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Deathloop: la nostra recensione dello sparatutto di Arkane

Arkane Studios ha avuto qualche titolo apprezzato dai giocatori e dalla critica durante la loro carriera da sviluppatori, dall’ormai dimenticato Dark Messiah of Might and Magic ai più recenti Prey o Dishonored. Coloro che hanno familiarità con il lavoro dello studio saranno d’accordo sul fatto che il loro stile artistico è notevole, quanto il loro talento per il level design. Entrambe queste caratteristiche distintive sono state impiegate per trasformare il loro nuovo titolo Deathloop in un successo.

Dishonored è stato un franchise davvero impattante nel mondo videoludico, e sebbene la premessa di Deathloop non sia esattamente qualcosa di innovativo, molti si sono incuriositi sin dal suo annuncio. Saranno riusciti i ragazzi di Arkane a mantenere il loro ingegnoso design e atmosfera, andando a creare un gioco del tutto nuovo? Scopriamolo insieme con la nostra recensione!

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Siamo incastrati in un loop

Impersoniamo Colt, l’eroe della nostra storia, il quale sembra destinato a rivivere il peggior giorno della sua vita ancora e ancora e ancora. Noi dobbiamo riuscire a rompere il loop e a fuggire dall’isola di Blackreef. Mano a mano che esploriamo l’isola, troviamo indizi utili su come siamo finiti in questa sgradevole situazione. Ci imbattiamo, inoltre, in numerosi nemici, chiamati Eternalisti, che vogliono farci fuori. Con un paio di proiettili ben assestati dai nostri avversari, capiamo ben presto che ad una nostra morte corrisponderà una rinascita al punto iniziale del gioco. In tutto ciò, dobbiamo quindi trovare informazioni su come rompere il ciclo mentre per il volere del capo della sicurezza, Julianna, la nostra nemesi che stuzzica fino al limite la sanità mentale del nostro protagonista, cerca di ucciderci, resettando di fatto tutti i nostri progressi.

Poco tempo e tanti nemici da uccidere

Dopo diverse ore e alcuni tentativi falliti, riusciamo a capire le regole di base: una giornata è composta da quattro cicli (mattina, mezzogiorno, pomeriggio e sera). Queste 24 ore bisogna gestirle al meglio per eliminare otto Visionari. Questi nemici unici, possono essere considerati i boss del gioco, sono coloro che tengono in piedi il loop. Non sarà una passeggiata, quindi, sconfiggere tutti in un solo loop, soprattutto con la misteriosa Julianna che ha la brutta abitudine di darci la caccia di tanto in tanto.

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Finché non abbiamo preso la mano con il posizionamento dei nemici e le varie armi, sicuramente il nostro Colt non se la passerà benissimo. Trovare l’ordine corretto su come agire è la chiave per riuscire a completare il gioco, e in questo, i loop ci aiuteranno. Ad ogni nostra morte, e quindi rinascita, perdiamo tutto l’equipaggiamento guadagnato duramente. Le armi come: coltelli, pistole o fucili, possono essere raccolte da tutti i nemici che andiamo ad uccidere, mentre le abilità sono rilasciate solamente dai boss. Ci sono, inoltre, anche altri equipaggiamenti “passivi” che conferiscono al nostro protagonista upgrade specifici aggiuntivi. Come dicevamo poco sopra, questi oggetti verranno irrimediabilmente persi ad una nostra possibile morte, almeno fino a quando non scopriamo i segreti dell’infusione. Questa particolare tecnica ci consente di mantenere gli oggetti che desideriamo tra i loop.

Tra game design e level design

Il concetto di base di Deathloop può essere interessante, ma si rivela presto un po’ tedioso. Innanzitutto, Arkane ha inserito solamente quattro luoghi (distretti) nel gioco. Sebbene cambino leggermente a seconda del momento della giornata, la loro dimensione non è esattamente rilevante. Con un paio di cicli, infatti, riusciremo ad imparare facilmente tutte le vie quasi a memoria. Questo purtroppo, comporta che i loop più avanzati sembreranno più simili e diventeranno così noiosi.

La posizione dei nemici e anche le loro abitudini sono inoltre, facilmente memorizzabili e anche l’Intelligenza Artificiale non aiuta. A seconda del momento della giornata possiamo trovare gli stessi avversari nelle medesime posizioni che procedono con la stessa routine di sempre. Fortunatamente ci viene incontro il level design, proprio come in Dishonored, infatti, possiamo scegliere lo stile di approccio: possiamo evitare i nemici, pianificare le mosse, aspettare nell’ombra e colpire al momento giusto con precisione chirurgica.

Colt non è un eroe molto agile e in ciascuno dei modi in cui vogliamo porci, dobbiamo necessariamente affidarci ai poteri speciali (parecchi in comune con il sopracitato Dishonored), anche solo per compensare la lenta schivata o la mira non proprio precisa del nostro eroe. Durante il nostro gameplay, abbiamo scelto di essere furtivi, e in fin dei conti ci è sembrato essere il modo più efficiente di agire.

Molti degli elementi della storia, delle informazioni di base e dei dettagli essenziali sono inclusi come documenti o registri audio nascosti per i distretti. Offriranno non solo indizi su ciò che dobbiamo fare, ma ci aiuteranno anche a capire cosa succede nel mondo di gioco e qual è il nostro ruolo a Blackreef. Andiamo a scoprire anche la storia di Julianna, un personaggio interessante che in seguito diventerà giocabile nella modalità online. Con lei possiamo scegliere di adempiere alla sua funzione originale e provare a dare la caccia a Colt oppure fare il contrario e aiutare gli altri giocatori.

Un multiplayer “intimo”

Dove Deathloop brilla davvero è il comparto multiplayer, uno contro uno. È un’idea semplice: Julianna, personaggio determinato ad impedire a Colt di fermare il ciclo, invade il distretto e cerca di eliminarci. Con il gioco impostato su “Online” abbiamo la possibilità di essere invasi da un giocatore reale.

Le occasioni in cui Julianna ha invaso sono state facilmente i momenti salienti di tutto il nostro playthrough. È un gioco del gatto col topo, ed evitarla o darle la caccia è una vera emozione. I suoi poteri non sono certo utili come quelli del nostro Colt, ma può vedere la posizione del nostro eroe quando viene individuato dai nemici.

Deathloop multiplayer

Il multiplayer non è perfetto, abbiamo constato delle piccole pecche che vanno ad influire sull’esperienza di gioco. Per prima cosa, nonostante sia uscito da pochissimo, i tempi di matchmaking possono essere molto lunghi. Se consideriamo che questo dovrebbe essere il momento in cui Deathloop è al suo picco di numero di giocatori, è piuttosto preoccupante. Come secondo punto, non è presente una funzione ormai fondamentale in questo tipo di titoli multiplayer: il supporto per il cross-play, questa potrebbe essere anche una causa al pool ridotti di giocatori.

Scene e colonna sonora direttamente da James Bond!

Deathloop non eccelle di certo per una grafica realistica, ma riesce comunque a fare bella figura con uno stile anni Sessanta e Settanta dall’atmosfera psichedelica. Riesce a catturare il giocatore in tantissimi modi, con un level design eccelso, invoglia l’esplorazione di tutti i minimi particolari in ci si imbatte. Abbiamo provato il gioco su PC di fascia medio-alta e, con settaggi quasi tutti al massimo, non siamo rimasti per niente delusi. Il titolo gode di una grafica davvero rispettabile oltre ad un frame rate per lo più stabile. Solamente in alcuni punti, forse per dei caricamenti di aree più pesanti, abbiamo notato dei singhiozzi a livello di FPS.

La colonna sonora sa creare l’atmosfera perfetta al momento giusto. Durante i momenti più concitati, come quando siamo in combattimento o durante una boss fight, la musica si fa più incalzante andando ad aumentare la nostra adrenalina. Dall’altra parte invece, durante la fase più esplorativa, abbiamo una musica più lenta e quieta che ci accompagna per i vicoli di Blackreef.

Considerazioni finali

Deathloop cattura con successo l’essenza di quei film sui loop temporali, in cui il protagonista si muove con soave sicurezza poiché sa dove sarà ogni nemico. Purtroppo come detto precedentemente, questo rigiocare più volte lo stesso livello provoca, in alcuni giocatori, un senso di noia, noia che può essere facilmente messa da parte con una componente multiplayer davvero magica. Con il multiplayer online abilitato, diventa più facile trascurare i punti deboli di Deathloop. Questo titolo potrebbe riuscire a mettere le basi per progetti futuri, su come una componente multiplayer ben strutturata possa migliorare notevolmente la formula del singleplayer e di tutto il gioco in generale. Con le mille sfaccettature che può portare l’esperienza con giocatori reali, è possibile arrivare senza troppo sforzo a completare Deathloop in circa una ventina di ore, longevità davvero rispettabile per un titolo FPS simile.

E voi? siete già riusciti a spezzare il loop in cui è incastrato il nostro Colt? Fateci sapere cosa ne pensate di Deathloop nei commenti e continuate a seguirci su Nerdpool.it.


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L'ultima trovata nei loop temporali è Deathloop, lo sparatutto in prima persona basato sulle abilità dei ragazzi di Arkane Studios ci offre 24 ore per rompere il ciclo della morte e rinascita perenne. È un gioco che ha un'ottima storia da raccontare e in generale è un ottimo titolo che dimostra come un solido comparto multiplayer può, e riesce, a risollevare prepotentemente una gamplay singleplayer un po' tedioso. Il tutto condito da atmosfere psichedeliche e colonne sonore prese direttamente da un film degli anni Settanta.Deathloop: la nostra recensione dello sparatutto di Arkane