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LA PORTALETTERE DI PARIGI di Meg Waite Clayton: recensione

La portalettere di Parigi è l’ultimo avvincente romanzo di Meg Waite Clayton, edito HarperCollins, in cui l’autrice rivisita gli oscuri primi anni dell’occupazione tedesca in Francia, ispirandosi alla vita reale dell’ereditiera di Chicago Mary Jayne Gold. 

Trama

Naneé è una ricca ereditiera americana che vive a Parigi circondata dagli artisti del movimento surrealista. Una donna avventurosa, impavida, pilota di aerei, che è fuggita da una vita (e da una famiglia) che poco si adattava al suo spirito libero.
Edouard Moss è un artista, un fotografo tedesco braccato dalla Gestapo. Fugge in Francia con la figlia Lucca “Luki” alla ricerca di una vita migliore, portando però con sè il peso della perdita della moglie. Ma quando i nazisti invadono la Francia, tutto cambia: Edouard viene imprigionato in un campo di lavoro francese, insieme a molti altri profughi. E Naneé, che potrebbe fuggire in America grazie al suo passaporto, sceglie di restare e diventare una portalettere. Mette così a rischio la propria vita per aiutare proprio quegli stessi profughi a varcare il confine e salvarsi.
Le vite di Naneé e Edouard si intrecciano così indissolubilmente, dando vita a un amore romantico, ma pericoloso.

“Come sempre, il visibile suggerisce ciò che è nascosto, la superficie è interessante non per ciò che è, ma per ciò che non è. Era vero nelle fotografie ed era vero nella vita.”

Recensione

Mary Jane Gold era una ereditiera americana: la sua storia e il suo coraggio sono stati l’ispirazione per l’autrice nella creazione della impavida protagonista Naneé. 

Tantissimi infatti i riferimenti alla vita di Mary Jane: il Marigold Lodge dove passava l’estate da bambina, il Vega Gull rosso che sapeva pilotare, l’amicizia con Danny Bénedité, la collaborazione con Varian Fry per aiutare i profughi a fuggire… Ma questa non è la storia vera di Mary Jane. 

Il fotografo Edouard Moss e la figlia Luki non sono mai esistiti, così come la storia d’amore con Naneé. Ma questo non rende i personaggi meno “reali” agli occhi del lettore, anzi. 

Impossibile non affezionarsi alla piccola, dolce Luki, al suo sguardo innocente e puro anche di fronte alla più terribile malvagità umana. Una piccola luce, simbolo di speranza per il futuro, in un mondo di adulti avvolto dalle tenebre della paura.

Impossibile non amare Naneé, lo spirito indomito di questa donna aristocratica, affascinante, ma allo stesso tempo pilota di aerei, coraggiosa portalettere, che sceglie consapevolmente la strada più difficile, anziché fuggire e mettersi in salvo. 

Meg Waite Clayton ha sapientemente intrecciato finzione e realtà: davvero molto interessanti tutti i riferimenti a personaggi storici e artisti realmente esistiti, molti dei quali furono veramente rinchiusi nel campo di lavoro di Camp de Milles. E anche le stesse fotografie, nella finzione realizzate dal personaggio di Edouard, che nella realtà sono foto d’autore da cui l’autrice ha preso ispirazione.

L’autrice mostra l’atrocità della Gestapo, della guerra, dei nazisti, facendoci percepire quell’urgenza e quell’orrore sulla nostra stessa pelle. Ma Naneé ci prende per mano e, con la sua sciarpa da pilota al collo, ci accompagna pagina dopo pagina, mostrandoci come una donna intelligente e coraggiosa sia stata capace di salvare la vita a un numero incredibile di persone. 

L’autrice ha svolto un enorme e accurato lavoro di ricerca, creando un romanzo avvincente e commovente, con momenti che mi hanno lasciato davvero col fiato sospeso. 

Un romanzo che sa di romanticismo e di coraggio, di forza e di passione, e che è senza alcun dubbio il trionfo della resilienza.

Lo trovate QUI.

L’Autrice

Laureata in giurisprudenza all’Università del Michigan, Meg Waite Clayton è autrice di romanzi di successo con cui si è aggiudicata diversi premi letterari. Collabora con numerose testate fra cui il Los Angeles Times, il New York Times, il Washington Post e Forbes. Si occupa spesso della dimensione femminile nella società e delle particolari sfide che le donne devono affrontare.

Il trionfo della resilienza

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