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The Lord of the Rings: Gollum – recensione

Daedalic sarà riuscita nell'arduo intento di farci vivere da vicino la controversa e sfaccettata figura di Sméagol?

Il Signore degli Anelli, così come Lo Hobbit, Il Silmarillion e le altre opere letterarie dell’amato J.R.R. Tolkien sono dei capisaldi della letteratura fantasy, hanno praticamente creato l’immaginario stesso del fantasy di stampo medievale, e grazie alle opere cinematografiche di Peter Jackson la popolarità della saga ha raggiunto vette inedite, e da oltre vent’anni milioni di appassionati continuano ad amare, anche grazie ad opere cross-mediali come i videogiochi. Impossibile non citare due titoli che negli ultimi dieci anni hanno dato lustro all’opera del maestro, ovvero i due capitoli de La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor e L’Ombra della Guerra ad opera di Monolith. A riportarci in quegli scenari fantastici e amatissimi ci ha pensato anche Daedalic Entertainment con The Lord of the Rings: Gollum.

Annunciato nel 2019, il titolo incentrato sull’ambigua figura del tragico Gollum/Sméagol sarebbe dovuto uscire nel 2021, ma diversi rinvii lo hanno portato a fare il suo debutto dopo ulteriori due anni: saranno bastati al team tedesco per migliorare l’esperienza del gioco e offrire ciò che i fan delle opere di Tolkien meritano? Scopriamolo insieme nella nostra recensione, come sempre made in NerdPool!

La storia giusta da raccontare

The Lord of the Rings: Gollum sceglie accuratamente di raccontare un periodo della vita del nostro antieroe che nei romanzi originali, così come nei film, viene solamente accennato, ovvero il periodo tra la perdita dell’Unico Anello a causa di Bilbo Baggins e la sua ricomparsa all’inseguimento della Compagnia dell’Anello con lo scopo di reimpossessarsene. Daedalic ha studiato accuratamente i libri, contattando diverse associazioni tolkeniane allo scopo di proporre un racconto che non contraddicesse in alcun modo le opere originali e potesse porsi in modo plausibile nella mitologia della saga letteraria, compito da questo punto di vista decisamente riuscito, il rispetto per i romanzi traspare in maniera netta e la narrazione, seppur non particolarmente brillante, appare in perfetta continuità con le opere di riferimento.

A onor del vero è l’impianto narrativo, assieme alle musiche, a rappresentare l’unico aspetto che possiamo definire riuscito o quantomeno sufficiente in tutta la produzione, perché diciamolo: Gollum è un titolo davvero problematico, sotto quasi tutti i punti di vista, dal comparto tecnico al gameplay, pieno zeppo di bug e arrivato sui nostri schermi in una condizione poco accettabile.

Ce l’hanno tolto, rubato! (il divertimento)

Purtroppo i timori emersi dai trailer e dalle anteprime si sono rivelati fondati, insieme al dubbio di affidare un titolo action stealth ad una software house abituata a sviluppare avventure grafiche. Ne è venuto fuori che Gollum fa un po’ acqua da tutte le parti, con un gameplay che dire derivativo è un complimento, in quanto sembra indietro di due generazioni rispetto alle produzioni più recenti. Il comparto grafico poi, al netto di una direzione artistica tutto sommato buona, è lungi dall’essere all’avanguardia, con animazioni legnose e che poco si armonizzano e raccordano tra loro, un vero disastro su quel fronte.

Il gameplay puro è un misto di platform e sezioni stealth, le prime ispirate piuttosto chiaramente alle sezioni platform di titoli come Uncharted, con sporgenze e appigli vari su cui saltare e aggrapparsi, ma i calcoli per la precisione dei salti sono spesso sballati, troppo permissivi il più delle volte, ed eccessivamente millimetrici altre, al limite del frustrante. Le fasi stealth sono piuttosto poco ispirate e sorrette da un level design non brillante, e un’intelligenza artificiale dei nemici poco più che elementare.

Unico elemento ben riuscito nel gameplay è la gestione del “conflitto interiore” tra Gollum e Sméagol: in determinate fasi dell’avventura dovremo affrontare un vero e proprio minigioco in cui una delle due personalità del nostro protagonista dovrà cercare di imporsi sull’altra scegliendo gli argomenti a suo favore in uno dei classici dialoghi fra i due visti molte volte al cinema e nei libri. In queste fasi l’esperienza in campo narrativo di Daedalic si fa sentire, donando ai giocatori dei guizzi interessanti, seppur marginali in termini narrativi in quanto a prescindere dall’esito della discussione la storia ci porterà in un modo o nell’altro sempre al medesimo epilogo.

Un anello per domarlo

Dal punto di vista tecnico Gollum come già detto in precedenza non brilla affatto, anzi. Modelli poligonali scarni, texture slavate e un’effettistica basilare non fanno il loro dovere di trasportarci ancora una volta nel meraviglioso mondo di The Lord of the Rings. Nemmeno il tanto osannato ray tracing compie miracoli, migliorando solo in parte l’impatto visivo sempre e comunque mai troppo a fuoco nonostante la direzione artistica discreta.

Abbiamo testato il gioco su Xbox Series X, potendo scegliere fra tre diversi preset grafici: la modalità prestazioni, a 1080p di risoluzione e con framerate a 60fps generalmente stabili, la modalità qualità, a 4K upscalati e un framerate che punta ai 30 ahinoi senza essere mai stabile, ed infine la modalità qualità con ray tracing, che implementa i riflessi della famosa tecnologia ma a discapito di una risoluzione più vicina al 1440p e un framerate ancora più instabile, sempre bloccato a 30 fotogrammi al secondo.

Inutile dire che allo stato attuale il gioco presenta numerosi bug e glitch più o meno gravi, sono in arrivo patch correttive per salvare il salvabile, ma al di là dei miglioramenti che non potranno stravolgere il comparto tecnico resta comunque un gameplay decisamente antiquato e malfatto, che accompagnerà il giocatore per tutte le circa 15 ore necessarie a giungere ai titoli di coda.

The Lords of the Ring: Gollum cerca, riuscendoci, di rispettare le opere di riferimento di Tolkien, risultando narrativamente plausibile e coerente, ma fallisce in tutto quello in cui si dovrebbe puntare quando si sviluppa un videogioco: il gameplay ed il divertimento. Al netto di un comparto tecnico non all'avanguardia e costellato di bug che potrebbero essere risolti con degli update, il gioco non cattura e non convince in quasi nessuna delle sue fasi, restando un titolo da consigliare solo ai fan sfegatati della narrativa tolkeniana che amano immergersi in ogni prodotto che li faccia sentire a casa.

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