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Jack Ryan 3, a metà tra il documentario e la spy stories

Arrivata alla sua terza stagione dopo un lungo stop, Jack Ryan ci porta in un mondo così simile al nostro che sembra di vedere un documentario. Nuova frontiera delle spy stories?

L’attesa è stata lunga, ma oggettivamente si può dire che ne sia valsa la pensa.

Tutto qui?

Beh, non si può certo finire una recensione in tre righe, ma non siamo molto lontani dal nucleo di quanto visto.

Nuovo anno, nuovo scenario

Jack Ryan, direttamente dalla penna di Tom Clancy, è una serie tv disponibile su Amazon Prime Video che ha rilanciato il personaggio di Jack Ryan, analista della CIA che poi si ritrova ad essere un operativo a tutti gli effetti.

Dopo l’evoluzione umana e professionale del nostro personaggio nelle scorse due stagioni, qua ci ritroviamo un uomo totalmente a suo agio con il suo ruolo. Una familiarità che sarà l’anticamera di parecchi guai che incontrerà lungo l’intera stagione. E’ un Jack Ryan in fuga quello che troviamo, dalla CIA e dal mondo intero in una corsa contro il tempo per fermare l’Apocalisse.

Storia già sentita, direbbe qualcuno?

L’occhiolino alle produzioni degli anni 90′ è palese e, da questo punto di vista, si percepisce chiaramente che la volontà di fare un chiaro riferimento a quel mondo è totale, senza nessuna volontà di “camuffare” l’operazione.

Quello che differenzia Tom Clancy’s Jack Ryan dalle altre produzioni è la sua volontà di essere anche un documentario, alla sua maniera. Le scerse due stagioni trattavano di argomenti e contesti estremamente attuali, per quegli anni.

Con questa terza stagione ci ritroviamo in un contesto geopolitico talmente verosimile che, a tratti, avrete la sensazione di guardare un possibile telegiornale.

Vantaggio o limite?

Per rispondere a questa domanda, bisogna prima chiedersi che cosa uno si possa aspettare da prodotti simili.
Siamo in una fase, spinti anche dalle incertezze della Pandemia e della Guerra in Ucraina (quella reale), di un grande momento di ritorno al passato, come se rivivere determinate sensazioni potesse fornirci una via di fuga dal presente.

Il ritorno di saghe come Jurassic Park, con un’evoluzione enorme, dimostra questa necessità del pubblico ed immediatamente imbrigliata dalla case di produzione cinematografica.

Per le serie d’azione è difficile poter fare un’operazione simile, se non altro per limiti biologici di chi quelle serie le avevano rese grandi con le loro performance fisiche (basti pensare a Die Hard con Bruce Willis). Le uniche possibilità che rimangono sono i passaggi di testimone, con lo stesso contesto ma attori diversi (esempio calzante James Bond).

Con Jack Ryan, la strada intrapresa la si può collocare quasi a metà con un personaggio che viene interpretato già da tempo (indimenticabile il Jack Ryan di Harrison Ford) per poi passare a più testimoni ma senza che vi sia un contesto rigidamente identico.

Questa elasticità ha permesso al Jack Ryan di Amazon Prime Video di presentarsi con una vesta nuova, utilizzando le sue stagioni come un approfondimento quasi inquietante del presente (quando sentirete parlare dell’Ucraina sono certo vi darà la mia stessa impressione). Dall’altra parte, sentirete venir meno la solidità che una saga sa dare ai suoi singoli prodotti, serie tv o film che siano.

E quindi?

Questa terza stagione ci regala una serie di momenti estremamente di alto livello sia come comparto grafico, sia come capacità d’intrattenimento. La componente da spy story, quella che ti porta fino in fondo senza farti capire nulla, è sicuramente minoritaria rispetto ad altri prodotti, così come la stessa suspence c’è ma sempre in contesto di “tutto secondo copione”.

D’altro canto, la capacità di saper prendere la realtà come la stiamo vivendo e di plasmarla in una serie tv è un plus che da solo tiene in piedi l’intera sceneggiatura. Se ben approfondita, questa capacità potrebbe diventare una possibile evoluzione a questo genere. A metà strada tra i War Games e le serie tv.

Come cast, infine, danno un loro contributo Wendell Pierce e Michael Kelly, rispettivamente nel ruolo di James Greer e Mike November.

Interessante e decisamente accattivante, l’introduzione di un terzo punto di vista nella narrazione degli eventi, con Nina Hoss nel ruolo della Presidentessa della Repubblica Ceca, Alena Kovac. Per quanto la strategia delle trame molteplici che poi vanno a convergere in un climax finale, in Jack Ryan funziona particolarmente bene.

Se il compito della Settima Arte fosse solo l'evasione, allora vi dico già che Jack Ryan forse non è riuscito pienamente nel suo obiettivo. Se invece volessimo dare maggiore enfasi alla sua vena "documentaristica" allora vedrete un Documentario dei tempi d'oggi.

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