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Not simple – Recensione

Ono Natsume, dopo un periodo in Europa, tornata in Giappone debuttò professionalmente con questa storia. Una storia a trame concentriche, che si snoda lungo oltre venti anni, e racconta del ragazzo che cercava di ricostruire la propria famiglia, o per lo meno di ritrovarne le tracce, dopo un’infanzia profondamente traumatica. Un giornalista lo ascolta, raccoglie i suoi racconti, lo aiuta nei momenti difficili. Vorrebbe scrivere la sua storia, ma non sa decidere se sia la cosa giusta da fare. Una storia di indifferenza, abusi, solitudine e incrollabile tenacia. La prima prova d’autrice di una mangaka straordinaria.

Non è stato facile arrivare alla fine di questo volume autoconclusivo ed uscirne illeso. Ian, il protagonista di questa storia, vittima della sua famiglia disfunzionale, attraversa durante il corso del racconto innumerevoli torti. Uno peggiore dell’altro.  Perfino Jim, giornalista freelance, testimone empatico delle vicende di Ian e chiave di lettura di tutta l’opera rimane profondamente scosso da quanta sofferenza ci sia nella vita del giovane ragazzo.

Una storia cruda, straziante, fortemente empatica. Fa riflettere lo sguardo apparentemente tranquillo e perso tra le nuvole di Ian: dietro quegli occhioni tristi si nascondono demoni inimmaginabili, un pugno allo stomaco per chi legge.

Il tratto asciutto ed abbastanza essenziale dei disegni, fortemente caratterizzati nei tratti del viso, permettono di dare alla storia leggerezza grafica e far concentrare chi legge sul contenuto, le sensazioni, gli umori dei personaggi che si muovono all’interno della storia.

Ono Natsume arriva al cuore del lettore, lo stritola e lo lancia lontano, a far riflette che molto spesso la persona che abbiamo di fronte sta combattendo una battaglia di cui non sappiamo nulla: è nostro dovere rispettarla sempre.

Una storia straziante, che arriva al cuore. Dietro gli occhioni tristi di Ian si nasconde un male indecifrabile.

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