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Orang Asli e i Batek, una vita nella foresta

Per accedere ad uno dei villaggi Orang Asli e vedere come si vive nella foresta più antica del mondo, si deve arrivare a Kuala Tahan, un paesino situato proprio alle porte del parco Taman Negara.

E’ davvero piccolo ci sono pochi abitanti e per lo più le case sono guest house o ostelli per i turisti che si fermano per fare le escursioni nel parco, c’è una moschea e vari negozietti che vendono snack e bevande.

Ci sono dei ristoranti sul fiume, delle vere e proprie zattere di bambù con tavoli e sedie di plastica dove mangiare piatti tipici.  Durante la stagione delle piogge si spostano altrove a causa del fiume in piena e delle piogge abbondanti.

“Orang Asli” significa “aborigeni” sta a indicare, infatti, i gruppi etnici considerati i veri e nativi della Malesia peninsulare. Gente arrivata molto tempo prima dei malesi, indiani e cinesi.

Sono un popolo nomade, si spostano in genere quando un membro del gruppo muore e trovano un’altra sistemazione all’interno della foresta. Vivono prevalentemente di caccia e barattano i prodotti della foresta con i commercianti della Malesia, come legno e resina. La tribù dei Batek, i nomadi che si trovano all’interno del parco Taman Negara, si è ritrovata a dover fronteggiare l’invasione di turisti da tutto il mondo, per questo motivo sono stati obbligati a cambiare le proprie abitudini, la nudità è stata censurata e le donne non posso andare in giro a petto scoperto come hanno sempre usato fare e indossano dei parei, mentre gli uomini sono vestiti.

Sono abbastanza distaccati, stanno nelle loro capanne e proseguono con la loro vita, senza fare molto caso ai turisti che girano curiosi tra le loro case.

Il loro metodo di caccia è molto interessante, in genere i bambini che compiono dieci anni sono pronti a diventare cacciatori e partono per la foresta per un addestramento durante il quale devono riuscire a cacciare scoiattoli, scimmie e altri animali. Lo strumento che usano è una lunga canna di bambù, la lunghezza varia a seconda dell’esperienza e della bravura del cacciatore. All’interno inseriscono uno stecco di legno con la punta intrisa di veleno e del cotone per farlo aderire bene al foro d’ingresso. Soffiando forte lo stecchino parte come una freccia uccidendo la preda.

Ho assistito anche all’accensione del fuoco, fatto con un archetto e della paglia. L’anziano del villaggio ci ha mostrato come fare e devo dire che lui è proprio un grande esperto perché in pochi secondi ha acceso il fuoco,come se avesse un accendino.

La cosa che mi ha lasciata un pò perplessa è il fatto che, con l’avanzare del progresso queste tribù stanno piano piano perdendo la loro genuinità, in molte zone della Malesia ormai degli Orang Asli rimane ben poco, i ragazzi si trasferiscono nelle città per studiare, le capanne vengono sostituite da case in muratura, le donne non partoriscono più in casa, ma vanno in ospedale. Da una parte ritengo giusto il fatto che bisogna progredire, ma mi dispiace veder perdere i propri usi e costumi e venire amalgamati alla società del progresso.

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