Rebis – Recensione

C’è sempre bisogno di storie che sappiano parlare e raccontare di diversità e accettazione di sé. Oggi più che mai, in una società moderna per alcuni versi ma ancora molto arretrata nell’affrontare certe questioni. Bao Publishing ha pubblicato in queste settimane Rebis, di Irene Marchesini e Carlotta Dicataldo. Un’opera di ambientazione medievale ma che tratta tematiche attualissime.

TRAMA

In un villaggio medievale due streghe vengono bruciate sul rogo. Nello stesso momento nasce un bambino albino, Martino. Il ragazzo cresce nella piccola comunità dove è malvisto e considerato portatore di sfortuna dai suoi compaesani e da alcuni membri della famiglia. Un giorno il padre decide di mandarlo lontano da casa, così Martino fugge e si rifugia nel bosco. Qui abita una donna, Viviana, considerata una strega ma che lo accoglie a braccia aperte e che lo aiuterà a intraprendere un percorso di accettazione.

LA PAURA PER IL DIVERSO

La caccia alle streghe è un tema ricorrente nel corso della storia dell’uomo e che ha assunto diverse sfumature con il passare del tempo. Anche oggi, nella nostra società, molte persone si prodigano in questa ricerca della persona/strega, intesa come diversa da quelli che sono considerati i canoni tradizionalmente accettati di genere, orientamento sessuale e non solo. La scelta di ambientare la storia di Rebis nel Medioevo è molto funzionale perché permette di toccare questa tematica unendola all’elemento storico e fiabesco, facendola forse arrivare a un pubblico più ampio.

Martino, colpevole di essere albino, si ritrova così circondato dal disprezzo della gente considerata normale, persino di qualche membro della famiglia. Per sfuggire a questo senso di solitudine il ragazzo trova conforto nell’amore delle sorelle e nel prendersi cura di alcune larve d’insetto. Dotato di una forte sensibilità, Martino riconosce la fragilità di queste creature e vorrebbe proteggerle e aiutarle a crescere. Cerca in questo modo di dare loro quell’amore e quell’affetto che, invece, spesso gli è negato. La sua vita subisce una svolta quando, vagando per il bosco, raggiunge l’abitazione di Viviana. Una donna che a prima vista lo spaventa ma che capisce essere simile a lui, non accettata dalla comunità.

UNA NUOVA FAMIGLIA

Viviana, considerata una strega, in passato è stata bruciata sul rogo ma è riuscita a sopravvivere. Nel bosco ha ricominciato a vivere, ricostruendosi una comunità di amiche e donne che si rispettano e condividono valori e ideali. La donna farà così scoprire a Martino un mondo nuovo, che lo accetta e gli permette di essere quello che è veramente, senza doversi nascondere per timore del giudizio altrui.

Nuovi personaggi entrano in gioco e le figure di Viviana e Martino approfondite, allargando così la visuale sulla tematica e portando avanti con maestria e precisione il percorso di crescita del ragazzo che lo porterà a diventare una persona nuova, senza però rinnegare del tutto le sue origini. Il ragazzo diviene così parte di un’altra famiglia allargata, che non deve per forza derivare da legami di sangue, ma fatta di persone accoglienti, che lo fanno sentire a casa.

Dal punto di vista artistico, il tratto di Carlotta Dicataldo è perfetto nel raffigurare il paesaggio medievale, ma soprattutto nelle espressioni dei personaggi, capaci di veicolare in maniera eccellente le emozioni degli stessi. In tal senso, spesso la visuale si restringe sugli occhi, che si fanno carichi di lacrime o di stupore a seconda della situazione.

Le due autrici sembrano in perfetta sintonia e con Rebis hanno realizzato una storia che potrà arrivare a un pubblico molto vasto, portando (speriamo) lettori e lettrici a riflettere su un tema importante e, perché no, a scoprire la propria identità e accettarsi come Martino.

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