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Civil War – Un istant classic del cinema americano

Civil War è un vero proprio classico istantaneo, un film che ti penetra sotto la pelle che colpisce la mente, lo stomaco e il cuore.

Vi è mai capitato di recarvi in sala, di sedervi al vostro posto e di dire pochi minuti dopo l’inizio della visione: “Questo è un film che farà la storia?” Ecco giunti finalmente in sala per vedere Civil War in anteprima, abbiamo avuto questa sensazione. Sin dalle prime battute abbiamo capito di trovarci di fronte ad un classico istantaneo, un film spartiacque. L’altra domanda ricorrente era “ma come gli avranno permesso di girarlo?” In effetti ci troviamo di fronte ad un film che, per i temi che tocca e per la schiettezza con cui lo fa, farà molto scalpore in patria e all’estero, suscitando un grande dibattito. L’ottimo cast composto da Kirsten Dunst, Wagner Moura, Stephen McKinley e Cailee Spaeny era già un indizio sulla qualità del film. Ma un lavoro enorme alla regia e alla scrittura della sceneggiatura, è stato fatto da Alex Garland. Sulle ali dell’entusiasmo vi invitiamo dunque a leggere la nostra recensione senza spoilers!

Una breve sinossi

Civil War ci parla di un’America sull’orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.

Il lato oscuro degli Stati Uniti

Civil War mette a nudo il lato più oscuro e controverso degli Stati Uniti. Le tensioni mai sopite dai tempi della prima guerra civile, improvvisamente riemergono in tutta la loro veemenza. Una nuova guerra secessione ha luogo, con uno scontro ancora più brutale tra federalisti e antifederalisti, tra Nord e Sud degli Stati Uniti. Gli States si trasformano nelle terre desolate, e mentre la guerra riecheggia al suono dei colpi di cannone, il sogno americano crolla su stesso con la democrazia e lo stato di diritto, che si frantumano in mille pezzi. Attraverso gli occhi dei quattro protagonisti, attraversiamo un’America devastata, consumata e dilaniata dalle tensioni, che per troppo tempo l’hanno attraversata, come enormi linee di faglia esplose in un terremoto devastante.

L’America è ridotta a una terra senza legge, in cui gli uomini sono diventati lupi degli altri uomini, abbandonandosi ad ogni genere di brutalità. I vicini e gli amici di un tempo diventano carne da macello, e gli istinti più meschini e reconditi, diventano la legge morale predominante, in un ritorno in piena regola al più brutale stato di natura.

I nostri protagonisti episodio dopo episodio perdono la loro umanità, rimanendo consumati dagli orrori di cui sono testimoni o protagonisti diretti. L’America più razzista, xenofoba e malata ora ha il controllo delle strade. Il viaggio sembrerebbe un suicidio, ma i nostri protagonisti sono spinti dall’imperativo categorico del devo perché devo. Devono testimoniare affinché gli altri possano conoscere, vedere e così giudicare quanto sta accadendo. Voltarsi dall’altra parte non è una scelta.

Comprato tecnico

Civil War visivamente è incredibile. Le scene d’azione lasciano a bocca aperta per la loro potenza narrativa, e con l’assedio di Washington si raggiunge il picco narrativo e visivo. I soldi investiti sono stati oggettivamente tanti, ma il risultato è ammirevole. Il livello di realismo è incredibile. Non vi è un attore fuori ruolo, persino il suo personaggio più secondario è perfettamente calato nella parte. Si nota un enorme ricerca dei luoghi dove girare le scene e nella ricostruzione degli ambienti. Le scene sono davvero piene di dettagli, questi ovviamente rendono il tutto talmente tanto realistico che il sembra girato dal vero.

Le atmosfere di Civil War ricordano molto quelle di The Walking Dead. Da ogni sequenza si respira il senso di disperazione e distruzione che traspaiono da qualsiasi zona di guerra vera. Non c’è nulla di patinato. Le musiche sono semplicemente perfette e riescono a reggere intere sequenze senza dialoghi. La fluidità della cinepresa e l’ottimo montaggio fanno si che il film, pur durando quasi due ore, non annoia mai. La narrazione accelera e rallenta nei momenti giusti e a fine film si è davvero soddisfatti per l’esperienza complessiva.

Prove attoriali

Parlando dei protagonisti sono tutti ben caratterizzati e pur partendo da background diversi, sono uniti da una traiettoria di decadenza comune, mano a mano che il viaggio gli strappa via ciò che gli resta della loro anima. Non ci sono linee di dialogo superflue, ogni battuta, ogni frase è davvero significativa. Inoltre ci sono almeno un paio di sequenze davvero notevoli. Una che vede come protagonista una rigenerata Kristen Dunst, la quale spiega come il suo lavoro da reporter, avesse come scopo ultimo quello restituire al pubblico americano l’autentico orrore della guerra, così che questa non giungesse mai in patria. Ma i suoi sforzi per sua stessa ammissione, non sono serviti a nulla. Un’altra incentrata sul suprematismo bianco e sull’idea del vero americano, che vede come protagonista un grandissimo Jesse Plemons (Breaking Bad).

Conclusioni

Civil War è un film che farà storia. Un racconto di denuncia oltre che di grande intrattenimento, che colpirà il cuore, lo stomaco e la testa dello spettatore, non necessariamente in questo ordine. Una pellicola dal grande significato politico, che non ha paura di sporcarsi le mani toccando temi scottanti. Civil War è uno dei film in uscita quest’anno che vanno visti, e che si colloca sulla scia dei grandi film di successo per pubblico e critica usciti a cavallo tra il 2023 e l’inizio del 2024. Andate a vederlo, difficilmente ve ne pentirete! Speriamo solo non sia un film premonitore, viste le elezioni americane di Novembre prossimo e i trascorsi di Gennaio 2021.

Civil War è un film che farà storia per la sua potenza: narrativa, visiva e per il coraggio e la spregiudicatezza con il quale decide di trattare certi temi. Un film di denuncia,di rottura, senza filtri e ipocrisie che vuole raccontare l'anima più nera dell'America, quella che i film non sono soliti raccontare. Decide di farlo attraverso gli occhi di giornalisti che sono lì per documentare così che poi chi guarda possa criticare. Un viaggio, una lunga corsa nel ventre oscuro di una nazione sull'orlo del baratro.

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