Saints Row – Recensione del reboot della saga di Volition

Volition riporta sui nostri monitor la sua serie di punta, questa volta con un reboot dell'intera saga, sarà all'altezza del passato del brand?

Quella di Saints Row è una saga molto particolare: nata nel 2006 con il primo capitolo uscito su Xbox 360 (e mai approdato su nessun’altra piattaforma) si prefiggeva l’obiettivo di rivaleggiare nel campo dei free roaming con un certo GTA (a quell’epoca giunto alla sua quinta incarnazione principale, ovvero San Andreas). Il risultato fu un gioco sicuramente imperfetto ed inferiore nel complesso alla concorrenza targata Rockstar, ma con una sua forte personalità, un suo stile ed un comparto tecnico certamente di livello. In seguito Volition cambiò decisamente rotta spingendosi sempre più nel campo dell’assurdo, dell’eccessivo e del surreale: Da Saints Row 2 al quarto capitolo assistiamo ad un’escalation di follia e assurdità, Basti pensare che nell’ultimo episodio viene impersonato il leader dei Saints che diviene presidente degli USA e ottiene dei superpoteri (WTF?), per non parlare dello spin-off Gat Out of Hell, dove si tirano in ballo angeli, demoni, il paradiso e l’inferno.

Capirete anche voi che dopo essere arrivati ad un punto simile l’unico modo per continuare una serie che si è spinta così in là poteva essere solo un nuovo inizio: ed ecco quindi che Volition torna alle origini della sua creatura, in quello che è a tutti gli effetti il primo progetto tripla A di Embracer Group, società che ha acquisito THQ Nordic e quindi la stessa Volition. Ed eccoci qui a parlare di Saints Row, vero e proprio reboot della serie che tenta di portarla in questa nuova generazione, con tutti i pro ed i contro possibili ed immaginabili. Sarà stata una missione compiuta con successo? Scopritelo nella nostra recensione, come sempre Made in NerdPool!

L’alba di un impero criminale

L’incipit narrativo di Saints Row è piuttosto semplice, per non dire banale: il nostro alter-ego, creabile e personalizzabile a piacimento tramite un ottimo e dettagliato editor, vive a Santo Ileso, la città in cui è ambientata la vicenda, con tre coinquilini. I quattro ragazzi faticano a pagare l’affitto di casa, le bollette e la spesa, quindi dopo aver ricominciato a svolgere dei lavoretti non proprio legali per sbarcare il lunario, il nostro “eroe” decide assieme ai suoi amici di dare vita ad una vera e propria organizzazione criminale in piena regola. Questo crea il pretesto narrativo necessario a buttarci nella mischia e compiere la nostra scalata al successo, in un mare di caos e devastazione ovviamente.

Da qui si dipana un open world sostanzialmente molto “old school”, in cui l’innovazione latita per lasciare spazio ad una totale libertà nella scelta delle missioni, incarichi e attività secondarie, nel puro stile dei free roaming a cui è da sempre ascrivibile la serie Volition. Lo status di reboot che caratterizza questo nuovo Saints Row lo allontana nei toni e nelle meccaniche dalle ultime incarnazioni del brand, ridimensionandone la follia al limite del nonsense, ma perdendo purtroppo molta della personalità e verve tipiche della serie.

Inutile girarci intorno: questo nuovo inizio per la saga, complice anche la situazione socio-culturale che stiamo vivendo, si rivela un po’ troppo “politicamente corretto” e rispettoso, abbandonando quello stile narrativo fatto di dialoghi a volte fin troppo espliciti, allusioni sessuali (a volte di cattivo gusto, lo ammettiamo) e violenza gratuita, ma che aveva un suo contesto e dava una personalità ben riconoscibile al prodotto. Ne viene fuori così un titolo che narrativamente e stilisticamente potremmo definire poco ambizioso, un po’ troppo “nei ranghi” per un brand simile, d’altronde non ce la sentiamo di biasimare Embracer Group, in un’epoca in cui qualsiasi cosa dici può offendere questa o quella categoria l’umorismo borderline del passato di Saints Row poteva rivelarsi un’arma a doppio taglio, anche se dispiace sempre vedere la vena creativa limitata da questioni socio-culturali.

Di Santi e Peccatori

Al di là degli aspetti puramente narrativi e stilistici la saga di Saints Row ha sempre puntato molto sul gameplay e sul divertimento puro: come se la cava questa nuova incarnazione? Beh la risposta non è proprio così semplice, da un lato abbiamo una libertà ed una varietà di situazioni e attività degna di tale nome, ma dall’altro alcune sbavature nel gameplay che non ci hanno convinto del tutto. Nel complesso possiamo però definire l’ultima fatica di Volition piuttosto divertente, un bel passatempo “casinaro” con cui sollazzarsi in questa fine estate, in attesa di titoli più profondi in arrivo nei prossimi mesi.

Nella nostra epopea criminale avremo quindi la possibilità di cimentarci in attività di vario genere, dal contrabbando con veicoli potentissimi ai sabotaggi aerei mediante tuta alare, sembra che Saints Row abbia subito contaminazioni da alcuni congeneri quali Just Cause o Watch Dogs. Tutto ciò di per sé non è nemmeno una cosa negativa, capita spesso a produzioni di ogni genere di prendere spunti da altri, il fatto è che il risultato finale è di un qualcosa di poco coeso ed inquadrato, come se per aggiungere carne al fuoco avessero completamente perso di vista la coerenza di tutto, cosa che cozza con l’idea del reboot di ripartire dagli albori della saga, dove tutto era più “serioso” e a fuoco.

Se aggiungiamo al tutto il fatto che il sistema di guida appare troppo semplice e poco approfondito, così come il gunplay, dove le armi non restituiscono le giuste sensazioni di peso e potenza di fuoco, per non parlare dell’intelligenza artificiale nemica rimasta ferma ad una quindicina di anni fa, possiamo dire che l’esperienza non è certo di quelle innovative e spettacolari. A tirare su un po’ il tutto ci pensano un sistema di personalizzazione di personaggio e veicoli davvero ottimo, ed una progressione nella trama principale, composta da 25 missioni varie e ben strutturate, ben ritmata e tutto sommato appagante, seppur con le criticità a livello narrativo riscontrate in precedenza.

Un’ascesa non priva di difficoltà

Saints Row, come detto in precedenza, pare un progetto non troppo ambizioso e legato ad una concezione di open world un po’ datata ormai, ma resta un prodotto divertente se preso con il giusto spirito, e tecnicamente parlando siamo sui livelli dell’offerta ludica stessa, ovvero un livello grafico non completamente attuale ma che riesce a dire la sua soprattutto su piattaforme di ultima generazione in virtù dell diverse modalità grafiche.

Abbiamo testato il gioco su Xbox Series X e il gioco su piattaforme di ultima generazione vanta la presenza di ben cinque modalità grafiche: è possibile giocare a 1080p con settaggi grafici alti e ray tracing (a 30fps) oppure con framerate elevato senza RT, a 1440p con le medesime opzioni (qualità e framerate elevato) oppure in 4K nativo e settaggi alti, senza modalità prestazioni. Inutile dire che per una migliore esperienza di gioco prediligiamo le due modalità con framerate elevato, dato che il colpo d’occhio resta più che buono ed il ray tracing delle altre modalità non impatta granché sull’aspetto generale. La città è riprodotta molto bene, come da tradizione di Volition, un po’ meno i modelli dei personaggi e le animazioni, probabilmente legate alla natura cross-gen del titolo. Il gioco ad oggi soffre di qualche bug e glitch grafico, ma nulla di invalidante o che non possa essere corretto con alcune patch.

Il comparto sonoro è davvero buono, con un doppiaggio (nella sola lingua inglese) in linea con lo stile dell’opera, ed una selezione davvero ottima di canzoni per le stazioni radio da ascoltare a bordo dei veicoli, divise per generi come da tradizione. La longevità si attesta sulle quindici-venti ore per completare la campagna principale, con le attività secondarie è possibile poi rendere l’esperienza quasi infinita se lo si desidera. Da segnalare la modalità cooperativa online che consente di giocare l’intero titolo assieme ad un amico, da sempre uno dei punti di forza della serie.

Saints Row è un'opera piuttosto controversa. Il voler tornare alle origini di una saga con una personalità così forte in un periodo socio-culturale come il nostro ha finito con l'edulcorare troppo quello che era il tono della produzione sin dagli albori. A ciò va poi aggiunto un gameplay un po' datato ed una voglia di offrire così tanta varietà che ha portato a non eccellere in nessun ambito, per un titolo che è sembrato meno ambizioso di quello che ci si poteva aspettare, pur restando tutto sommato divertente e godibile.

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