abbiamo riscontrato pop up delle texture e la cosa non ci è piaciuta tantissimo. Sotto questo aspetto, From dovrebbe ottimizzare meglio il titolo. Infine, non sono mancati problemi con la telecamera durante certe boss fight e, non abbiamo gradito l’assenza di opzioni utili come l’ingrandimento dei sottotitoli.

Addio, maestro

Desideriamo concludere questa recensione con una breve riflessione. Non è un segreto che nel corso degli anni Miyazaki abbia omaggiato più volte Berserk, il capolavoro realizzato dal compianto Kentaro Miura. Ebbene, Elden Ring più di ogni altro titolo della casa omaggia l’opera del Maestro. A partire dall’albero madre visibile da qualsiasi angolo dell’Interregno fino all’uomo-lupo Blaidd, che rimanda palesemente a Gatsu. Ma i riferimenti non finiscono qui, l’intero gioco è disseminato di rimandi all’opera dark fantasy per eccellenza. E proprio come Gatsu che deve continuare a lottare incessantemente nonostante le difficoltà, il giocatore deve andare avanti nella sua missione. Talvolta da solo, altre volte in compagnia di qualche fidato compagno. Se ci riflettete attentamente, è sempre stato questo il senso dei titoli From Software come Dark Souls e appunto, Elden Ring.

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Elden Ring è il titolo più vasto e ambizioso mai realizzato da From Software. Hidetaka Miyazaki e il suo team sono riusciti ancora una volta a fare l’impossibile consegnandoci un gioco maestoso e memorabile, dotato di un open world che potrebbe fare scuola negli anni a venire. Peccato solo per qualche boss secondario riciclato di troppo ma, a parte questo, il resto dell’esperienza è qualcosa che difficilmente ci dimenticheremo. Un must play per tutti gli amanti degli action-rpg e del dark fantasy. Elden Ring: recensione dell'action-rpg targato From Software