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Le premesse di un Festival di Cannes che potrebbe entrare nella storia

Il Festival di Cannes è una realtà storicamente consolidata, che ogni anno offre in anteprima alcune delle opere cinematografiche che successivamente si impongono nel panorama internazionale. L’edizione di quest’anno sembra essere particolarmente importante, con una programmazione ricca di grandissimi autori che non si piegano alle regole del mercato, e alla pari di altre edizioni potrebbe diventare indimenticabile.

Ci sarà il francese Leos Carax, il visionario regista di Holy Motors, che si presenta con C’est pas moi, un autoritratto della sua vita e della sua carriera; Francis Ford Coppola, colosso della settima arte che ha firmato alcuni tra i film più celebri del mondo – Il Padrino, per dirne uno -, pronto a condividere Megalopolis, un progetto gigantesco che unisce distopia e fantascienza, talmente azzardato che ha fatto scappare numerosi produttori e fatica a trovare una distribuzione ufficiale; Yorgos Lanthimos, reduce da una ribalta clamorosa, e ora di nuovo accompagnato da Emma Stone nell’enigmatico Kind of Kindness, una favola contemporanea che segue tre linee narrative apparentemente diverse.

C’è Paolo Sorrentino con il suo – anzi, con la sua – Parthenope, la prima vera e completa opera ambientata a Napoli, che promette di essere l’epopea di una ragazza dove verrà affrontato l’intero repertorio dell’esistenza; Ali Abbasi, dopo l’amato Holy Spider, propone The Apprentice, un film nel quale esamina la carriera di Donald Trump come uomo d’affari immobiliare a New York.

Tanti altri autori – e interpreti, ma qui andrebbe aperto un discorso a parte -, liberi e autentici, privi di filtri, che in risposta all’appiattimento contemporaneo possono regalarci una parentesi di cinema inedita e potenzialmente storica.

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