back to top

L’arte dell’attesa: recensione del libro

Il tempo che viviamo, il qui e ora, il tempo che vorremmo avere, il tempo che percepiamo, il tempo che ascoltiamo, il tempo che immaginiamo, il tempo che ci viene regalato e quello che ci viene strappato, il tempo che finisce, che non basta, il tempo da rincorrere e, nel mentre, talvolta dolce, talvolta tremenda, l’attesa.

 «Su tutte le vette è quiete; in tutte le cime degli alberi senti un alito fioco; gli uccelli sono muti nel bosco. Aspetta, fra poco riposi anche tu».

Ed è con i versi lievi e assopiti di un olimpico Goethe in “Canto Notturno del Viandante” che Andrea Köhler, in quello che è un saggio intenso sull’esperienza personale e soggettiva del tempo nel XXI secolo, ci dà le note di avvio, il giusto ritmo, per imparare o, forse, semplicemente riflettere, sull’arte dell’attesa, sulla capacità di vivere e di sentire ma, ancor prima, di concederci quei momenti di passaggio, di non tempo, parentesi sospese vaporose, talvolta vuote, spente, momenti nei quali annoiarci, e perché no, lasciarci trasportare dai pensieri, dai desideri e dai sogni.

In fondo, nell’epoca dell’accelerazione, dell’ubiquità e dell’iperconnessione, chi è disposto ad accettare, che tra tante pianificazioni, infinite programmazioni e pressanti sollecitazioni, vi siano tempi sospesi senza nome e senza appartenenza? Chi è disposto a fermarsi, a sottrarsi al battere incessante del flusso? A lasciarsi sorprendere?

Ce lo racconta Andrea Köhler, corrispondente culturale da New York per la «Neue Zürcher Zeitung» e autrice del saggio “L’arte dell’attesa” uscito di recente in italiano per add editore.

Köhler con le sue pagine immerge il lettore in diverse maschere di attesa.

L’attesa come impotenza da cui nemmeno il dio-cellulare ci ha liberati. L’attesa come prerogativa dei potenti che controllano il nostro tempo. L’attesa come tempo soggettivo, come tempo regalato, come stato d’animo. L’attesa legata alla malattia e al raccoglimento interiore, alla preparazione.

L’attesa come Purgatorio dantesco in cui gli eterni negligenti sono condannati a cuocere nel limbo dell’attesa, per un tempo pari alla durata della loro esistenza sprecata. L’attesa nel Cristianesimo che assegna posti fissi sul calendario. L’attesa della campagna e quella della città. L’attesa come l’ora del vero sentire. L’attesa come un tempo di transizione, un passaggio legato a periodi di crescita.

E analizza con grazia e sensibilità cosa significa realmente l’attesa nelle nostre vite Spacchettando tutte le diverse variabili che ci portano ad attendere siano esse riferite all’amore oppure al lavoro. Quei momenti in cui siamo in attesa che succeda qualcosa oppure che qualcuno arrivi. In bilico tra la gioia e l’ansia, un momento folle che riesce a farci sentire vivi come non mai. Un tempo lungo in cui accadono tantissime cose, anche se spesso non ce ne accorgiamo. E per questo diventa la parte più piena e ricca della nostra vita.

Questo saggio suggestivo, delicato e profondo si divide in sei capitoli e attraverso la parola ci accompagna in un percorso dai tratti poetici, filosofici, lirici. D’altra parte sono tanti i nomi degli scrittori e dei filosofi che vengono in aiuto all’autrice in questo percorso nel tempo e fuori dal tempo: da Barthes a Nabokov, da Camus a Handke, e ancora da Kafka a Beckett.

La traduzione dal tedesco è firmata da Daniela Idra, e le parole scelte in fase creativa e ugualmente in quella di traduzione sembrano davvero perfette per guidarci tra uno stato di grazia e uno di angoscia, seguendo le strane onde di quello spazio di tempo, così tipicamente umano, in cui siamo sospesi tra il presente e qualcosa che deve ancora accadere. Siamo qui, e allo stesso tempo perduti in un altrove ignoto.

Saper aspettare è un’arte che va coltivata e ci può dare soddisfazioni enormi.

Un’occasione di analisi introspettiva sulla percezione del tempo che, comunque lo si impieghi, è un dono.

Un libro, che come ha detto Richard Ford, fa stare bene perché è pieno di umanità e ironia. E può essere letto e riletto come un manuale che, però, riesce a scaldare il cuore. Perché  “Bisogna saper aspettare, per ottenere le cose migliori” come disse Elisa a Snake nel videogioco Metal Gear Solid: Portable Ops.

Armatevi di matita, poiché vi ritroverete in ogni pagina e certe frasi non le vorrete certo dimenticare.

Trovate il libro a QUESTO LINK:

https://www.addeditore.it/catalogo/andrea-kohler-larte-dellattesa/

CORRELATI

Il tempo che viviamo, il qui e ora, il tempo che vorremmo avere, il tempo che percepiamo, il tempo che ascoltiamo, il tempo che immaginiamo, il tempo che ci viene regalato e quello che ci viene strappato, il tempo che finisce, che non basta,...L'arte dell'attesa: recensione del libro