back to top

Rapito: la recensione

Il grande cinema italiano!

C’era una volta il cinema italiano. C’è chi dice che sia morto. C’è chi dice che non possa più sfornare grandi film. Dunque seguendo questo filo logico, non ci resterebbe che rinchiuderci in casa guardando vecchi film, rimpiangendo i bei vecchi tempi andati. Questo film dimostra il contrario. Rapito, dimostra come l’Italia può ancora produrre grande cinema. Un cinema in grado di parlare della nostra storia, del nostro paese, senza risultare in alcun modo provinciale. Un film dal grande respiro internazionale, ma che non scimmiotta in alcun modo le produzioni estere. Un film ricercato, profondo, drammatico. Noi di Nerdpool siamo dunque onorati, di potervi parlare in questa recensione senza spoiler, dell’ultimo film di Marco Bellocchi. Che è a nostro parere una piccola perla.

Trama

Allora non voglio raccontarvi eccessivamente la trama per non rovinarvi la visione di Rapito. Dunque ci limiteremo ai fatti principali di inizio film. Edgardo Mortara è un bambino ebreo, e all’età di sei mesi si trova in punto di morte. Dunque all’insaputa dei genitori, viene battezzatto dalla domestica della famiglia. Questa infatti voleva evitargli in caso di morte, di finire nel limbo, in quanto privo del sacramento. Quando il capo inquisitore di Bologna apprende della storia, il bambino ha ormai sei anni. Dunque, su ordine dell’Inquisizione, la gerdarmeria pontificia lo sequestra. Il bambino è condotto a Roma, dove sotto la custodia di Pio IX sarà cresciuto da cristiano, in quanto battezzato. Da qui monterà un caso giudiziario di portata internazionale, con i genitori cjhe faranno appello a tutti i giornali pur di riavere indietro il figlio. Siamo negli anni del risorgimento, e Papa Pio IX, di fronte allo sgretolarsi del suo potere temporale, pone in atto una politica ultra reazionaria. Il caso Mortara, diventa dunque il fulcro di un braccio di ferro tra il potere temporale della chiesa, ormai sul viale del tramonto, e i regimi liberali europei, da tempo invisi al residuale potere temporale della chiesa.

Grande ricercatezza

Durante tutto il film si nota una grande ricercatezza. Bellocchio pone molta cura nel ricostruire un ambientazione realistica e storicamente molto accurata. Dai dialetti parlati dai divesi protagonisti, alle preghiere in latino, passando per le ambientazioni fino ai costumi e alle luci, che ricordano un quadro caravaggesco. Si nota un grande lavoro di ricerca storica, di documentazione sui fatti realmente avvenuti, descritti sapientemente. Il film rappresenta un perfetto spaccato dell’Italia risorgimentale, dei suoi vizi e delle sue virtù, delle sue luci e delle sue ombre. Curatissime anche le citazioni in questo Rapito, tra cui la celeberrima “Non possum” pronunciata da Pio IX, di fronte alle richieste disperate dei genitori di riavere indietro il bambino.

Un film potente

Nel film traspare senza alcun velo una forte critica sociale. Una critica rivolta ad ogni abuso di un potere che in ragione di un’autorità costituita si fa inumano, brutale e odioso. Una critica alla chiesa, ai poteri reazionari e a Pio IX, di cui si mettono a nudo tutti i limiti, gli errori e le ottusità. Un film dunque che non fa sconti a nessuno. Che ci parla dell‘antisemitismo dell’Europa del tempo, ricordandoci che questo non nasce con il nazismo e la seconda guerra mondiale, ma ha radici ben più profonde e radicate in una mentalità cristiana, maracatamente anti giudaica. Un film che ci parla di un bambino rapito, strappato alla propria famiglia, vittima di violenza e condizionamento psicologico. Potente e senza troppi filtri, spietato nei suoi giudizi, senza risultare per questo sgradevole. Dichiaratamente schierato certo, ma l’ateismo di Bellochio è cosa nota.

Regia, musiche e montaggio

La regia di bellocchio è strepitosa, sia nel ricercare i campi larghi, in grado di raccontarci le atmosfere di quei paesaggi dell’Italia di metà ottocento, sia nell’entrare nell’intimità dei protagonisti, attraverso dei primi piani in grado di coglierne l’espressività dei volti. Tutto scorre attraverso dei movimenti di macchina in grado di cogliere anche i momenti più coincitati e dinamici, come le scene ambientate durante la breccia di Porta Pia. La magistrale regia, è poi accompagnata da una sequenza di musiche drammatiche, in grado di costruire una certa tensione e drammaticità. Le due ore abbondanti del film, non lo rendono in alcun modo pesante, scorre via con un ritmo serrato senza mai dare un senso di pesantezza allo spettatore.

Stile e prove attoriali

Il film ha tanti generi al suo interno. C’è la parte storica, quella drammatica, ma anche quella giudiziaria investigativa. Tutto però si amalgama perfettamente in un prodotto ben organico e costruito. Il film doveva girarlo Spielberg, ma siamo contenti che l’abbia fatto Bellocchio, che nonostante la sua veneranda età è un regista freschissimo. Va detto che il film sa prendersi anche i suoi momenti leggeri, senza farli risultare tuttavia anticlimatici, anzi servono a smorzare la grande tensione che si respira. Grandissimo tutto il cast ma vorremmo fare qualche menzione particolare. Partiamo da Fabrizio Giuffini nei panni di un maestoso capo inquisitore. Ottimo perché chiamato ad un ruolo difficile, anche Paolo Pietrobon nei panni di Pio IX. Molto bravo anche Fausto Russo Alesi nei panni di Momolo, padre del bambino. Ma la stella più brillante del firmamento è sicuramente Barbara Ronchi, chiamata ad un ruolo drammatico difficilissimo, che centra a pieno con una recitazione magistale. Rapito dunque mette in campo un cast importante e sempre sul pezzo.

Conclusioni

Vi consigliamo spassionatamente la visione di questo film. Non rimarrete delusi da una visione in grado di colpirvi allo stomaco, al cuore e alla testa. Uscite dalla vostra bolla di soliti film che si vedono al cinema, e lasciatevi trasportare da un’esperienza cinematografica superiore. Questo film per i temi trattati, per la sua potenza narrativa, non può e non deve essere ignorato dal grande pubblico. Dategli una possibilità e non rimarrete delusi. Siamo convinti che saprà far bene anche al festival di Cannes, incrociamo le dita! Vi lasciamo qui il link al trailer ove non foste ancora convinti, mentre noi ci leggiamo alla prossima recensione!

Il grande cinema italiano al cinema. Alla ricostruzione storica impeccabile, si abbina uno stile narrativo serrato e una ricercatezza estetica di altissimo livello. Un film drammatico, potente, irriverente e maestoso. Un film pregiato ma non elitista nella narrazione. Un film che si rivolge con lo sguardo al passato per parlarci del presente, criticandolo ferocemente. Un film perfetto sotto ogni aspetto, mai provinciale eppure così profondamente italiano in ogni aspetto.

CORRELATI

Il grande cinema italiano al cinema. Alla ricostruzione storica impeccabile, si abbina uno stile narrativo serrato e una ricercatezza estetica di altissimo livello. Un film drammatico, potente, irriverente e maestoso. Un film pregiato ma non elitista nella narrazione. Un film che si rivolge con lo sguardo al passato per parlarci del presente, criticandolo ferocemente. Un film perfetto sotto ogni aspetto, mai provinciale eppure così profondamente italiano in ogni aspetto.Rapito: la recensione