Kao the Kangaroo: recensione

Dopo un periodo di letargo durato ben diciassette anni, Kao il canguro è tornato con una nuova avventura sviluppata ancora una volta da Tate Multimedia. Il gioco in questione si chiama Kao the Kangaroo e, sebbene abbia lo stesso nome del capostipite della serie, è un sequel a tutti gli effetti. La buona notizia è che non ci sono grossi collegamenti con i capitoli precedenti se non per qualche personaggio, dunque chiunque può approcciarsi ad esso senza il timore di perdersi qualcosa.

Trattandosi di un platform la storia raccontata è giusto un pretesto, e nei panni del giovane canguro dovremo partire alla ricerca di sua sorella Kaia, scomparsa nel tentativo di rintracciare il padre Koby. Prima però, ci verrà chiesto di cercare aiuto dal maestro Walt, ed è qui che rinverremo i guantoni magici di Koby, vera e propria novità della produzione.

Canguri alla riscossa

Riguardo la struttura, Kao the Kangaroo è un 3D platformer che omaggia i grandi classici del passato. Il feeling è infatti quello di titoli come Spyro e Crash, da cui ne riprende le dinamiche, anche se, molte delle situazioni proposte non sono affatto nuove alla serie. Ad ogni modo, abbiamo livelli di ampio respiro nel corso del quale ovviamente si salta, si attraversano grate, si fugge da grossi nemici arrabbiati ecc. Il level design ci è sembrato soddisfacente, e nonostante il livello di difficoltà sia tutt’altro che elevato, abbiamo apprezzato la presenza di zone nascoste e il posizionamento dei collezionabili. Più in generale, il mondo di gioco è diviso in quattro biomi differenti che fanno da HUB e che contengono i suddetti livelli. In ciascuna di queste zone è inoltre possibile interagire con alcuni NPC, acquistare abiti, vite o frammenti di cuore dal mercante e, ovviamente, raccogliere collezionabili.

I livelli in totale sono undici a cui si vanno ad aggiungere quattro boss unici. Le loro battaglie sono tutte strutturate in due fasi e, pur senza proporre strategie rivoluzionarie, ci sono piaciute tutte. Per quanto concerne i collezionabili, sono suddivisi in sei categorie tra Ducati, pergamene, frammenti di cuore, rune, gemme e le lettere K, A, O. Tra queste meritano di essere menzionate le rune, che sono indispensabili per sbloccare l’accesso ai livelli, mentre, abbiamo qualcosa da ridire sulla gestione delle gemme. Ogni livello contiene un certo numero di gemme, ma se dopo averle raccolte dovessimo morire prima di arrivare al checkpoint, queste riapparirebbero al loro posto. Considerando che il menu del livello mostra il totale delle gemme raccolte comprensive di quelle perse, si tende a fare una certa confusione. Non sappiamo se si tratta di un bug, ma sarebbe meglio se questi oggetti non riapparissero dopo che sono stati raccolti.

Kao the Kangaroo screen 1

Botte da orbi

Passando al gameplay vero e proprio, in Kao the Kangaroo possiamo eseguire salti, doppi salti, rotolate e schiacciate dall’alto. I combattimenti invece si avvicinano a quelli dei platform d’azione, visto che Kao può tirare scariche di pugni. Per di più, colpendo i nemici andremo a ricaricare un indicatore che una volta pieno ci potenzierà per un periodo limitato di tempo. Oppure, potremo scatenare una potente finisher. La varietà dei nemici è più che discreta, ma vista la potenza del canguro le differenze tra questi si notano poco. Ne consegue che per la maggior parte di essi basterà fare un po’ di sano button mashing, riserbando un approccio più cauto solo per un paio di avversari di fine gioco.

In merito ai guanti, durante l’avventura otterremo l’accesso a dei poteri elementali che ci permetteranno sia di potenziare i nostri colpi che di interagire con alcuni elementi dello scenario. Pertanto, il fuoco ci permetterà di bruciare alcune barriere o di attivare alcuni oggetti, il ghiaccio ci farà congelare l’acqua, mentre col vento potremo avvicinare alcuni oggetti. Si possono tenere fino a un totale di tre cariche e ne abbiamo apprezzato particolarmente l’applicazione.

Kao the Kangaroo screen 2

Comparto tecnico e direzione artistica

Uno degli aspetti più pregevoli della produzione è dato dalla direzione artistica, che denota un’elevata cura da parte del team. Pur senza proporre scenari particolarmente originali o memorabili, Kao the Kangaroo offre location colorate e piacevoli. Il tutto è poi accompagnato da una colonna sonora azzeccatissima dai toni catchy. Le cose vanno un pelino peggio dal punto di vista tecnico, anche se gli sviluppatori dovrebbero essere al lavoro per risolvere alcuni dei bug. Tanto per cominciare, c’è un problema di fondo con le collisioni, che talvolta non sono sincronizzate con le animazioni. Stesso discorso per i sottotitoli, che in alcuni occasioni non sono sincronizzati a dovere e hanno un ritardo di qualche istante sui dialoghi. Infine, durante la nostra partita siamo incappati in alcuni bug che ci hanno costretti a far ripartire il livello poiché alcuni input non venivano registrati.  E non è mancato nemmeno qualche crash dell’applicazione. Al netto di questi sporadici problemi, le dieci ore di gioco passate con Kao si sono rivelate piuttosto piacevoli.

Kao screen 3
Pur senza portare chissà quali innovazioni all’interno del genere platform, Kao the Kangaroo è un gioco che diverte nel modo più genuino, e durante le nostre dieci ore in compagnia del marsupiale non ci siamo annoiati un istante. Se siete in cerca di un platform 3D o un gioco dai toni leggeri, è il titolo che fa per voi.

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