La casa – Il risveglio del male: la recensione

Certi segreti, dovrebbero rimanere tali. Certi mali, dovrebbero rimanere seppelliti nelle viscere della terra, da cui in tempi infausti emersero e mai più essere disvelati. Ma il male, quello più nero, profondo e pernicioso, può trovare sempre nuove strade per riemergere… Con gli uomini ora ridotti a meri veicoli, mezzi, pedine, per la sua propagazione, per la sua ineluttabile ascesa. Questa è la storia del risveglio del male.

La curiosità uccise il gatto

Così sono soliti dire proverbialmente gli inglesi, “curiosity killed the cat“. Vedendo La casa – Il risveglio del male ci verrebbe da dire che forse non si sbagliavano a tal proposito. La causa scatenante del film è tuttavia il più grande punto debole del film. Un po’ banale l’idea che dopo il terremoto, il bambino fin troppo curioso, a dispetto di qualsiasi istinto di autopreservazione, si intrufoli in dei sotterranei appena emersi per recuperare un libro polveroso ivi rinchiuso. C’è una differenza tra sospensione dell’incredulità e scelte di trama che non funzionano. In questo caso si poteva senz’altro fare meglio, non riducendo l’incipit ad una sequenza tanto banale e telefonata.

Il libro dei morti

Ah il Necromicon, quanta strada ha fatto da quando nel lontano 1922 H.P. Lovercraft lo ideò nel racconto The Hound? Tantissima, venendo ripreso in numerosissime opere contemporanee tutte debitrici del grande scrittore, maestro del horror moderno. Anche qui il libro dei dannati viene ripreso e ben sfruttato: sia nella rappresentazione grafica, sia nel dispiegamento dei suoi oscuri poteri… Rivederlo è come tornare a casa e riavvolgere il bandolo della matassa di un filo rosso, che unisce una buona fetta della cultura orrorifica degli ultimi cento anni. Questa cultura ormai parte del nostro inconscio collettivo, si basa su taluni pilastri tra cui figura sicuramente il Necromicon, che nessuno scrittore dell’orrore può ignorare nel momento in cui si appresta a scrivere una buia opera originale.

Sceneggiatura e montaggio

La trama di questo nuovo capitolo de la casa non è originalissima, ma fatta salva l’introduzione, abbastanza solida. Si gioca quasi tutto sui i cliché classici del genere, con l’unica colpa di tentare poco di rinnovarli, ma tutto fila bene. I ritmi infatti sono ben gestiti senza particolari tempi morti o momenti inutili, grazie al buon montaggio che rende tutto scorrevole e godibile. Forse però si poteva sviluppare meglio la sottotrama della famiglia abbandonata dal padre e del rapporto complicato tra sorelle. Infatti queste due elementi su cui si punta molto all’inizio, alla fine dei conti nella storia hanno un peso marginale. Ciò rende la casa un ottimo film di intrattenimento, ma che si limita ad intrattenere. Sul piano invece della riflessione o della critica sociale, si osa davvero poco. Peccato, perché si può benissimo fare un horror parlando al contempo della nostra società o di questioni sociali, come insegna il maestro Romero, ma forse non era questo lo scopo degli sceneggiatori. A questo punto però le sottotrame impegnate si riducono a mero contorno un po’ insipido.

La costruzione della tensione

Per chi ha letto la mia recensione de L’esorcista del Papa, saprà che mi ero lamentato del fatto che quel film non facesse realmente paura. Invece in questo caso ci siamo. Avendo visto tantissimi film horror di ogni epoca, mi ritengo abbastanza annestetizzato, ma la costruzione della tensione in questo caso è davvero ben centrata. Ciò è possibile grazie a delle musiche d’eccezione, che pentrano nei timpani e nelle ossa degli spettatori. Ma soprattuto grazie ad un’ottima regia, fantastica soprattutto nei primi piani e nel riprese da dietro in grado di sviluppare una buona profondità di campo. Le scene più riuscite però sono quelle dallo spioncino della porta, da cui non guarderete più per almeno una settimana dopo la visione. Anche qui nulla che non si fosse già visto, ma tutto davvero ben costruito.

Trucco e effetti grafici

Il rischio con certi film è che vengano mangiati dalla computer grafica, in questo caso ciò non è vero. Certo la computer grafica non è assente e non è sempre perfetta, ma non se ne abusa. Infatti, si punta molto su un’ottimo trucco, quasi perfetto e sempre di altissimo livello, in grado di ricostruire le varie mutazioni legate alla possessione dei diversi malcapitati. Sicuramente non manca lo splatter che è anzi forse a tratti quasi sovrabbondante, barocco, esagerato, ma in fin dei conti coerente con l’impostazione della pellicola e della saga in generale.

Prove attoriali e citazioni

Le prove attoriali sono tutte abbastanza solide, senza particolari strafalcioni ma nemmeno particolari guizzi. Fa eccezione un Alyssa Sunderland davvero in parte, nei panni dell’indiscussa protagonista del film. Forse volendo trovare un difetto, si ha a volte la sensazione di una certa artificiosità nel modo di agire dei protagonisti. Questi a volte sembrano reagire in modo innaturale a gli infausti eventi che gli occorrono, oppure compiono scelte un pochino illogiche, ma ci si può passare su. Sono tantissime invece le citazioni, alla saga originale e non solo. La motosega è forse la più palese, ma lo spettatore attento e informato saprà coglierne tante altre, che non staremo qui a raccontarvi per non rovinarvi la sorpresa.

Conclusioni

Un film davvero godibile. Difficilmente vi deluderà, difficilmente vi esalterà, ma sicuramente vi intratterrà piacevolmente per due ore scarse. Rinnovare un franchise non è mai facile, il rischio della noia è dietro l’angolo, invece qui l’operazione è pienamente riuscita. Ci sono tutte le premesse per una bella trilogia. Ora che il male è tornato chi potrà fermarlo? Solo un pessimo risultato al botteghino, dunque correte al cinema a vedere La casa – Il risveglio del male !

Un ottimo film. Certo non esente da difetti ma davvero convincente. Godibilissimo sia per i fan che per i nuovi arrivati, non basa la sua forza sulle citazioni alla saga classica, ma su una costruzione della tensione di altissimo livello, su prove attoriali solide e su un trucco e costumi sopra la media.

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