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La sindrome di Leonardo – Recensione

Per molti, il lavoro di un autore, di qualsiasi ambito, è quanto di più facile ci sia al mondo. La credenza che le menti di queste persone siano fucine di idee, sempre pronte a sfornare nuovi titoli, è quanto mai errata. Per raccontare la mente di un artista, però, ne serve un altro e quindi ecco a voi la nuova opera di Maurizio Rosenzweig. Pubblicato da Feltrinelli Comics, vi presentiamo La sindrome di Leonardo.

Nella mente di un autore

Leonardo Levitsch è un fumettista, autore unico e completo che non pubblica una storia da anni. Solo nel suo studio, davanti alla tavola vuota, parla con dei bizzarri personaggi frutto della sua mente, finché non è sua figlia a interrompere questo strano dialogo. Dopo aver accompagnato la figlia a scuola, Leo ricorda di una delle sue prime visite dallo psichiatra dal quale è andato per curare la sua depressione. Ricorda come il suo blocco creativo, secondo il professionista, sia dovuto a un’altra ragione che nulla ha a che fare con la sua depressione.

Leonardo insegna anche alla scuola del Fumetto della sua città, ma non riesce a comprendere appieno le nuove generazioni di artisti. I suoi stessi allievi hanno difficoltà a connettersi con lui per via delle loro differenti visioni.

La ricerca della nuova storia di Leo continua, parla con i suoi personaggi delle sue nuove idee, del loro significato metaforico, ma nessuna di queste sembra trovare terreno fertile per prendere realmente forma.

L’orologio continua a ticchettare lento, cadenzato, in attesa di fermarsi quando Leonardo avrà la sua nuova storia finita.

Un anarchico-rivoluzionario

Maurizio Rosenzweig (Pinocchio, Laida Odius, Davide Golia) è stato definito proprio un anarchico-rivoluzionario del fumetto dal grande maestro Giorgio Cavazzano. Questa sua caratteristica si esprime all’interno de La sindrome di Leonardo grazie alla storia raccontata e alle sue dinamiche, ma questo non la rende meno empatica. Ogni autore, di qualsiasi forma, si è ritrovato a fare i conti con il classico “blocco dello scrittore” e a non riuscire a trovare quell’idea, non necessariamente di successo, ma capace di far ritrovare i giusti stimoli.

Il suo tratto pulito e tradizionale è una sorta di memento storico. Possiamo notare come i disegni siano ancora fatti manualmente, senza l’ausilio di alcuna tecnologia. I suoi tratti scuri sono eccellenti, inoltre, le espressioni facciali sono sempre colme di emozioni e animo.

Pirandello e riferimenti

Sin da subito, possiamo vedere come l’autore abbia deciso di mostrare i diversi aspetti della vita tramite dei personaggi immaginari, delle maschere che ci ricordano, almeno in parte, le opere di Pirandello. Nessuno di loro è in cerca di autore, perché tutti sono già protagonisti di questa storia attraverso il vissuto di Leonardo.

I riferimenti a altri artisti sono molteplici all’interno di quest’opera, così come vi sono tantissime tavole rappresentanti personaggi entrati nell’immaginario collettivo. Ognuno di questi ha uno scopo specifico all’interno della storia, ma non vogliamo assolutamente togliervi il piacere di leggere quest’opera.

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La sindrome di Leonardo è un’opera dai toni fortemente introspettivi sul mestiere del creatore di storie, ricca di riferimenti sul mondo del fumetto, capace di tenere incollato il lettore dall’inizio alla fine. Le tematiche che tratta sono ben delineate, così come il messaggio finale che riesce a trasmettere.

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