back to top

GNANCA NA BUSIA di Clelia Marchi: recensione

Il 16 febbraio è tornato in libreria il libro Gnanca na busia di Clelia Marchi, contadina mantovana che scrisse la sua vita su un lenzuolo del corredo nunziale. Pubblicato prima nel 1992 dalla Fondazione Mondadori e poi nel 2012 da Il Saggiatore, torna quest’anno in libreria con il titolo originale scelto dall’autrice e la postfazione di Vinicio Capossela.

Trama

Clelia Marchi è una contadina mantovana sposata in giovane età che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia. Quando perde l’amato marito a causa di un incidente, inizia a scrivere la sua storia, prima su dei quaderni e dopo su un lenzuolo del suo corredo nunziale. Il risultato è una storia di miseria e guerre, di polenta e lavoro nei campi, di muri crivellati da proiettili, di paura del nemico e del padrone. Ma è anche una storia d’amore: per gli otto figli e soprattutto per un ragazzo dagli occhi azzurri, l’amore di una vita.

«Care Persone Fatene Tesoro Di Questo Lenzuolo Chè C’è Un Pò della Vita Mia.»

Recensione

Nel borgo toscano di Pieve Santo Stefano, c’è un posto speciale: il Piccolo museo del diario, uno luogo unico nel suo genere. Fondato su iniziativa del giornalista e scrittore Saverio Tutino, è un intenso percorso multisensoriale e interattivo che racconta le preziose testimonianze autobiografiche conservate nell’Archivio Diaristico Nazionale. Raccoglie storie, memorie, lettere e diari di persone comuni che hanno raccontato la storia d’Italia da un punto di vista assolutamente inedito. Ogni anno si tiene il Premio Pieve Saverio Tutino, che premia l’opera migliore pubblicandola con l’editore Terre di mezzo.

In una delle stanze di questo museo è conservato il lenzuolo di Clelia Marchi, donato dall’autrice nell’ormai lontano 1986. Una vera e propria opera d’arte, la sua storia narrata con una promessa: tutto quello che scrive è vero, senza gnanca na busia. Il testo è disposto su due colonne che l’autrice ha sapientemente numerato per non perdere il filo del racconto. Sono 184 righe in tutto, completate sul finale da alcune poesie.

Ho scritto il tuo nome sulla neve
il vento là cancellato.
ò scritto il tuo nome sul mio cuore

e lì si è fermato.

Ma chi è questa donna umile e comune, eppure così straordinaria? Clelia Marchi è nata il 19 aprile 1912 e ha trascorso tutta la sua vita a Poggio Rusco, un paesino del Mantovano. A 14 anni incontra nei campi Anteo Benatti, suo unico vero amore. Dopo una vita di duro lavoro e ben otto figli, Clelia e Anteo riescono finalmente a comprare casa. Ma subito dopo il marito scompare tragicamente e per Clelia inizia un’altra vita, di notte, con la penna che corre sul lenzuolo. La scrittura diventa così la terapia che cura le sue ferite, riempie i vuoti e libera il cuore dalla rabbia. Il lenzuolo che era testimone delle notti col marito, è ora strumento e tramite per raccontare la loro storia. Una storia di piccole cose e grandi avvenimenti, ma anche di passioni e insuperabili lutti.

Con l’aiuto dell’allora sindaco di Poggio Rusco, nel 1986 Clelia raggiunge Pieve e consegna il suo tesoro a Saverio Tutino. Non trionfa al concorso di quell’anno ma vince comunque un premio speciale della giuria, suscitando molto scalpore. Così Luca Formenton, nipote di Arnoldo Mondadori, decide di trasformarlo in un libro e di pubblicarlo nel 1992. In questa nuova edizione de Il Saggiatore si è scelto di restare ancora più fedeli all’originale, grazie ad un accurato lavoro di revisione. Il risultato è una sorta di flusso di coscienza, dove i ricordi, le gioie e le sofferenze di Clelia emergono con una forza dirompente.

Le frasi appaiono, come è ovvio, sgrammaticate e piene di errori di ortografia, ma forse proprio per questo si sente tutta la loro realtà e verità. “La scrittura (…) tanto più è commovente quando è incerta, quando fa da sé le proprie regole per essere aderente alla vita. Quando non trasferisce del tutto la vita nella lingua imparata a scuola, ma in quella che esce dalla nostra bocca” scrive Capossela nel testo che accompagna il libro. Le parole di Clelia lasciano un segno indelebile su chi le legge. Sono una testimonianza preziosissima di una vita che oggi sembra impossibile.

Incredibile che una donna con solo la seconda elementare, abbia potuto produrre un’opera simile. Corredata oltretutto da alcune poesie davvero toccanti e commoventi.

Come scrive Capossela: “La cultura va dispersa non solo con il patrimonio dei grandi, ma con quello dei piccoli, degli umili, dei molti”.

Per questo la storia di Clelia e tutte le altre racchiuse nell’Archivio di diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano sono così importanti. Perché è giusto ricordare, accanto ai grandi avvenimenti della Storia, anche tutte queste piccole ma grandi storie.

Questo gioiellino potete trovarlo QUI.

Se desiderate invece ulteriori informazioni per poter vedere il lenzuolo dal vivo, vi rimando al sito dell’Archivio Diaristico Nazionale.

L’Autrice

Clelia Marchi è nata a Poggio Rusco (MN) il 19 aprile 1912 e vi è morta il 6 marzo 2006. Ha trascorso tutta la sua vita a Poggio Rusco, un paesino del Mantovano. Il suo lenzuolo-libro è conservato presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (AR) in una stanza del Piccolo museo del diario.

Una storia di piccole cose e grandi avvenimenti, ma anche di passioni e insuperabili lutti. Una testimonianza preziosissima di una vita che oggi sembra impossibile.

CORRELATI

Una storia di piccole cose e grandi avvenimenti, ma anche di passioni e insuperabili lutti. Una testimonianza preziosissima di una vita che oggi sembra impossibile.GNANCA NA BUSIA di Clelia Marchi: recensione