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Decision To Leave: il nuovo film dell’Old Boy Park Chan-wook è un piacere armonioso e conturbante

Il grande pubblico lo conosce principalmente per quello che è considerato il suo capolavoro, Old Boy, ma Park Chan-wook è uno dei registi – potremmo definirlo autore a tutto tondo, essendo anche sceneggiatore dei propri film – più affascinanti del cinema mondiale e ha avuto più volte modo di dimostrarlo. Il suo stile deciso e inconfondibile – amato e finanche invidiato da Quentin Tarantino – affonda le radici nel tema della vendetta – di cui si è occupato nella trilogia che lo ha reso celebre – e si muove in bilico sul filo sottile che intercorre tra scomposta violenza e sottile armonia.

L’opera che precede questo Decision To Leave vincitore al Festival di Cannes è Mademoiselle, esperimento ruvido e (in)sensibile, tremenda parabola all’insegna dell’inganno, della claustrofobia del castigo e della catartica liberazione. Esplicito sino all’eccesso, nella brutalità come nell’amore, questo film sconta la fama che Park Chan si porta dietro dai precedenti lavori, finendo per divenire il simbolo definitivo di quel didascalismo sensazionalistico che la critica non gli ha mai del tutto perdonato: l’autore coreano continua a mettere i cattivi mostri in bella mostra, secondo alcuni autocompiacendosi e mostrando troppo.

Decision To Leave rappresenta invece un capitolo inedito nella filmografia di Park Chan-wook, il quale conserva la propria impronta artistica aprendo però a nuove modalità di racconto: innanzitutto trova una fusione con i codici estetici e concettuali del mondo occidentale, poi trasforma tutto ciò che in passato era materiale esplicito e deflagrante in materia allusiva, malinconica e sottesa; questo cambiamento si riflette anche e soprattutto nella storia d’amore tra i due protagonisti, che risuona intensa e straziante senza neanche la sublimazione scenica di un bacio.

La liberazione che nel film precedente era catartica è qui invece tormentata, irrisolta, sospesa, sfumata, allo stesso modo dei caratteri dei personaggi e della messa in scena. Il montaggio – che in casi come questo conferma la sua natura autentica di “seconda scrittura” – sovrappone voci e immagini con abilità ipnotica, la sceneggiatura asciutta e impalpabile raggiunge vette segrete di grandezza, mentre la regia implode seducente e così permeante da indurre il sonno – in senso positivo, come spesso accade al cinema quando ci si sente schiacciati dalle immagini.

Quella di Decision To Leave è una sinfonia conturbante, ma anche piacevole, armoniosa, soave. Forse la più bella di Park Chan-wook. La trovate in streaming su Sky On Demand.

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