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L’APOLIDE di Alessandra Jatta: recensione

L’apolide di Alessandra Jatta, edito da Voland, è il racconto della fuga dalla Rivoluzione d’ottobre russa della famiglia nobile Olsufiev, con destinazione finale Firenze.

Trama

Nel 1917 l’impero russo viene sconvolto da una protesta collettiva che porterà al crollo del potere zarista e all’inizio dell’era bolscevica. La famiglia nobile Olsufiev si ritrova dal vivere una vita fatta di sfarzi a dover fuggire, lasciando tutto nelle mani dei soviet. Dopo due anni di fuga riescono a trovare un passaggio su una nave inglese in direzione Batum. Con loro hanno ancora quelle poche cose che sono riusciti a nascondere, oltre che documenti e atti di proprietà che ormai non hanno più valore. Sono diventati degli apolidi, cioè persone senza alcuna cittadinanza. La destinazione finale è Firenze, dove la fortuna ha voluto che pochi anni prima avessero comprato una casa.

Gli Olsufiev devono ricominciare da zero, in un nuovo paese con una cultura completamente differente dalla loro. La famiglia è capitanata da Olga e Vasilij che reagiscono al cambiamento in maniera diversa: Olga è intenta a stabilire rapporti con le famiglie nobili italiane più importanti, per permettere alle sue quattro figlie di avere un futuro degno del cognome che portano. Il figlio maschio, invece, è destinato ad ereditare il titolo di Conte della casata e di continuare la carriera militare di suo padre. Per questo Olga partecipa ai circoli più importanti di Firenze e crea una ragnatela sociale, fondamentale per la sopravvivenza, in quanto la loro situazione economica è alquanto disastrosa.

D’altro canto Vassilij è molto nostalgico e spera fino alla fine di tornare in Russia, anche se in cuor suo sa che non metterà più piede nella sua amata terra. Man mano che passa il tempo, si chiude in se stesso, passando mesi interi da solo a Monteguidi, la tenuta agricola che aveva acquistato per ricreare in Italia la vita che aveva in Russia. Qui si perde nei suoi ricordi, allontanandosi sempre di più dalla famiglia.

La loro vita scorre in questo waltzer tra il passato e il presente, in un contesto politico che sta cambiando drasticamente anche in Europa.

“…ogni cosa la turba ormai, ma a spaventarla di più è l’idea di perdere, nella fuga, pezzi di famiglia, quasi fossero tasselli di un puzzle. Basta che ne manchi uno per rovinare tutto…”

Recensione

Alessandra Jatta ci racconta un aspetto della rivoluzione che di solito non viene descritto nei libri di scuola, ovvero come la vita delle persone cambi drasticamente a causa di essa. In tal caso ci parla dei suoi avi che, insieme alle nobili casate russe, sono stati costretti a lasciare tutto e a fuggire, in quanto bersaglio principale dei bolscevichi. In questa fuga e approdo, si percepisce la nostalgia dei bei tempi passati, ma anche la volontà di andare avanti, sorridendo al futuro.

Il destino della famiglia è nelle mani di Olga, una donna forte e con le idee ben precise: non vuole assolutamente rinunciare ai suoi privilegi. Nonostante non abbia la stessa disponibilità economica che aveva in Russia, il suo obiettivo è quello che i suoi figli si innamorino delle persone giuste. Per farlo è disposta anche a vendersi l’anima perché un Olsufiev deve rimanere tale anche in Europa.

Il tutto succede mentre in Italia s’instaura un forte regime totalitario, ma è come se Olga vivesse in una bolla, nella quale il mondo al di fuori di quello nobile non esiste. Di fatti il romanzo si concentra quasi esclusivamente sulla descrizione della società agiata italiana e ogni tanto dà qualche notizia storica, per aiutarci a collocare i fatti nel giusto periodo. Pochi sono i riferimenti al rapporto della famiglia con il regime, oltre che alle loro idee su di esso. Mi fa pensare che è un aspetto che non si vuole volutamente affrontare.

Il romanzo è scritto molto bene e la narrazione è lineare. L’aspetto che arricchisce il tutto sono l’uso di documenti storici, diari, lettere, fotografie che sono in possesso dell’autrice. L’apolide ti permette di conoscere un altro aspetto del ventennio italiano tra le due guerre e ti fa comprendere la voglia di rinascita dei sopravvissuti, ancora però ignari che dovranno rivivere gli orrori della guerra un’altra volta.

Il romanzo finisce con l’entrata in guerra dell’Italia al fianco dei tedeschi, lasciando il lettore senza sapere quale sarà la sorte delle figlie di Olga. E’ un finale aperto voluto che lascia intendere ad un seguito? Lo vedremo.

Il libro potete trovarlo qui

L’Autrice

Alessandra Jatta è nata a Roma nel 1960. Laureata alla Sapienza in Storia dell’Europa orientale, e alla Sorbonne in Letteratura francese, ha vissuto all’estero per diversi anni lavorando come traduttrice, interprete, giornalista e organizzatrice di eventi. Ha due figli e vive attualmente a Roma. L’apolide è il suo secondo romanzo.

LA STORIA DI UNA FUGA E DI UN APPRODO

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