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Chupa: la recensione del nuovo film Netflix dal titolo molto criticato

Sulla piattaforma streaming di Netflix, è disponibile da oggi 7 Aprile un nuovo film intitolato “Chupa“, titolo che ha divertito molto il pubblico e in molti casi fatto storcere il naso.
Questo titolo rappresenta una abbreviazione della parola “chupacabra“, termine che, secondo una leggenda metropolitana che ha origine in America Latina, riconduce ad una piccola creatura vampiresca che prosciuga il sangue delle capre e di altri animali.

Ciò che ha portato molti utenti del web ad ironizzare sul titolo di questo prodotto è il significato che assume dovuto all’abbreviazione. In spagnolo, infatti, il nome della creatura significa letteralmente “succhiatore di capre“.

Noi di NerdPool abbiamo avuto l’occasione di vedere in anteprima questo film, di cui potete leggere la recensione qui di seguito.

Chupa Poster Netflix

Di cosa parla Chupa?

Il film vede come protagonista un tredicenne di nome Alejandro (Evan Whitten) di origini Messicane, ma che vive a Kansas City solo con la madre dopo la tragica perdita del padre, che lo ha profondamente segnato.
Alejandro, chiamato anche Alex, è un ragazzino timido, riservato e un po’ nerd, a scuola viene bullizzato dai suoi compagni a causa delle sue origini; vittima di offese razziali ed escluso dai bambini della sua età si rifugia dietro lo schermo del suo Game-Boy, cercando di nascondere il dolore che prova per aver perso il suo papà e covando sempre più odio nei confronti delle sue origini Latino Americane, che lo fanno sentire diverso dagli altri bambini.

La madre, consapevole delle difficoltà del figlio, deciderà dunque di mandarlo in vacanza proprio in Messico dal nonno Chava (Demián Bichir), ex campione famoso di “lucha libre” (lotta libera) chiamato Azul, conoscerà qui anche l’energico cugino Memo (Nickolas Verdugo), ossessionato dal wrestling e la coraggiosa e determinata cugina Luna (Ashley Ciarra).

La riscoperta di sé

Mentre Alex inizia a riconnettersi con le sue origini, il paese è intanto in allarme a causa dei numerosi animali uccisi da una misteriosa creatura, che tutti riconducono al famoso “chupacabra” di cui le leggende narrano.
Persino la polizia e alcuni ricercatori scientifici si recano sul posto alla ricerca dell’essere succhiasangue; uno scienziato in particolare pericoloso ed ostinato, Richard Quinn (Christian Slater), sta dando la caccia alla creatura per cercare di sfruttarne i poteri miracolosi, il chupacabra ha infatti la capacità, attraverso la sua saliva, di rigenerare le ferite, facendole praticamente svanire.
Di fronte alla possibilità di dare una incredibile svolta alla medicina moderna e guadagnare moltissimo denaro da questa scoperta, inizierà una vera caccia al chupacabra, spietata e implacabile, nella quale saranno coinvolti anche Alex e la sua famiglia.

Il piccolo protagonista creerà con l’animale mitologico un forte legame e per proteggerlo intraprenderà una incredibile avventura, che lo porterà a legare anche con la sua famiglia e con le sue origini dapprima tanto bistrattate.
Alex si renderà conto dell’importanza della condivisione, di aprirsi agli altri e affrontare il proprio dolore per riuscire a superarlo, senza dunque seppellirlo o ignorarlo.

Cosa non va nella storia

Chupa è una storia per famiglie e ragazzi, in cui una leggendaria creatura, rappresentata nell’immaginario comune come orribile e spaventosa, è invece qui raffigurata come tenera e carina, stravolgimento che permette sicuramente allo spettatore di empatizzare con la creatura e con il ragazzino, andando però in questo modo a contraddire quello che è poi la morale della storia.
Quasi come a voler dire che gli scienziati del film siano dalla parte dei cattivi solo perché il chupacabra è dolce e carino… e se così non fosse stato?
Se la creatura fosse stata rappresentata con un aspetto sgradevole, spaventoso e orripilante, sarebbe stata giusta la sua cattura, il suo sfruttamento e la sua probabile uccisione?
E Alex lo avrebbe comunque aiutato?

Il messaggio e l’intenzione della pellicola sono sicuramente positivi, viene trasmessa quella che è spesso la crudeltà egoistica dell’essere umano verso una creatura indifesa che, seppur considerata pericolosa, cerca di sopravvivere esattamente come fa l’uomo, nutrendosi di ciò di cui anche l’uomo si nutre.
Una creatura con una madre e una famiglia e con l’unico desiderio di stare al mondo.

Ma perché rappresentarla come un docile cagnolino con le ali?
Si ripropone così un vero e proprio bias cognitivo, dovuto allo stereotipo del “bello uguale buono” e “brutto uguale cattivo”, il cosiddetto “Effetto Alone“, che porta ad annullare in parte le buone intenzioni di una storia.

Sarebbe stato invece molto più interessante e di impatto se il chupacabra avesse avuto proprio l’aspetto che la leggenda vuole, allontanandosi da questo concetto di bellezza e bontà come facce della stessa medaglia, da cui però pare non allontanarsi quasi nessun prodotto, pur osannando e rivendicando inclusività, puramente frutto di marketing.

Sicuramente una rappresentazione del chupacabra in linea con la mitologia non avrebbe attirato immediatamente i più piccoli alla visione, ma allo stesso tempo sarebbe stata una buona occasione di insegnamento rispetto ad una tematica che sottolinea l’importanza di andare oltre l’apparenza delle cose, di una solidarietà pura e un’amicizia sincera al di là dell’aspetto esteriore.

Nonostante ciò, Chupa, diretto da Jonás Cuarón (figlio di Alfonso), rappresenta un buon prodotto per famiglie, non particolarmente originale o innovativo, ma che intrattiene e coinvolge durante tutta la sua visione.
Un film leggero con toni drammatici con una struttura e uno stile narrativo tipico dei film anni ’90, una vera e propria fiaba per grandi e piccini.

Qui sotto il trailer di Chupa

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Chupa è un film per famiglie leggero e di intrattenimento, con dei profondi insegnamenti che però tendono a risultare un po' banali e già visti. Una storia di amicizia, riscoperta e legami, che poteva però essere una buona occasione per andare ad indagare temi e insegnamenti importanti.

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