Ventre sepolto di Aliyeh Ataei è un libro che parla di identità e ne coglie la problematicità e l’indefinitezza. Pubblicato per la prima volta nel 2014, è stato oggetto di traduzione dal persiano da parte di Giacomo Longhi e Harir Sherkat e pubblicato per la prima volta in Italia nel 2024 dalla casa editrice Utopia.
Trama
Il romanzo Ventre sepolto inizia presentando Mani, un giovane ingegnere che, a detta di sua moglie, avrebbe dovuto fare il poeta. Mani è, fin dalla primissima pagina, in preda ad una profonda crisi: sua sorella gemella, di cui il lettore non saprà mai il nome, è scomparsa misteriosamente. Il protagonista non è solo angosciato per questa improvvisa sparizione, ma anche arrabbiatissimo: possibile che nessuno intorno a lui, né sua moglie, né suo padre, né la matrigna e il fratellastro si preoccupi per la ragazza? In preda al delirio, un flusso di coscienza di pensieri inquieti gli attraversa senza sosta la mente, alimentando la sua rabbia e diffidenza verso chi gli è sempre stato vicino.
La storia della scomparsa della sorella di Mani è affianca dalla storia di loro padre, Aqa Jan: egli, dopo aver perso la prima moglie, morta di parto, si è risposato con Malus, una donna abbandonata insieme al figlio Yaqub. Mani non riesce a vedere di buon occhio questa famiglia acquisita, nonostante sia stata Malus a crescerlo: il richiamo del ventre materno è troppo forte e questa donna sembra solo una sostituta sgradita e disprezzata. A ciò, si aggiunge per Mani un matrimonio infelice: sua moglie Nagin non è la donna di cui era innamorato e la loro vita insieme non è una vita felice, complice anche l’infertilità di Mani che impedisce a Nagin di realizzare il suo sogno di essere madre.
Il libro è diviso in tre macro-capitoli che, progressivamente, chiarificano molto al lettore della follia di Mani, fino a spianare ogni incertezza e a mettere alla luce del sole ogni amara verità.
“È vero. Sono cambiato, ma non vi rendete conto che è stata colpa dei vostri giudizi? Come fate a non capire che tutti quei discorsi insensati da studenti universitari, tutte quelle teorie obsolete, tutti quei fallimenti amorosi da quattro soldi ti possono spingere a volertene stare per fatti tuoi? Ti trasformano in un piccolo dittatore che si crea il vuoto intorno pur di salvaguardare la propria pace.”
Recensione
Dal suo flusso di coscienza ininterrotto, Mani non emerge come una bella persona: critiche a destra e a manca, verso il padre che ha osato risposarsi dopo la perdita della prima moglie, morta nel dare alla luce lui e la sua gemella; verso Malus, che considera un rimpiazzo della madre e che disprezza profondamente; verso il fratellastro, che ha una modesta cultura e che vede come un rivale più che come un fratello; verso la moglie, che non ama davvero e alla quale lui non può dare figli. Mani disprezza il mondo e le persone che lo circondano perché è insoddisfatto di sé e della sua vita. Una sola persona si salva dalle sue sferzanti parole: la sorella gemella. Per lei, Mani ha solo parole gentili: sua sorella è buona e bella, è sì ingenua ma dolce, brava e generosa. Come non amare sua sorella? Come non disperarsi per la sua scomparsa? Come mai nessuno sta andando fuori di sé come lui per l’allontanamento misterioso di una creatura tanto preziosa?
L’indagine sulla scomparsa della sorella porta Mani ad indagare anche su se stesso e sulla propria identità in modo non sempre lucido, ma spesso anche spietato. Mani si riconosce per quel che è: tutti lo vedono come un uomo, e come tale si sente, ma ha in sé anche del femmineo, una parte di identità custodita nel profondo e indissolubilmente legata a quella sorella tanto amata con cui ha condiviso il ventre materno.
Il tema della maternità è toccato sotto diversi aspetti ed è centrale nel romanzo: è indescrivibile il legame che si crea nel ventre materno, ma è pur vero che i figli sono di chi li cresce. Mani affronta questo dualismo e non riesce a riconoscere a Malus i suoi diritti di madre e i suoi meriti nell’aver cresciuto figli non nati da lei e nell’averli comunque amati come suoi. Tramite la figura di Nagin viene trattato anche il tema della maternità mancata: Mani le propone l’adozione, ma lei non accetta questa soluzione perché, senza quel legame che si crea nel ventre, non si sentirebbe una vera madre. A peggiorare questo pensiero di Nagin concorre il fatto che a non poter avere figli non è lei, ma suo marito, a causa del quale si sente però una donna a metà.
Potete trovare il libro QUI.
L’autrice
Aliyeh Ataei è nata nel 1981 in Iran ed è però cresciuta nella parte orientale del paese, al confine con l’Afghanistan. In sé racchiude quindi le anime dei due Paesi e scrive per entrambi e per preservare l’identità di entrambi. Autrice di narrativa e saggistica in persiano, ha collaborato con diverse testate giornalistiche e si è poi specializzata in sceneggiatura a Teheran.
Le sue opere affrontano i temi dei diritti delle donne, dell’identità, della frontiera e dell’emigrazione.