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La società della neve: la recensione del film sul disastro delle Ande

Dal 4 gennaio, è disponibile su Netflix il nuovo film drammatico diretto da J.A. Bayona. La società della neve racconta la storia vera del disastro delle Ande, basandosi sull’omonimo romanzo di Pablo Vierci. Il lungometraggio narra la lotta per la sopravvivenza di alcuni ragazzi reduci da un schianto aereo, costretti ad affrontare le difficoltà legate al freddo e alla mancanza di cibo. Dopo più di due mesi, solo 16 di loro si salvarono e tornarono alla civiltà nell’inverno del 1972. L’episodio è stato anche raccontato dal film del 1993 di Frank Marshall, Alive – Sopravvissuti. Prodotto in Spagna, Uruguay e Cile, La società della neve vede l’interpretazione di Enzo Vogrincic, Carlos Paez Rodriguez, Matias Recalt e Agustin Pardella. A seguire, trovate la sinossi e il trailer:

Nel 1972, i sopravvissuti a un disastro aereo nel cuore delle Ande uniscono le forze e fanno affidamento gli uni sugli altri per cercare di tornare a casa.

Ecco la recensione senza spoiler de La società della neve:

Una storia vera incredibile

Il film racconta in modo molto completo e dettagliato una storia vera, che colpisce per la sua unicità. Fin dalle scene iniziali, risulta molto efficace la scelta di inserire in voice over la narrazione di Numa Turcatti (Enzo Vogrincic), uno dei giovani giocatori di rugby sopravvissuti allo schianto. Le sue parole suonano allo stesso tempo poetiche e crude, descrivendo le disumane condizioni di vita dei protagonisti, ma mettendo anche in primo piano la loro reazione emotiva e psicologica.

Non mancano i dettagli, anche quelli più brutali, efficaci al fine di costruire un discorso non solo d’impatto, ma anche fedele al reale. In questo modo, le impresi dei sopravvissuti colpiscono gli spettatori per la loro intensità, quanto per la loro onestà. La società della neve porta lo spettatore a trattenere il fiato e a immergersi nell’atmosfera quasi apocalittica dei rottami dell’aereo, dispersi tra la neve nel cuore delle Ande. Il film è ambientato proprio in questo scenario per la maggior parte della sua durata, dando quasi un senso di agorafobia.

La suggestione delle immagini

Il direttore alla fotografia Pedro Luque contribuisce in modo significativo alla riuscita del film. Infatti, le immagini delle Ande innevate e desertiche affascinano e, in contemporanea, trasmettono un forte senso di angoscia. La ricorrenza del colore bianco e, in generale, le scelte cromatiche contribuiscono a creare un’atmosfera impattante. Ad esempio, la sequenza in cui due dei protagonisti si svegliano all’alba dopo una notte accampati all’aperto, esposti al freddo e alle intemperie, risulta visivamente spettacolare.

Il climax e la comunità

J.A. Bayona costruisce il film su un climax di tensione e brutalità, via via che i protagonisti si trovano costretti ad accettare compromessi sempre più disumani. Le didascalie che citano i nomi dei ragazzi morti nell’incidente e nei giorni successivi conferiscono un ulteriore senso di realtà, rendendo ancora più sofferta la narrazione. Sicuramente, La società della neve propone una visione dura, in cui lo spettatore non ha modo di distrarsi dalla tragedia. La durata di quasi due ore e mezza aumenta la pressione emotiva sul pubblico, nonostante il film non risulti mai noioso o scontato.

A fare da contraltare alle difficilissime condizioni di sopravvivenza, c’è senza dubbio il senso di comunità che si crea tra i personaggi principali, interpretati con grande abilità. Molti dei protagonisti erano già legati prima dell’incidente, in quanto membri della stessa squadra di rugby, che era appunto in trasferta verso il Cile. Tuttavia, lo schianto dell’aereo cambia le dinamiche della loro amicizia, al divertimento si sostituisce la solidarietà. Come suggerisce il titolo, La società della neve investe molto su questo aspetto, la parte più umana e commossa di una storia estrema.

Il film è ora in streaming su Netflix.

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"La società della neve" propone una visione difficile e disturbante, capace di coinvolgere il pubblico nella narrazione di una storia vera incredibile. Lo scenario gelido delle Ande perfora lo schermo grazie ad una fotografia molto suggestiva, contribuendo a creare un climax di angoscia. In una situazione di sopravvivenza estrema, la voce narrante di uno dei protagonisti e la loro voglia di comunità restituiscono un senso di poesia e di umanità.

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