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Days of Doom – la nostra recensione

In un periodo particolarmente florido per gli strategici, (Miasma Chronicles e Aliens: Dark Descent giusto per citare gli ultimi arrivati) Atari sforna una piccola perla, Days of Doom, che unisce al combattimento a turni elementi Roguelike e di City Builder, mescolati dal sistema procedurale che rende ogni missione unica e irripetibile.

Quale sarà il risultato di questo mix? Scopritelo insieme a noi!

“L’apocalisse non era la fine del mondo. Solo di quello che conoscevamo”

Con questa frase che ci lascia un po di sasso rispetto agli altri titoli, veniamo introdotti nel mondo di Days of Doom, un mondo post apocalittico dove siamo al comando di un gruppo di sopravvissuti che si battono contro orde di zombie, ghoul, razziatori, razziatori-zombie e altre creature con lo scopo di arrivare a Sanctuary, una città libera da pericoli.

Lungo il viaggio possiamo reclutare altri sopravvissuti, espandere il nostro accampamento che ci farà da base e lanciarci in furiose schermaglie con mostruosità di qualsiasi tipo per arrivare all’agognato obiettivo.

Combatti, costruisci, potenziati, combatti

Parte del cuore di Days of Doom è incentrato sui vari combattimenti a turni che dobbiamo via via affrontare; il combat system è quello classico dei titoli della stessa categoria, nella fase iniziale abbiamo la possibilità di disporre su una porzione di campo la nostra squadra di combattenti, scegliendo tra ben 8 classi.

Il sistema assegnerà un turno sia a noi che ai nostri nemici e la bagarre avrà inizio.

Una volta terminato lo scontro riceviamo materiale, crediti ed oggetti che serviranno per potenziare i personaggi e passare così a quello successivo scegliendo il nostro percorso sulla mappa.

Particolare manzione va alle Rune, oggetti che modificano le statistiche del personaggio una volta equipaggiate.

Ogni spostamento costerà carburante, quindi dobbiamo scegliere saggiamente la strada da percorrere evitando di rimanere a secco, tenendo presente che troveremo tappe dove recuperare punti ferita persi e altre dove riceveremo oggetti o potenziamenti in base alle scelte prese.

Grazie al sistema procedurale gli scontri non saranno mai uguali, garantendo a Days of Doom un’elevata rigiocabilità e regalandoci momenti di sano divertimento.

La componente Roguelike si farà sentire nel momento in cui dovremo ritornare al campo per potenziare le armi o rigenerarci; infatti, una volta tornati alla base perderemo tutti gli oggetti raccolti e dovremo ricominciare il percorso dall’inizio, il che non è un male, anzi, ci farà ragionare meglio sulla scelta del team e calcolare ogni minimo spostamento ed azione durante gli scontri.

Parlavamo del campo base dove avremo a che fare con la parte di City Builder; ogni edifico presente ha una sua utilità, dall’incremento del numero di membri del team, al potenziamento delle armi, alla gestione del materiale recuperato e che dovrà essere attivato ed aggiornato al fine di garantirci il massimo potenziale per affrontare tutti gli scontri ed arrivare finalmente a Sanctuary!

La bellezza nella semplicità

Dal punto di vista grafico Atari ha puntato su uno stile sobrio ma accattivante per Days of Doom, scegliendo di puntare su una grafica minimale ma molto colorata e cartoonesca, disegnata a mano utilizzando lo stile artistico Chibi, che rende ancora più divertente e leggero il tempo passato a giocare.

Nota di pregio anche per il comparto sonoro, molto curato e con una colonna orchestrale originale composta da Jelle Dittmar, che contribuisce a farci immergere in questo pazzo e divertente mondo impazzito!

Conclusione

Atari è riuscita nell’intento di portare nell’ormai abusato clichè degli strategici a turni una formula che riesce a portare una ventata di freschezza e divertimento, mischiando Rougelike e City Builder in un’avventura scanzonata e divertente attraverso un mondo in rovina che non stanca, regalandoci ore di svago in un mondo in continuo cambiamento grazie al sistema procedurale.

La software house è riuscita nell’intento di creare un piccola perla che non fa gridare al miracolo ma che potrebbe essere un punto di svolta nel genere.

Cosa ne pensate di questo titolo? Fatecelo sapere come sempre qui sotto nello spazio commenti e continuate a seguirci su Nerdpool.it!

Atari è riuscita nell'intento di portare nell'ormai abusato clichè degli strategici a turni una formula che riesce a portare una ventata di freschezza e divertimento, mischiando Rougelike e City Builder in un'avventura scanzonata e divertente attraverso un mondo in rovina che non stanca, regalandoci ore di svago in un mondo in continuo cambiamento grazie al sistema procedurale. La software house è riuscita nell'intento di creare un piccola perla che non fa gridare al miracolo ma che potrebbe essere un punto di svolta nel genere.

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