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Manifest 4 – Parte 2: la recensione senza spoiler

Dal 2 giugno sarà disponibile su Netflix la seconda parte della quarta stagione di Manifest. Con dieci episodi finali la serie TV giunge al capolinea. In onda su NBS fino alla sua terza stagione, Manifest è stata comprata da Netflix dopo la sua cancellazione. La piattaforma streaming ha prodotto la quarta stagione: la prima parte è uscita lo scorso autunno riscuotendo un grande successo e rendendo la serie nota al grande pubblico. Ideato da Jeff Rake e prodotto da Robert Zemeckis, Manifest si è concluso con un totale di 62 episodi e 4 stagioni, in onda dal 2018. Il cast include Melissa Roxburgh, Josh Dallas, J.R. Ramirez, Ty Doran, Matt Long e Luna Blaise.

Con elementi che variano dal sovrannaturale al drammatico, la storia si apre con un viaggio in aereo – il volo 828 – che cambierà per sempre le vite dei protagonisti. Una volta giunti nell’aeroporto di New York, i passeggeri scoprono che sono passati cinque anni dalla loro partenza e che il mondo li crede morti. Al centro della trama vediamo la famiglia Stone: Ben, Michaela e Cal iniziano a ricevere delle “chiamate”, così come gli altri passeggeri. Come scoperto nel corso della serie, l’unico modo per sfuggire alla “data di morte” è proprio seguire le missioni indicate dalle chiamate. In questo senso, anche la data di uscita della parte finale è simbolica, siccome la “data di morte”, l’apocalisse, è prevista per il 2 giugno 2024. Ecco la sinossi ed il trailer di Manifest 4 – Parte 2:

Mentre la Data di morte si avvicina, i passeggeri del volo 828 e i loro cari si danno da fare per risolvere le Chiamate ed evitare lo spaventoso futuro che li attende.

Di seguito potete leggere la recensione senza spoiler degli episodi finali della serie:

La fine si avvicina

Fin dall’inizio dell’undicesimo episodio della quarta stagione, si respira un clima di fine nella serie, uno stimolo per rendere ogni minuto restante significativo. Manifest riesce nell’intento quasi totalmente, regalandoci un finale ricco di avventura, azione e colpi di scena. La seconda parte si apre dopo un’ellissi di otto mesi dalla prima parte: la data di morte è sempre più vicina. I passeggeri sono rinchiusi in un centro di prigionia, considerati una minaccia per il mondo. Intanto Michaela (Melissa Roxburgh) sta affrontando il dolore per la recente morte di suo marito Zeke (Matt Long), supportata come sempre da Ben (Josh Dallas). A partire da questa situazione, la trama si sviluppa velocemente su vari piani, con la concitazione tipica dei finali di serie. Quella iniziale non è l’unica ellissi a caratterizzare gli episodi. Un altro salto temporale porterà i passeggeri ancora più prossimi alla “data di morte” e al giorno del “giudizio universale”.

Una conclusione affrettata

Queste ellissi sono più che necessarie per portare la serie a compimento. Manifest non poteva concludersi senza che i protagonisti affrontassero il tanto atteso giorno del giudizio. D’altra parte, due salti temporali così ravvicinati e così estesi nel tempo rischiano di spezzare la narrazione della serie eccessivamente, impedendo alle numerose sottotrame di svilupparsi in modo approfondito. Probabilmente, con un numero maggiore di episodi o addirittura con un’altra stagione, la storia sarebbe riuscita ad evolvere con più armonia e completezza. Forse l’errore principale della quarta stagione di Manifest è proprio quello di aver voluto strafare in un tempo limitato. Al di là di questo, però, la serie ha ottenuto un finale adeguato e coinvolgente, dando ancora una volta ragione alle centinaia di fan che hanno protestato affinché non si fermasse alla terza stagione senza una vera conclusione. Ormai Manifest si è conquistato uno spazio nel novero delle serie TV sovrannaturali più seguite e famose, affermandosi quasi come il “nuovo” Lost.

Michaela e Jared

Come era intuibile dalla fine della prima parte, Michaela si riavvicina a Jared (J.R. Ramirez) dopo la morte di Zeke. In realtà, all’inizio delle seconda parte, la protagonista è ancora profondamente scossa dalla morte del marito. Melissa Roxburgh è davvero credibile nel ruolo e insieme a Josh Dallas mette in scena un dialogo molto toccante sulla sofferenza di Michaela. Inoltre, la poliziotta ha modo di interagire con Zeke per alcuni istanti, in una sorta di dimensione ultraterrena. Oltre all’aspetto emotivo, queste scene seminano degli indizi importantissimi, sfruttati successivamente in modo geniale. Tuttavia, ancora una volta, la fretta intacca parzialmente lo sviluppo di una storia d’amore dal grande potenziale. Nell’arco di poco tempo, Michaela volta pagina con Jared, sperimentando finalmente la vita che avevano desiderato insieme prima del volo 828. Oltre al legame con lui, Michaela esprime a pieno la sua personalità svolgendo un lavoro simile alle indagini che faceva quando era una poliziotta. Ciò permette di conoscere una versione completa del personaggio, una donna forte ed indipendente che nasconde alcune fragilità, con cui non è difficile empatizzare.

Non sprecare il tuo miracolo con il tuo dolore. Meriti di meglio.

Jared Vasquez a Michaela Stone

Anche se sarebbe risultata più credibile e naturale se sviluppata con più calma, la relazione di Michaela e Jared costituisce un punto di forza degli ultimi episodi della serie. In uno scenario piuttosto allarmato e cupo, le scene dedicate a loro bilanciano con uno spirito più speranzoso e romantico. In diversi episodi, i due personaggi creano una situazione quasi idilliaca, a cui contribuisce l’ottima dinamica tra Melissa Roxburgh e J.R. Ramirez; sembra che il loro destino si sia finalmente compiuto. Alcuni colpi di scena, però, mettono in crisi questa certezza dando origine a sviluppi non scontati, seppur spesso stridenti a causa della mancanza di tempo e dell’accumulazione di eventi.

La famiglia Stone

Ancora una volta la famiglia Stone è divisa. Inizialmente Ben e Michaela sono rinchiusi insieme agli altri passeggeri, mentre Cal (Ty Doran) e Olive (Luna Blaise) cercano di cavarsela da soli nel mondo esterno, con la piccola Eden. Questa situazione costituisce un perfetto pretesto per vedere interagire i gemelli Stone, come nelle stagioni precedenti era solo stato abbozzato. La complicità tra Cal e Olive dà origine a scene di quotidianità molto autentiche e poetiche, rendendo evidente la forza della “sintonia tra gemelli” di cui spesso avevano parlato in precedenza. Entrambi i personaggi hanno compiuto un grande percorso di evoluzione nel corso della serie. Negli episodi si mostrano come due giovani adulti sicuri di loro e capaci di aiutare concretamente la “scialuppa”. Se Olive approfondisce le sue conoscenze di storia antica e diventa indispensabile per decifrare le “chiamate”, Cal sviluppa i suoi poteri percettivi affermandosi come un vero prescelto e un eroe disposto al sacrificio.

Devi guardare al futuro con la possibilità che tutto andrà bene.

Olive Stone a Ben Stone

Anche Michaela e Ben continuano ad offrire un esempio positivo di solidarietà tra sorella e fratello. Si tratta sicuramente del legame più costante e puro che ha caratterizzato Manifest. Inoltre, un luogo legato alla “data di morte” crea l’occasione per scoprire qualcosa di più sulla loro infanzia. L’importanza della famiglia si declina in vari modi nella seconda parte della quarta stagione. Ad esempio, viene esplorato il legame tra Michaela e suo padre – finora mai particolarmente centrale – quando in una situazione molto umana la protagonista avverte il senso di responsabilità. Diversamente da numerose scene credibili e talvolta toccanti, in alcuni passaggi narrativi la serie rischia, invece, di essere vittima della retorica della famiglia. Soprattutto negli ultimi tre o quattro episodi, certi snodi della trama potrebbero essere fraintesi: sembrano veicolare l’idea che l’unico modo per raggiungere il tanto desiderato “lieto fine” sia vivere una relazione di coppia ed avere figli. In realtà, la serie stessa dimostra in altre occasioni che non è così, offrendo uno scenario più vario con personaggi indipendenti.

Location e regia di Manifest

La scelta degli spazi e delle location che fanno da sfondo ai dieci episodi finali della serie risulta particolarmente significativa. Nello specifico, il centro di prigionia che ospita i passeggeri diventa un contesto interessante per vedere incrociarsi i loro singoli archi narrativi. Oltre ai protagonisti come Ben, Michaela e Saanvi (Parveen Kaur), appaiono nel corso degli episodi diversi personaggi secondari – perlopiù superstiti del volo 828 – con storie avvincenti. Se all’inizio il centro detentivo costituisce fondamentalmente un ostacolo alla libertà dei passeggeri e alla loro interazione con i cari, successivamente si trasforma in altro, all’insegna della solidarietà. Inoltre, l’iconico aereo torna immancabilmente in scena, assumendo ancora un nuovo sorprendente valore. La regia mantiene il suo carattere asciutto che ha caratterizzato la serie fin dalle sue origini, alternando scene di carattere verosimile ad intermezzi che fanno fortemente ricorso ad effetti speciali, in generale di buona qualità. La fotografia e le scenografie contribuiscono insieme ad una sceneggiatura toccante a rendere alcune scene estremamente emotive e commoventi, un degno commiato dei protagonisti dai loro fan.

Quanto sei disposto a sacrificarti per arrivare alla verità?

Robert Vance a Ben Stone

Il finale di serie

Il finale di Manifest riesce ad attenuare le piccole forzature dovute alla fretta, presenti negli episodi precedenti. Le massime ricorrenti nella serie “E’ tutto collegato” e “Tutte le cose concorrono al bene” diventano più che mai vere. In effetti, gli sceneggiatori hanno saputo costruire un epilogo coerente ed estremamente poetico, in piena linea con lo spirito di Manifest. Non mancano i colpi di scena che, insieme all’abbondante azione, mantengono alta l’attenzione del pubblico. Nel finale di serie, lo spazio dedicato ai villain – in particolare ad Angelina (Holly Taylor) – viene limitato: al centro della trama vediamo il significato profondo dell’esperienza sovrannaturale vissuta dai protagonisti, proprio a partire dal volo 828. Purtroppo, alcune scelte narrative risultano talvolta un po’ didascaliche e retoriche, secondo il classico schema netto dei buoni che trionfano sul male. Tuttavia, questa idea è piuttosto coerente con lo sviluppo della serie, non a caso la “data di morte” costituisce un vero “giorno del giudizio”; ciò giustifica in parte le svolte lievemente moralistiche finali. Senza aggiungere altro sul finale per evitare spoiler, vi assicuriamo che la fine di Manifest non deluderà le vostre aspettative.

Manifest 4 – Parte 2 è disponibile su Netflix dal 2 giugno 2023.

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Con i suoi dieci episodi finali, Manifest offre un'interpretazione coerente ed originale della massima biblica tanto citata nel corso della serie, "Tutte le cose concorrono al bene". Il percorso dei protagonisti iniziato con il volo 828 giunge al termine, regalandoci molte scene intense e poetiche, anche se talvolta lievemente retoriche. In un tempo limitato, Manifest 4 - Parte 2 concentra molta azione e vari colpi di scena, capaci di costruire un intreccio stimolante e completo.

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