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Jurassic World – Il dominio, la recensione

Jurassic World: Dominion, sequel del film del 2018 Jurassic World: il regno distrutto, è il sesto capitolo della serie Jurassic Park e il terzo film della serie Jurassic World.

Jurassic World – Il dominio è il sesto film della saga giurassica nata dalle pagine del romanzo di Michael Crichton che ispirò Steven Spielberg. Questo terzo episodio della seconda trilogia riporta alla regia Colin Trevorrow, dopo essere stato sostituito da J.A. Bayona nel secondo capitolo, Fallen Kingdom.

Lo status quo e la trama

I dinosauri sono ora liberi di vivere il pianeta Terra senza confini predefiniti dall’uomo che li ha riportati in vita. Sono liberi di volare e di nuotare creando non poche complicazioni nella convivenza con la società contemporanea. In questo contesto a dir poco travagliato ritroviamo Owen e Claire nascosti in una foresta per proteggere Maisie Lockwood, la giovane ragazza con il prezioso retaggio genetico che custodisce il segreto della clonazione dei dinosauri, che ha permesso a suo nonno John Hammond di compiere questo miracolo.

Più o meno dall’altra parte del mondo, in Italia, ci viene presentato quasi dal nulla Lewis Dodgson, un magnate che ha deciso di studiare i dinosauri per proteggerli e per trovare cure per le più note malattie genetiche umane dallo studio di essi. La sua base (e laboratorio) si trova in una valle delle Alpi, trasformata in riserva per determinate specie di dinosauri. Vorrei omettere il fatto che questo personaggio è stato molto ispirato a Tim Cook CEO di Apple, ma non posso frenarmi dal farlo.

Dodgson è alla caccia di Maisie e dopo averla rapita, la fa portare nella sua “valle incantata” proprio mentre ha in visita tre ospiti che di dinosauri se ne intendono. Intanto, Owen e Claire si mettono alla ricerca della ragazza scomparsa.

La saga giurassica e il suo finale

Arriviamo a questo finale bisognosi di coerenza e di novità. Questo perché il secondo capito di questa seconda trilogia non ha particolarmente esaltato i fan del franchise. Trevorrow però sa “raccogliere i pezzi” e creare qualcosa che possa essere convincente a lasciare a chiunque entri in sala un messaggio, se vogliamo, drammaticamente attuale.

E ci riesce non solo perché ci fa rivedere i tre protagonisti della prima avventura, Laura Dern, Sam Neill e Jeff Goldblum, tutti e tre in grandissima forma e evidentemente vogliosi di rimettere quei panni, ma perché sa osare andando oltre ai dinosauri.

Anche Owen e Claire, interpretati da Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, alzano l’asticella toccando la miglior performace in questo contesto. Vincenti e convincenti.

Jurassic World – Il dominio ci tiene con il fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto. Usando la classica struttura di sottotrame separate che poi si uniscono, trova nel suo pretesto narrativo la più grande idea per spostare per un attivo il focus dai dinosauri per portarlo sul concetto generale della bioingegneria genetica e delle potenziali e impreviste conseguenze che può provocare. Anche nella coscienza dell’individuo, dell’Essere umano (non a caso con la E maiuscola).

Il dibattito si porta sui limiti, sui confini che la ricerca a volte non deve superare. Si parla di pianeta Terra, di rispetto verso chiunque lo calpesti. E si trova anche una parola chiave che suona come una soluzione lieve e fortissima: coesistenza. Un nuovo ossimoro nel contesto distopico di questa nuova era.

Jurassic World: il dominio chiude un sogno eterno che è stato portato in sala negli ultimi trent’anni, e lo fa con onore e rispetto dell’idea originale. Aggiungendo anche nuovi elementi che come ho già sottolineato non stonano. Rimane la speranza che questa non sia una vera chiusura del franchise, ma che si trovi spazio per proseguire la narrazione.

Jurassic World: il dominio mi ha convinto. In tutta onestà la pellicola avrebbe anche potuto meritarsi un 8 pieno se ci fosse stato qualche piccolo investimento in più nella CGI. Al netto di questo, la trama torna a filare ridandoci un sogno e lavorando su ciò che in questo contesto distopico potrebbe regalarci infine una stupenda utopia. Coesistere.

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