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Il fuoco – Recensione

Dopo avervi presentato il suo Beowulf, torniamo a parlare di David Rubín per analizzare la sua ultima opera, Il fuoco, appena uscita per Tunué. Nelle vesti di autore unico, il fumettista spagnolo ci racconta una storia fantascientifica molto intensa, commovente e drammatica che mostra anche alcuni lati oscuri della società contemporanea.

Götterdämmerung

Un asteroide è in rotta di collisione con la Terra. Alexander Yorba, un architetto di fama mondiale, riceve l’incarico di costruire una colonia lunare che possa permettere all’umanità di sopravvivere prima del Götterdämmerung, dell’apocalisse. Ma è proprio durante i lavori che Alexander scopre di avere un tumore al cervello in fase terminale e i mesi che gli rimangono coincidono con l’arrivo dell’asteroide. Questo lo porterà a rimettere tutto in discussione e a stravolgere la sua vita, dando il via a una serie di eventi che lo cambieranno per sempre.

In questo mondo futuristico delineato da Rubín gli architetti sono visti come eroi e Alexander è il più celebre di tutti. La Terra gli ha affidato la missione più importante, l’unica alternativa all’estinzione totale. La sua vita è stata un susseguirsi di successi in ambito lavorativo, ma Alexander ha sacrificato tutto il resto per arrivare così in alto. La fama lo ha portato a trascurare sempre più la famiglia e a sviluppare un lato oscuro, preda di un’ambizione inarrestabile. Ma di fronte a una malattia incurabile, anche i soldi perdono ogni valore.

Questa presa di coscienza fa riemergere un lato del personaggio ormai sopito da tempo e lo porta a voler rimediare ai suoi sbagli, ma forse troppo tardi. Di ritorno sulla Terra, Alexander rinuncia al suo lavoro e vaga alla ricerca di volti noti attraversando diversi luoghi, mentre la sua malattia avanza in parallelo all’approssimarsi dell’asteroide.

Il fuoco che consuma tutto

Quasi come un moderno Dante che attraversa l’Inferno, capitolo dopo capitolo, Alexander incontra alcune persone che hanno fatto parte della sua vita e che hanno creduto in lui, finendo per restare deluse. E ogni volta Alexander appare più consumato e provato dalla fatica, allo stesso modo del paesaggio che lo circonda. Il fuoco sta pian piano distruggendo tutto e il rosso (colore tanto caro a Rubín) domina ogni tavola.

Se inizialmente Alexander poteva apparire come un uomo arrogante e narcisista, proseguendo con la lettura finirete quasi per affezionarvi a lui. Spogliato della sua corazza da salvatore del mondo, è un uomo solo e malato che non può fare altro che assistere impotente alla fine di ogni cosa. Rinunciando al suo lavoro, Alexander è destinato alla damnatio memoriae, condannato all’oblio da quella società che poco prima lo osannava.

Oggi tutti tendono a voler apparire per quello che non sono, schiavi di una società che ci spinge a cercare di ottenere il successo con ogni mezzo. Alexander ha inseguito proprio questo ideale e Il fuoco ci mostra perfettamente le conseguenze. Alternando splash page di grande impatto e lunghi dialoghi, Rubín ci accompagna in un viaggio doloroso, amaro e drammatico. Una lettura non leggera ma che vi colpirà al cuore e che conferma (se fosse ancora necessario) il grandissimo talento del fumettista spagnolo.

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